L’occasione dell’articolo fu rappresentata da una relazione svolta in un convegno organizzato congiuntamente dal Consiglio Superiore della Magistratura e dal Consiglio della Magistratura Militare, sul tema dei rapporti tra procedimento comune e procedimento penale militare, a fronte di numerose incertezze e sbandamenti giurisprudenziali, soprattutto nell’interpretazione dell’art. 13 c.p.p. (connessione tra reati comuni e militari). Le riflessioni che ne scaturirono condussero ad uno studio organico su tale argomento (rapporti fra le due giurisdizioni – comune e militare – nei casi di connessione) che l’autore – anche su richiesta degli stessi organizzatori del convegno – volle collocare in quella che è (e resta) la rivista specialistica di riferimento per i temi del diritto e della procedura penale militare, cosicché il lavoro potesse avere la massima diffusione tra i cultori e gli studiosi del settore. Lo scritto muove dal rivisitare – nell’angolatura per molti versi privilegiata offerta dalla disciplina della connessione – le tormentate vicende della giustizia penale militare, e delle relazioni con quella ordinaria, dall’ordinamento del 1930, alla Costituzione, alle riforme degli anni cinquanta del secolo scorso, fino alla disciplina del codice Vassalli. Tale inquadramento storico fornisce le basi per gli sviluppi successivi, che si dipanano lungo varie direttrici. Innanzi tutto quella critica, in cui si sottolinea il carattere per più versi compromissorio ed incoerente delle scelte codificate nell’art. 13 c.p.p. e si tratteggiano le linee su cui dovrebbero muoversi possibili (e auspicate) prospettive di riforma. In secondo luogo, quella dei problemi applicative e di corrette soluzioni per le incertezze giurisprudenziali che avevano costituito – come sopra accennato – l’occasione della relazione orale: in particolare, viene argomentata una linea interpretativa (a proposito del problema del concorso di civili nel reato militare) diversa da quella allora invalsa presso la Corte di cassazione (v. in particolare Cass., 21 aprile 2004, Bausone e Cass., 13 novembre 2002, Rimoldi), e che, successivamente alla pubblicazione del saggio, troverà eco in un significativo revirement di tale supremo consesso, a sezioni unite (Cass., sez. un., 25 novembre 2005, Maldera). Infine – ma non certo in ordine di importanza – l’autore dedica apposite riflessioni in ordine alla natura ed al concetto generale della connessione fra procedimenti, alla luce delle profonde novità realizzate, anche a questo più ampio riguardo, dal codice processuale del 1988: un tema per vero abbastanza negletto dalla dottrina – almeno nei tempi più recenti – che tuttavia rappresenta indispensabile punto di partenza per affrontare vari problemi di forte rilievo (anche sul piano pratico) e non esclusivi dei rapporti fra la giurisdizione militare e quella comune (regime dell’incompetenza derivante da connessione, rapporti fra connessione e riunione, epiloghi anticipati della regiudicanda “principale”, ecc.). Per questa ragione, il saggio ha avuto risonanza non solo negli orientamenti giurisprudenziali e negli approfondimenti dottrinari dedicati alla giustizia miliare (cfr. P.P. RIVELLO, Il procedimento militare, Giuffrè, 2010, specialmente 33 s.), ma anche nella letteratura che più di recente ha approfondito il tema generale della connessione e della competenza penale (v. ad esempio A. CAMON, Gli strumenti di controllo sulla sede dell’indagine, Giappichelli, 2011, specialmente 21 ss.).
La connessione tra reati comuni e reati militari
Busetto, Marcello Luigi
2005-01-01
Abstract
L’occasione dell’articolo fu rappresentata da una relazione svolta in un convegno organizzato congiuntamente dal Consiglio Superiore della Magistratura e dal Consiglio della Magistratura Militare, sul tema dei rapporti tra procedimento comune e procedimento penale militare, a fronte di numerose incertezze e sbandamenti giurisprudenziali, soprattutto nell’interpretazione dell’art. 13 c.p.p. (connessione tra reati comuni e militari). Le riflessioni che ne scaturirono condussero ad uno studio organico su tale argomento (rapporti fra le due giurisdizioni – comune e militare – nei casi di connessione) che l’autore – anche su richiesta degli stessi organizzatori del convegno – volle collocare in quella che è (e resta) la rivista specialistica di riferimento per i temi del diritto e della procedura penale militare, cosicché il lavoro potesse avere la massima diffusione tra i cultori e gli studiosi del settore. Lo scritto muove dal rivisitare – nell’angolatura per molti versi privilegiata offerta dalla disciplina della connessione – le tormentate vicende della giustizia penale militare, e delle relazioni con quella ordinaria, dall’ordinamento del 1930, alla Costituzione, alle riforme degli anni cinquanta del secolo scorso, fino alla disciplina del codice Vassalli. Tale inquadramento storico fornisce le basi per gli sviluppi successivi, che si dipanano lungo varie direttrici. Innanzi tutto quella critica, in cui si sottolinea il carattere per più versi compromissorio ed incoerente delle scelte codificate nell’art. 13 c.p.p. e si tratteggiano le linee su cui dovrebbero muoversi possibili (e auspicate) prospettive di riforma. In secondo luogo, quella dei problemi applicative e di corrette soluzioni per le incertezze giurisprudenziali che avevano costituito – come sopra accennato – l’occasione della relazione orale: in particolare, viene argomentata una linea interpretativa (a proposito del problema del concorso di civili nel reato militare) diversa da quella allora invalsa presso la Corte di cassazione (v. in particolare Cass., 21 aprile 2004, Bausone e Cass., 13 novembre 2002, Rimoldi), e che, successivamente alla pubblicazione del saggio, troverà eco in un significativo revirement di tale supremo consesso, a sezioni unite (Cass., sez. un., 25 novembre 2005, Maldera). Infine – ma non certo in ordine di importanza – l’autore dedica apposite riflessioni in ordine alla natura ed al concetto generale della connessione fra procedimenti, alla luce delle profonde novità realizzate, anche a questo più ampio riguardo, dal codice processuale del 1988: un tema per vero abbastanza negletto dalla dottrina – almeno nei tempi più recenti – che tuttavia rappresenta indispensabile punto di partenza per affrontare vari problemi di forte rilievo (anche sul piano pratico) e non esclusivi dei rapporti fra la giurisdizione militare e quella comune (regime dell’incompetenza derivante da connessione, rapporti fra connessione e riunione, epiloghi anticipati della regiudicanda “principale”, ecc.). Per questa ragione, il saggio ha avuto risonanza non solo negli orientamenti giurisprudenziali e negli approfondimenti dottrinari dedicati alla giustizia miliare (cfr. P.P. RIVELLO, Il procedimento militare, Giuffrè, 2010, specialmente 33 s.), ma anche nella letteratura che più di recente ha approfondito il tema generale della connessione e della competenza penale (v. ad esempio A. CAMON, Gli strumenti di controllo sulla sede dell’indagine, Giappichelli, 2011, specialmente 21 ss.).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione