Il presente lavoro consiste nello studio delle stratificazioni archeologiche di due siti del Paleolitico della Penisola Iberica di recente esplorazione, Cueva Antón e Cueva Negra del Estrecho del Río Quípar (Murcia, Spagna). Finalità della ricerca è di chiarire la genesi dei depositi e l’ambiente in cui è avvenuto la frequentazione umana. L’analisi delle stratificazioni di entrambi i siti si è avvalsa della descrizione e del rilievo eseguito sul terreno e dello studio microscopico del sedimento, in particolare dello studio micromorfologico di sezioni sottili. L’accumulo della stratificazione pleistocenica di Cueva Antón, sito del Paleolitico Medio composto in prevalenza da sedimento alluvionale fine, è dovuto alla periodica tracimazione del fiume Mula e registra più cicli sedimentari ben riconoscibili che descrivono lo sviluppo diacronico della pianura alluvionale del fiume Mula. La presente ricerca illustra come il fiume Mula ai tempi della frequentazione dei gruppi del Paleolitico Medio avesse una configurazione a multicanale e un regime costante ad indicare delle precipitazioni piovose varia distribuite sull’intero anno e non concentrate stagionalmente come accade oggi in un clima tipicamente Mediterraneo. L’attività fluviale è documentata da depositi fluvio-palustri, di rotta/crevasse, di riempimento di canale abbandonato, di esondazioni fini a seguito di eventi di piena. Gli apporti autoctoni nella forma di breccia sono minoritari, ma assumono maggiore importanza nella parte superiore del deposito datata al MIS 3 dove derivano dall’azione discontinua del gelo. Il deterioramento climatico ambientale è indicato micromorfologicamente dalla presenza di pedorelitti provenienti dall’erosione del suolo tipo terra rossa che ricopriva i dintorni del sito a seguito della diminuzione della copertura forestale e di una microstruttura lenticolare e frammenti angolosi di roccia locale, entrambi prodotti dal gelo superficiale. La frequentazione antropica è attestata in una varietà di ambienti sedimentari in stretta relazione con lo scorrere del fiume, dalla pianura alluvionale prossimale ad una pianura alluvionale distale interessata nelle ultime fasi di frequentazione da crioclastismo e/o crioturbazione. La microstratigrafia dell’unità archeologica III-i/j individua un’unica fase di utilizzo dei focolari riconosciuti su campo, i quali, in parte, rappresentano superfici prodotte da una singola frequentazione. Le dinamiche fluviali sono responsabili dell’alterazione delle strutture di combustione determinando il dilavamento dei materiali combusti distribuendoli presso la superficie di occupazione; l’alterazione ha visto inoltre la compartecipazione dell’alterazione microbiale dei materiali organici-limosi. Le dinamiche sedimentarie di bassa energia, l’alterazione postdeposizionale di limitata entità principalmente connessa all’idromorfia temporanea dell’ambiente alluvionale, la conformazione stessa del riparo sottoroccia hanno garantito un’ottima conservazione del record sedimentario ed archeologico rendendo il sito di Cueva Antón un archivio ad alta risoluzione. La presente ricerca riconosce che il deposito di Cueva Negra, inquadrabile nel Paleolitico Inferiore e di cui non era stata studiata né le genesi né la stratigrafia, si compone di sedimento limo sabbioso laminato di natura alluvionale. La presenza di una superficie erosiva riempita da una lente di ghiaia permette di identificare due complessi geoarcheologici riferibili al Pleistocene: inferiormente si osserva un deposito con granulometria fine che culmina al tetto in un suolo incipiente, troncato dalla suddetta superficie, al di sopra della quale si trova un deposito laminato ed uno superiore con granulometria più sabbiosa. A livello micromorfologico il sedimento si compone di materiali provenienti dalle formazioni del Pliocene affioranti poco a monte del sito presso Rambla de Tarragoya e di materiali archeologici e biologici giacenti sulla superficie del riparo stesso in parte rielaborati dal mezzo idrico a cui si aggiunge una componente autoctona derivante dalla disgregazione della volta rocciosa. L’analisi micromorfologica evidenzia come la sequenza sedimentaria colorata rilevata alla base del deposito, da cui provengono frammenti di selce e di fauna/microfauna termoalterati ritenuti testimoniare la combustione antropica, si componga di sedimento laminato derivante da un accumulo alluvionale di bassa energia, di guano, in parte rielaborato ed alterato, di carbonato di calcio pedogenetico connesso allo sviluppo di microrganismi e radici in corrispondenza di una stabilizzazione superficiale. L’analisi micromorfologica indica che tale sequenza derivi dalla termoalterazione intenzionale in situ.
Dinamiche formative di due siti di riferimento del Paleolitico nella Penisola Iberica sud-orientale. Analisi micromorfologica dei depositi di Cueva Antón e Cueva Negra (Spagna, Murcia) / Anesin, Daniela. - (2016), pp. 1-325.
Dinamiche formative di due siti di riferimento del Paleolitico nella Penisola Iberica sud-orientale. Analisi micromorfologica dei depositi di Cueva Antón e Cueva Negra (Spagna, Murcia).
Anesin, Daniela
2016-01-01
Abstract
Il presente lavoro consiste nello studio delle stratificazioni archeologiche di due siti del Paleolitico della Penisola Iberica di recente esplorazione, Cueva Antón e Cueva Negra del Estrecho del Río Quípar (Murcia, Spagna). Finalità della ricerca è di chiarire la genesi dei depositi e l’ambiente in cui è avvenuto la frequentazione umana. L’analisi delle stratificazioni di entrambi i siti si è avvalsa della descrizione e del rilievo eseguito sul terreno e dello studio microscopico del sedimento, in particolare dello studio micromorfologico di sezioni sottili. L’accumulo della stratificazione pleistocenica di Cueva Antón, sito del Paleolitico Medio composto in prevalenza da sedimento alluvionale fine, è dovuto alla periodica tracimazione del fiume Mula e registra più cicli sedimentari ben riconoscibili che descrivono lo sviluppo diacronico della pianura alluvionale del fiume Mula. La presente ricerca illustra come il fiume Mula ai tempi della frequentazione dei gruppi del Paleolitico Medio avesse una configurazione a multicanale e un regime costante ad indicare delle precipitazioni piovose varia distribuite sull’intero anno e non concentrate stagionalmente come accade oggi in un clima tipicamente Mediterraneo. L’attività fluviale è documentata da depositi fluvio-palustri, di rotta/crevasse, di riempimento di canale abbandonato, di esondazioni fini a seguito di eventi di piena. Gli apporti autoctoni nella forma di breccia sono minoritari, ma assumono maggiore importanza nella parte superiore del deposito datata al MIS 3 dove derivano dall’azione discontinua del gelo. Il deterioramento climatico ambientale è indicato micromorfologicamente dalla presenza di pedorelitti provenienti dall’erosione del suolo tipo terra rossa che ricopriva i dintorni del sito a seguito della diminuzione della copertura forestale e di una microstruttura lenticolare e frammenti angolosi di roccia locale, entrambi prodotti dal gelo superficiale. La frequentazione antropica è attestata in una varietà di ambienti sedimentari in stretta relazione con lo scorrere del fiume, dalla pianura alluvionale prossimale ad una pianura alluvionale distale interessata nelle ultime fasi di frequentazione da crioclastismo e/o crioturbazione. La microstratigrafia dell’unità archeologica III-i/j individua un’unica fase di utilizzo dei focolari riconosciuti su campo, i quali, in parte, rappresentano superfici prodotte da una singola frequentazione. Le dinamiche fluviali sono responsabili dell’alterazione delle strutture di combustione determinando il dilavamento dei materiali combusti distribuendoli presso la superficie di occupazione; l’alterazione ha visto inoltre la compartecipazione dell’alterazione microbiale dei materiali organici-limosi. Le dinamiche sedimentarie di bassa energia, l’alterazione postdeposizionale di limitata entità principalmente connessa all’idromorfia temporanea dell’ambiente alluvionale, la conformazione stessa del riparo sottoroccia hanno garantito un’ottima conservazione del record sedimentario ed archeologico rendendo il sito di Cueva Antón un archivio ad alta risoluzione. La presente ricerca riconosce che il deposito di Cueva Negra, inquadrabile nel Paleolitico Inferiore e di cui non era stata studiata né le genesi né la stratigrafia, si compone di sedimento limo sabbioso laminato di natura alluvionale. La presenza di una superficie erosiva riempita da una lente di ghiaia permette di identificare due complessi geoarcheologici riferibili al Pleistocene: inferiormente si osserva un deposito con granulometria fine che culmina al tetto in un suolo incipiente, troncato dalla suddetta superficie, al di sopra della quale si trova un deposito laminato ed uno superiore con granulometria più sabbiosa. A livello micromorfologico il sedimento si compone di materiali provenienti dalle formazioni del Pliocene affioranti poco a monte del sito presso Rambla de Tarragoya e di materiali archeologici e biologici giacenti sulla superficie del riparo stesso in parte rielaborati dal mezzo idrico a cui si aggiunge una componente autoctona derivante dalla disgregazione della volta rocciosa. L’analisi micromorfologica evidenzia come la sequenza sedimentaria colorata rilevata alla base del deposito, da cui provengono frammenti di selce e di fauna/microfauna termoalterati ritenuti testimoniare la combustione antropica, si componga di sedimento laminato derivante da un accumulo alluvionale di bassa energia, di guano, in parte rielaborato ed alterato, di carbonato di calcio pedogenetico connesso allo sviluppo di microrganismi e radici in corrispondenza di una stabilizzazione superficiale. L’analisi micromorfologica indica che tale sequenza derivi dalla termoalterazione intenzionale in situ.File | Dimensione | Formato | |
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