L’articolo analizza i risultati di uno studio fattuale riguardante la Draft Common Frame of Reference (DCFR), un documento di soft law redatto su incarico della Commissione UE da un ampio numero di studiosi europei, che copre una porzione significativa del diritto privato patrimoniale, e la cui struttura è molto simile a quella di un codice. Un team di studiosi europei, fra cui due degli autori dell’articolo (Antoniolli e Fiorentini), ha compiuto su incarico della Commissione europea tale studio di valutazione della DCFR, utilizzando il metodo fattuale proprio del progetto “The Common Core of European Private Law”. L’analisi è stata svolta formulando dei questionari contenenti dei casi ipotetici, in base al quale gli studiosi nazionali coinvolti dovevano comparare le soluzioni nazionali (relative ad un numero limitato di paesi UE che rispecchia le diverse tradizioni giuridiche) con quelle ipoteticamente raggiunte applicando la DCFR. I risultati della valutazione rilevano alcune criticità, a causa delle quali l’applicazione della DCFR nei contesti nazionali può condurre a risultati divergenti invece che convergenti. Ciò è dovuto al fatto che le norme della DCFR hanno struttura variabile, avendo talvolta carattere molto specifico, ed altre carattere generale e astratto, e ciò comporta margini di interazione differenziati con i sistemi nazionali. Lo studio effettuato ha consentito di rilevare criticità e lacune, ed evidenzia l’importanza di affiancare gli strumenti di armonizzazione normativa (a livello europeo, ma non solo) con degli studi di natura fattuale che comparano i diversi sistemi giuridici coinvolti.
A Case-based Assessment of The Draft Common Frame of Reference
Antoniolli, Luisa;
2010-01-01
Abstract
L’articolo analizza i risultati di uno studio fattuale riguardante la Draft Common Frame of Reference (DCFR), un documento di soft law redatto su incarico della Commissione UE da un ampio numero di studiosi europei, che copre una porzione significativa del diritto privato patrimoniale, e la cui struttura è molto simile a quella di un codice. Un team di studiosi europei, fra cui due degli autori dell’articolo (Antoniolli e Fiorentini), ha compiuto su incarico della Commissione europea tale studio di valutazione della DCFR, utilizzando il metodo fattuale proprio del progetto “The Common Core of European Private Law”. L’analisi è stata svolta formulando dei questionari contenenti dei casi ipotetici, in base al quale gli studiosi nazionali coinvolti dovevano comparare le soluzioni nazionali (relative ad un numero limitato di paesi UE che rispecchia le diverse tradizioni giuridiche) con quelle ipoteticamente raggiunte applicando la DCFR. I risultati della valutazione rilevano alcune criticità, a causa delle quali l’applicazione della DCFR nei contesti nazionali può condurre a risultati divergenti invece che convergenti. Ciò è dovuto al fatto che le norme della DCFR hanno struttura variabile, avendo talvolta carattere molto specifico, ed altre carattere generale e astratto, e ciò comporta margini di interazione differenziati con i sistemi nazionali. Lo studio effettuato ha consentito di rilevare criticità e lacune, ed evidenzia l’importanza di affiancare gli strumenti di armonizzazione normativa (a livello europeo, ma non solo) con degli studi di natura fattuale che comparano i diversi sistemi giuridici coinvolti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione