Nonostante i numerosi studi a livello nazionale e internazionale, rari sono quelli che approfondiscono se ed in che termini le teorie criminologiche possano fornire spunti utili per comprendere l’eziologia della corruzione. Dopo aver individuato le teorie criminologiche che paiono avere migliore portata esplicativa della corruzione nella pubblica amministrazione, distinguendo tra teorie appartenenti ad una prospettiva situazionale/meccanicistica e teorie legate ad una prospettiva maggiormente storico/evolutiva, questo articolo procede ad un loro test empirico in 51 stati del mondo. Le teorie criminologiche sono trasformate in ipotesi misurabili per testare un modello in cui, in ogni paese considerato, la variabile dipendente è rappresentata dalla percentuale di imprese sul totale di quelle presenti che ha dichiarato di avere effettuato pagamenti corruttivi a favore di pubblici ufficiali e le variabili indipendenti, invece, sono rappresentate da: la percezione della certezza ed imparzialità del sistema giuridico e propensione all’osservanza delle leggi; il tempo che l’imprenditore trascorre con pubblici ufficiali per questioni attinenti l’impresa; le spese effettuate dalla pubblica amministrazione per l’approvvigionamento di beni e servizi; la percentuale di imprese che non riporta tutte le vendite al fine di evadere il fisco; la percentuale di imprese con ownership femminile. I risultati della regressione lineare multipla tra la variabile dipendente corruzione e le variabili indipendenti considerate evidenziano come il modello proposto sia staticamente significativo (R quadrato 0,246) e che la variabile indipendente che ha potere esplicativo è l’evasione fiscale, identificata come espressione della teoria delle associazioni differenziali, tradotta nell’ipotesi secondo cui l’aumentare di comportamenti imprenditoriali illeciti diversi dalla corruzione determinerebbe un aumento della corruzione stessa.

Teorie criminologiche e corruzione. Uno studio esplicativo in ambito internazionale

Di Nicola, Andrea;
2011-01-01

Abstract

Nonostante i numerosi studi a livello nazionale e internazionale, rari sono quelli che approfondiscono se ed in che termini le teorie criminologiche possano fornire spunti utili per comprendere l’eziologia della corruzione. Dopo aver individuato le teorie criminologiche che paiono avere migliore portata esplicativa della corruzione nella pubblica amministrazione, distinguendo tra teorie appartenenti ad una prospettiva situazionale/meccanicistica e teorie legate ad una prospettiva maggiormente storico/evolutiva, questo articolo procede ad un loro test empirico in 51 stati del mondo. Le teorie criminologiche sono trasformate in ipotesi misurabili per testare un modello in cui, in ogni paese considerato, la variabile dipendente è rappresentata dalla percentuale di imprese sul totale di quelle presenti che ha dichiarato di avere effettuato pagamenti corruttivi a favore di pubblici ufficiali e le variabili indipendenti, invece, sono rappresentate da: la percezione della certezza ed imparzialità del sistema giuridico e propensione all’osservanza delle leggi; il tempo che l’imprenditore trascorre con pubblici ufficiali per questioni attinenti l’impresa; le spese effettuate dalla pubblica amministrazione per l’approvvigionamento di beni e servizi; la percentuale di imprese che non riporta tutte le vendite al fine di evadere il fisco; la percentuale di imprese con ownership femminile. I risultati della regressione lineare multipla tra la variabile dipendente corruzione e le variabili indipendenti considerate evidenziano come il modello proposto sia staticamente significativo (R quadrato 0,246) e che la variabile indipendente che ha potere esplicativo è l’evasione fiscale, identificata come espressione della teoria delle associazioni differenziali, tradotta nell’ipotesi secondo cui l’aumentare di comportamenti imprenditoriali illeciti diversi dalla corruzione determinerebbe un aumento della corruzione stessa.
2011
2
Di Nicola, Andrea; M., Zanella
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