Nel trarre spunto da due recenti e rivoluzionarie pronunce della Suprema Corte federale statunitense (Twombly, 2007; e Iqbal, 2009), l’Autrice ripercorre in questo saggio l’evoluzione della giurisprudenza federale degli Stati Uniti in merito al contenuto di uno dei più significativi atti del processo civile di qualsivoglia ordinamento giuridico: quello introduttivo del giudizio e pertanto funzionalmente destinato a porre la domanda giudiziale. In particolare, partendo dall’esame storico dei sistemi at common law e in equity prima e del Field Code dello Stato di New York poi, l’Autrice approfondisce quello introdotto dalle Federal Rules of Civil Procedure del 1938, il quale optava, nella FRCP 8 (a) 2, per un c.d. notice-complaint, ovvero un atto introduttivo ad allegazione fattuale minima, e cioè meramente notiziatorio delle lite proposta, lasciando invece alle successive fasi del processo (in specie, alla discovery) la specificazione dell’oggetto del giudizio mediante una sua formazione progressiva. L’Autrice esamina così l’iniziale adesione giurisprudenziale al dato positivo della FRCP 8 (a) 2, e quindi il successivo e progressivo allontanamento delle Corti federali statunitensi dal modello del notice-complaint per abbracciare invece l’idea di un atto introduttivo più specificamente circostanziato nelle sue allegazioni di fatto. Lo strappo con la tradizione si è avuto con le citate sentenze Twombly (2007) e Iqbal (2009), di cui l’Autrice indaga retroterra, ragioni e ricadute, ponendole peraltro a confronto, in un’indagine comparata, con le parallele scelte abbracciate dai sistemi di Civil Law, nonché dagli ALI/UNIDROIT Principles of Transnational Civil Procedure.

La Suprema Corte statunitense generalizza l'onere di specificità dell'atto introduttivo (complaint): da Twombly (2007) a Iqbal (2009)

Dalla Bontà, Silvana
2010-01-01

Abstract

Nel trarre spunto da due recenti e rivoluzionarie pronunce della Suprema Corte federale statunitense (Twombly, 2007; e Iqbal, 2009), l’Autrice ripercorre in questo saggio l’evoluzione della giurisprudenza federale degli Stati Uniti in merito al contenuto di uno dei più significativi atti del processo civile di qualsivoglia ordinamento giuridico: quello introduttivo del giudizio e pertanto funzionalmente destinato a porre la domanda giudiziale. In particolare, partendo dall’esame storico dei sistemi at common law e in equity prima e del Field Code dello Stato di New York poi, l’Autrice approfondisce quello introdotto dalle Federal Rules of Civil Procedure del 1938, il quale optava, nella FRCP 8 (a) 2, per un c.d. notice-complaint, ovvero un atto introduttivo ad allegazione fattuale minima, e cioè meramente notiziatorio delle lite proposta, lasciando invece alle successive fasi del processo (in specie, alla discovery) la specificazione dell’oggetto del giudizio mediante una sua formazione progressiva. L’Autrice esamina così l’iniziale adesione giurisprudenziale al dato positivo della FRCP 8 (a) 2, e quindi il successivo e progressivo allontanamento delle Corti federali statunitensi dal modello del notice-complaint per abbracciare invece l’idea di un atto introduttivo più specificamente circostanziato nelle sue allegazioni di fatto. Lo strappo con la tradizione si è avuto con le citate sentenze Twombly (2007) e Iqbal (2009), di cui l’Autrice indaga retroterra, ragioni e ricadute, ponendole peraltro a confronto, in un’indagine comparata, con le parallele scelte abbracciate dai sistemi di Civil Law, nonché dagli ALI/UNIDROIT Principles of Transnational Civil Procedure.
2010
Dalla Bontà, Silvana
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