Il contributo antropico in termini geologici è ormai una componente ampiamente riconosciuta nel dibattito corrente, ma spesso concepita esclusivamente in termini oppositivi, estranei o perturbanti rispetto a una presunta naturalità originaria dei contesti di riferimento, in particolar modo se parliamo di montagna. Attraverso il confronto tra due casi studio distinti per localizzazione e genesi (bellica/estrattiva) ma accomunati da dinamiche e processi evolutivi, ci interessa analizzare quelle situazioni territoriali in cui il contributo antropico partecipa all’invenzione di parti di montagna, di nuove geografie e geologie ibride. Sia nel caso delle fortificazioni abbandonate della prima guerra mondiale in Trentino-Alto Adige, che dei paesaggi post-minerari della Sardegna sud-occidentale, la montagna è passata attraverso un processo di artificializzazione tanto ex ante quanto ex post. Questi organismi mutanti mettono in discussione l’idea di manufatto arrivando a presentare un catalogo di nuovi rilievi, oggetti geografici e volumi geologici sparsi tra le Prealpi e l’Iglesiente, la Vallarsa e il Sulcis, all’interno di una cornice di elementi naturali creati dall’uomo. Questi fossili contemporanei si presentano come apparizioni topografiche alla scala territoriale capaci di riconfigurare interi comparti geografici attraverso processi di addizione, sottrazione o accumulo, diventando così prodotti di nuove archeologie che si pongono a metà strada tra paesaggio e architettura. In una sorta di alchimia ciclopica capace di rimescolare caratteri e attributi, il cemento si fonde con il granito, gli scarti dell’attività estrattiva si trasformano in risorse e paesaggi emergenti, andando a comporre organismi minerali con caratteristiche proprie, schegge geologiche risultanti da processi distruttivi o, all’opposto, produttivo-costruttivi, permettendo di ripensare la nozione di montagna e di naturalità alla luce di una strategia possibile di co-evoluzione.
The anthropic contribution, in geological terms, is now a widely recognised component in current debates, but it is often viewed exclusively in oppositional terms, as something foreign or disruptive compared to an assumed original naturalness of these contexts, particularly when we speak about mountains. Through the comparison of two distinct case studies, differing in location and genesis (war/extractive) but united by similar dynamics and evolutionary processes, we aim to analyze those situations in which the anthropic contribution participates in the creation of parts of mountains, new geographies, and hybrid geologies. In both the abandoned fortifications of the first world war in Trentino-Alto Adige and the post-mining landscapes of south-west Sardinia, the mountain has undergone a process of artificial transformation ex ante and ex post. These mutating organisms challenge the idea of a mere artefact, presenting a catalogue of new landforms, geographical objects, and geological volumes scattered between the Pre-Alps, Iglesiente, Vallarsa, and Sulcis, within a framework of ‘man-made’ natural elements. These contemporary fossils constitute topographical apparitions on a territorial scale, capable of reconfiguring entire geographical compartments through processes of addition, subtraction or accumulation: they resemble the products of new forms of archaeology, lying somewhere halfway between landscape and architecture. In a sort of cyclopean alchemy capable of reshuffling characteristics and attributes, concrete merges with granite, the extraction waste transforms into resources and emerging landscapes. The composition of these mineral organisms with unique characteristics, understood as geological splinters emerged from destructive or constructive processes, encourages a reconsideration of the notion of mountains and naturalness within a potential strategy of coevolution.
Montagne Cyborg. Metamorfosi post-belliche e post-minerarie nei luoghi di confine tra Trentino-Alto Adige e Sardegna = Cyborg Mountains. Post-war and Post-mining Metamorphoses in the Border Areas between Trentino-Alto Adige and Sardinia / Favargiotti, Sara; Dessì, Adriano; Ferrari, Marco; Sanna, Roberto. - In: XY. - ISSN 2499-8346. - 2024, 15:(2024), pp. 90-105. [10.15168/xy.v9i15.3127]
Montagne Cyborg. Metamorfosi post-belliche e post-minerarie nei luoghi di confine tra Trentino-Alto Adige e Sardegna = Cyborg Mountains. Post-war and Post-mining Metamorphoses in the Border Areas between Trentino-Alto Adige and Sardinia
Favargiotti, Sara;Ferrari, Marco;
2024-01-01
Abstract
Il contributo antropico in termini geologici è ormai una componente ampiamente riconosciuta nel dibattito corrente, ma spesso concepita esclusivamente in termini oppositivi, estranei o perturbanti rispetto a una presunta naturalità originaria dei contesti di riferimento, in particolar modo se parliamo di montagna. Attraverso il confronto tra due casi studio distinti per localizzazione e genesi (bellica/estrattiva) ma accomunati da dinamiche e processi evolutivi, ci interessa analizzare quelle situazioni territoriali in cui il contributo antropico partecipa all’invenzione di parti di montagna, di nuove geografie e geologie ibride. Sia nel caso delle fortificazioni abbandonate della prima guerra mondiale in Trentino-Alto Adige, che dei paesaggi post-minerari della Sardegna sud-occidentale, la montagna è passata attraverso un processo di artificializzazione tanto ex ante quanto ex post. Questi organismi mutanti mettono in discussione l’idea di manufatto arrivando a presentare un catalogo di nuovi rilievi, oggetti geografici e volumi geologici sparsi tra le Prealpi e l’Iglesiente, la Vallarsa e il Sulcis, all’interno di una cornice di elementi naturali creati dall’uomo. Questi fossili contemporanei si presentano come apparizioni topografiche alla scala territoriale capaci di riconfigurare interi comparti geografici attraverso processi di addizione, sottrazione o accumulo, diventando così prodotti di nuove archeologie che si pongono a metà strada tra paesaggio e architettura. In una sorta di alchimia ciclopica capace di rimescolare caratteri e attributi, il cemento si fonde con il granito, gli scarti dell’attività estrattiva si trasformano in risorse e paesaggi emergenti, andando a comporre organismi minerali con caratteristiche proprie, schegge geologiche risultanti da processi distruttivi o, all’opposto, produttivo-costruttivi, permettendo di ripensare la nozione di montagna e di naturalità alla luce di una strategia possibile di co-evoluzione.| File | Dimensione | Formato | |
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