Nella società in cui viviamo, il computer si va imponendo come strumento di lavoro e oggetto di intrattenimento. L’inserimento pervasivo della tecnologia informatica nella vita di ogni giorno sta procedendo lungo due direzioni parallele. Da un lato, si cerca di nascondere il computer all’interno di oggetti d’uso quotidiano, progettando dispositivi interattivi meno intrusivi degli attuali (Norman 1998). Dall’altro, si cerca di costruire interfacce intelligenti, capaci di rendere le situazioni interattive intenzionali sempre più semplici. Dal punto di vista dell’utente, l’interazione intenzionale può essere definita come un compito di problem solving. Lo stato meta coincide con lo scopo per cui il computer viene utilizzato. La soluzione dipende dall’esecuzione di particolari operazioni, associate a specifiche conoscenze procedurali. Il lavoro è quindi suddiviso fra utenti e computer lungo un continuum di allocazione di funzioni, che si sviluppa da un minimo ad un massimo di automazione (Wærn 1989). Tradizionalmente, la parte di pertinenza del sistema coinvolge la componente di elaborazione dell’informazione. All’utente spetta, invece, la definizione dello stato iniziale e la valutazione di quello finale. A questo livello, si situa il problema dell’interazione (Norman 1986). Il successo dipende dalla capacità di ciascun agente di rappresentarsi correttamente le intenzioni sottostanti le azioni altrui. Teoricamente, esistono due soluzioni per massimizzare la probabilità di successo. Si può addestrare l’utente, insegnandogli il linguaggio della macchina; oppure si può agire sulla macchina, costruendo interfacce che rendano il linguaggio compatibile con quello dell’essere umano.
Linguaggio e gestualità nell’interazione con il computer: Verso il dialogo flessibile
De Angeli, Antonella
1999-01-01
Abstract
Nella società in cui viviamo, il computer si va imponendo come strumento di lavoro e oggetto di intrattenimento. L’inserimento pervasivo della tecnologia informatica nella vita di ogni giorno sta procedendo lungo due direzioni parallele. Da un lato, si cerca di nascondere il computer all’interno di oggetti d’uso quotidiano, progettando dispositivi interattivi meno intrusivi degli attuali (Norman 1998). Dall’altro, si cerca di costruire interfacce intelligenti, capaci di rendere le situazioni interattive intenzionali sempre più semplici. Dal punto di vista dell’utente, l’interazione intenzionale può essere definita come un compito di problem solving. Lo stato meta coincide con lo scopo per cui il computer viene utilizzato. La soluzione dipende dall’esecuzione di particolari operazioni, associate a specifiche conoscenze procedurali. Il lavoro è quindi suddiviso fra utenti e computer lungo un continuum di allocazione di funzioni, che si sviluppa da un minimo ad un massimo di automazione (Wærn 1989). Tradizionalmente, la parte di pertinenza del sistema coinvolge la componente di elaborazione dell’informazione. All’utente spetta, invece, la definizione dello stato iniziale e la valutazione di quello finale. A questo livello, si situa il problema dell’interazione (Norman 1986). Il successo dipende dalla capacità di ciascun agente di rappresentarsi correttamente le intenzioni sottostanti le azioni altrui. Teoricamente, esistono due soluzioni per massimizzare la probabilità di successo. Si può addestrare l’utente, insegnandogli il linguaggio della macchina; oppure si può agire sulla macchina, costruendo interfacce che rendano il linguaggio compatibile con quello dell’essere umano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione