Palazzo Antonini rappresenta una delle architetture progettate da Andrea Palladio in Friuli Venezia Giulia L’inizio della costruzione viene attribuito da alcuni studiosi al 1556 e controverse risultano essere ancora alcune questioni, quali il rapporto con l’”invenzione originaria”, l’andamento del cantiere, l’attribuzione di alcune soluzioni relative all’assetto delle finestre e della copertura. Il rilievo stratigrafico delle facciate ha consentito di riconoscere una complessa stratificazione che nel suo insieme comprende circa 27 strati, fra intonaci a spessore, scialbi e velature esito dei diversi interventi di restauro e di manutenzione eseguiti nel corso del tempo. Sulla base anche del riscontro con le fonti documentarie si può ipotizzare che alcuni strati ed interfacce rilevate rimandino alla radicale riforma dell’assetto distributivo e decorativo degli ambienti interni eseguita fra la fine del XVII secolo e gli inizi del XVIII così come ad alcuni specifici interventi di restauro. L’intervento di restauro delle facciate affronta il tema della conservazione di un contesto di intonaci pluristratificato nella sua complessità e nella sua condizione di attuale leggibilità; il che rimanda a riflessioni sul rapporto fra la volontà di assicurare una permanenza e le implicazioni in merito ad alcune questioni di esito formale dell’intervento stesso. I concetti di “autenticità”, di “traccia” e di “aura” rappresentano un orizzonte teorico di riferimento per il governo del progetto; così come gli strumenti dell’analisi stratigrafico costruttiva assunti come guida per non alterare la leggibilità degli strati di intonaco, intendendo con leggibilità la possibilità di riconoscere a intervento di restauro concluso l’insieme degli strati presenti prima dell’intervento stesso Da questo punto di vista il rilievo stratigrafico eseguito sulle facciate ha assunto il ruolo sia di strumento di conoscenza sia di strumento di controllo della permanenza dei segni. Il rilievo stratigrafico, infatti - anche compiuto a diversi livelli di definizione - contribuisce alla comprensione del “senso” dei molteplici segni presenti come materia stratificata sul costruito; è un modo per entrare in relazione con le “parole” dell’architettura, per capirne il linguaggio e in questa maturata consapevolezza porsi il problema progettuale di come intervenire per fare in modo che il manufatto, dopo l’intervento di restauro, parli ancora con la propria “voce” . Si tratta di calibrare il rapporto fra la permanenza del dato materiale e la modificazione che l’intervento inevitabilmente introduce, nella convinzione che l'oggetto della conservazione è l'opera intesa come fonte inesauribile di saperi, come cantiere di una conoscenza che dilata i propri territori prima, durante e dopo l'intervento. Il controllo quindi della permanenza della leggibilità fra i diversi strati di intonaco, e quindi dei relativi bordi, è stato condotto con una mentalità stratigrafica che ha guidato l’apporto materico – intonachino o rigatino- in modo tale da non sovrapporre strati coprenti sui bordi dei diversi intonaci; si è trattato di abbassare la visibilità di alcuni bordi senza cancellarne la leggibilità.
Le facciate esterne di Palazzo Antonini a Udine: traccia e aura / Quendolo, Alessandra. - In: ARCHEOLOGIA DELL'ARCHITETTURA. - ISSN 1126-6236. - STAMPA. - IX:(2004), pp. 223-238.
Le facciate esterne di Palazzo Antonini a Udine: traccia e aura
Quendolo, Alessandra
2004-01-01
Abstract
Palazzo Antonini rappresenta una delle architetture progettate da Andrea Palladio in Friuli Venezia Giulia L’inizio della costruzione viene attribuito da alcuni studiosi al 1556 e controverse risultano essere ancora alcune questioni, quali il rapporto con l’”invenzione originaria”, l’andamento del cantiere, l’attribuzione di alcune soluzioni relative all’assetto delle finestre e della copertura. Il rilievo stratigrafico delle facciate ha consentito di riconoscere una complessa stratificazione che nel suo insieme comprende circa 27 strati, fra intonaci a spessore, scialbi e velature esito dei diversi interventi di restauro e di manutenzione eseguiti nel corso del tempo. Sulla base anche del riscontro con le fonti documentarie si può ipotizzare che alcuni strati ed interfacce rilevate rimandino alla radicale riforma dell’assetto distributivo e decorativo degli ambienti interni eseguita fra la fine del XVII secolo e gli inizi del XVIII così come ad alcuni specifici interventi di restauro. L’intervento di restauro delle facciate affronta il tema della conservazione di un contesto di intonaci pluristratificato nella sua complessità e nella sua condizione di attuale leggibilità; il che rimanda a riflessioni sul rapporto fra la volontà di assicurare una permanenza e le implicazioni in merito ad alcune questioni di esito formale dell’intervento stesso. I concetti di “autenticità”, di “traccia” e di “aura” rappresentano un orizzonte teorico di riferimento per il governo del progetto; così come gli strumenti dell’analisi stratigrafico costruttiva assunti come guida per non alterare la leggibilità degli strati di intonaco, intendendo con leggibilità la possibilità di riconoscere a intervento di restauro concluso l’insieme degli strati presenti prima dell’intervento stesso Da questo punto di vista il rilievo stratigrafico eseguito sulle facciate ha assunto il ruolo sia di strumento di conoscenza sia di strumento di controllo della permanenza dei segni. Il rilievo stratigrafico, infatti - anche compiuto a diversi livelli di definizione - contribuisce alla comprensione del “senso” dei molteplici segni presenti come materia stratificata sul costruito; è un modo per entrare in relazione con le “parole” dell’architettura, per capirne il linguaggio e in questa maturata consapevolezza porsi il problema progettuale di come intervenire per fare in modo che il manufatto, dopo l’intervento di restauro, parli ancora con la propria “voce” . Si tratta di calibrare il rapporto fra la permanenza del dato materiale e la modificazione che l’intervento inevitabilmente introduce, nella convinzione che l'oggetto della conservazione è l'opera intesa come fonte inesauribile di saperi, come cantiere di una conoscenza che dilata i propri territori prima, durante e dopo l'intervento. Il controllo quindi della permanenza della leggibilità fra i diversi strati di intonaco, e quindi dei relativi bordi, è stato condotto con una mentalità stratigrafica che ha guidato l’apporto materico – intonachino o rigatino- in modo tale da non sovrapporre strati coprenti sui bordi dei diversi intonaci; si è trattato di abbassare la visibilità di alcuni bordi senza cancellarne la leggibilità.File | Dimensione | Formato | |
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