È il 1938. Ettore Majorana, uno dei «ragazzi di via Panisperna» scompare in circostanze misteriose, a soli 32 anni. Per coloro che lo conoscono, è un genio, con il carattere del genio: socialmente incostante, schivo, scontroso. A 32 anni ha già folgorato colleghi e maestri - uno su tutti: Enrico Fermi - con le proprie intuizioni sulla struttura della materia e, in cuor suo, teme che profanare l'alfa privativo della parola "atomo" conduca il genere umano verso l'autodistruzione. La voce di Leonardo Sciascia in "La scomparsa di Majorana" (1975), quello che per molti è di fatto una sorta di breve romanzo inchiesta, narrerà le ipotesi che fino ad allora erano state fatte su questo caso e ne aggiungerà di sue. Tra queste appunto l'idea che lo scienziato possa essersi ritirato presso un convento ricusando il suo ruolo, in seguito a una intuizione circa il possibile sviluppo della bomba atomica e le conseguenze disastrose che ne sarebbero scaturite. Ipotesi affascinante ma pur sempre "ex post": nel 1947, dopo che le atomiche furono sganciate sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, Robert Oppenheimer, responsabile scientifico del progetto Manhattan, in una conferenza al MIT ebbe a dire: «In un certo senso basilare che nessuna volgarità, umorismo o esagerazione possono dissolvere, i fisici hanno conosciuto il peccato; e questa è una conoscenza che non si può perdere».
Letteratura, scienza e realtà a 70 anni da Hiroshima e Nagasaki / Celi, Luciano. - In: SCIENZE E RICERCHE. - ISSN 2283-5873. - 10:(2015), pp. 5-11.
Letteratura, scienza e realtà a 70 anni da Hiroshima e Nagasaki
Celi, Luciano
2015-01-01
Abstract
È il 1938. Ettore Majorana, uno dei «ragazzi di via Panisperna» scompare in circostanze misteriose, a soli 32 anni. Per coloro che lo conoscono, è un genio, con il carattere del genio: socialmente incostante, schivo, scontroso. A 32 anni ha già folgorato colleghi e maestri - uno su tutti: Enrico Fermi - con le proprie intuizioni sulla struttura della materia e, in cuor suo, teme che profanare l'alfa privativo della parola "atomo" conduca il genere umano verso l'autodistruzione. La voce di Leonardo Sciascia in "La scomparsa di Majorana" (1975), quello che per molti è di fatto una sorta di breve romanzo inchiesta, narrerà le ipotesi che fino ad allora erano state fatte su questo caso e ne aggiungerà di sue. Tra queste appunto l'idea che lo scienziato possa essersi ritirato presso un convento ricusando il suo ruolo, in seguito a una intuizione circa il possibile sviluppo della bomba atomica e le conseguenze disastrose che ne sarebbero scaturite. Ipotesi affascinante ma pur sempre "ex post": nel 1947, dopo che le atomiche furono sganciate sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, Robert Oppenheimer, responsabile scientifico del progetto Manhattan, in una conferenza al MIT ebbe a dire: «In un certo senso basilare che nessuna volgarità, umorismo o esagerazione possono dissolvere, i fisici hanno conosciuto il peccato; e questa è una conoscenza che non si può perdere».File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
scienze_e_ricerche_10_1_agosto_2015_celi.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Versione editoriale (Publisher’s layout)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
1.38 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.38 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione