In una prospettiva comparata, il saggio volge l'attenzione ad un tema centrale del diritto processuale civile: il contenuto dell'atto introduttivo del giudizio, in particolare in merito agli elementi identificativi della domanda giudiziale in esso calata e, quindi, alle allegazioni di fatto e deduzioni di diritto che a quelli si colleghino. Nella cornice di questa più ampia tematica, con approccio comparatistico, l'A. indaga una recente giurisprudenza statuntense della Corte Suprema in tema di compliant (i.e. l'atto introduttivo del processo civile negli Stati Uniti) che, rispetto al tenore piuttosto blando della Federal Rule of Civil Procedure 8, ha reso più stringenti i requisiti attinenti alle allegazioni di fatto che in esso debbano essere compiute dall'attore, con notevoli ricadute sull'intero assetto giuridico (ma anche sociale, politico ed economico) statunitense. A quella giurisprudenza, espressa dalle note sentenze Twombly ed Iqbal (del 2007 e 2009), l'A. evidenzia come se ne stia contrapponendo un'altra, emergente nel IX Distretto federale, che induce a ritenere che la 'rivoluzione' operata dalla Suprema Corte nelle citate sentenze si stia smorzando. L'indagine di questi movimenti giurisprudenziali d'Oltreoceano confermano, una volta di più, come classica dottrina processualcivilista nazionale, ma non solo, ha evidenziato, che la disciplina positiva dell'atto introduttivo del giudizio informi tutto il modo d'essere del processo civile e sia pertanto momento di studio di primario rilievo.
La giurisprudenza federale statunitense sulla specificità dell'atto introduttivo (complaint) / Dalla Bontà, Silvana. - In: RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE. - ISSN 0035-6182. - STAMPA. - 2014:1(2014), pp. 141-163.
La giurisprudenza federale statunitense sulla specificità dell'atto introduttivo (complaint)
Dalla Bontà, Silvana
2014-01-01
Abstract
In una prospettiva comparata, il saggio volge l'attenzione ad un tema centrale del diritto processuale civile: il contenuto dell'atto introduttivo del giudizio, in particolare in merito agli elementi identificativi della domanda giudiziale in esso calata e, quindi, alle allegazioni di fatto e deduzioni di diritto che a quelli si colleghino. Nella cornice di questa più ampia tematica, con approccio comparatistico, l'A. indaga una recente giurisprudenza statuntense della Corte Suprema in tema di compliant (i.e. l'atto introduttivo del processo civile negli Stati Uniti) che, rispetto al tenore piuttosto blando della Federal Rule of Civil Procedure 8, ha reso più stringenti i requisiti attinenti alle allegazioni di fatto che in esso debbano essere compiute dall'attore, con notevoli ricadute sull'intero assetto giuridico (ma anche sociale, politico ed economico) statunitense. A quella giurisprudenza, espressa dalle note sentenze Twombly ed Iqbal (del 2007 e 2009), l'A. evidenzia come se ne stia contrapponendo un'altra, emergente nel IX Distretto federale, che induce a ritenere che la 'rivoluzione' operata dalla Suprema Corte nelle citate sentenze si stia smorzando. L'indagine di questi movimenti giurisprudenziali d'Oltreoceano confermano, una volta di più, come classica dottrina processualcivilista nazionale, ma non solo, ha evidenziato, che la disciplina positiva dell'atto introduttivo del giudizio informi tutto il modo d'essere del processo civile e sia pertanto momento di studio di primario rilievo.File | Dimensione | Formato | |
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