Seguendo un approccio interpretativo ispirato all’interazionismo simbolico e alla sociologia fenomenologica, il nostro lavoro si concentra sui processi di attribuzione e ricostruzione di senso con cui i sopravvissuti al suicidio di persone care attuano una definizione e ridefinizione della propria situazione nel passaggio dalla fase traumatica della perdita ad una potenziale crescita post-traumatica. Alla luce dei più recenti risultati della ricerca sul lutto per suicidio, viene presentato un quadro teorico delle principali dimensioni lungo le quali si sviluppano tali processi. La prima dimensione concerne la reazione dei sopravvissuti al gesto suicidario e la loro relazione con la figura del defunto. Un elemento tipico è la tendenza ad oscillare tra espressioni di rabbia e sentimenti di comprensione e benevolenza verso il proprio caro. I sopravvissuti si misurano con lo sforzo di attenuare la propria ricerca, continua e faticosa, di spiegazioni del gesto suicidario, mentre perseguono la strada di una qualche conciliazione tra il ricordo positivo del defunto e l’orrore suscitato dalla morte volontaria. La seconda dimensione si riferisce all’identità dei sopravvissuti. Soprattutto nell’esperienza di genitori colpiti dal suicidio di un figlio, riaffiorano continuamenti sensi di colpa associati alla verifica, spesso estenuante, di eventuali errori o colpe che avrebbero inciso sulla perdita. Il percorso di elaborazione del lutto consiste nell’impegno diretto ad accettare i limiti alla propria capacità di controllare e tutelare i propri cari. La terza dimensione riguarda le relazioni dei sopravvissuti con le proprie cerchie sociali (altri familiari, parenti, amici, conoscenti e colleghi). La visione peggiorativa di se stessi e del defunto correlata a sensi di colpa e vergogna trova frequentemente origine nella percezione, da parte dei sopravvissuti, di indifferenza o di pregiudizi altrui. Lo stigma che viene percepito dai sopravvissuti tende ad aggravare il loro stato psicologico e rende quindi più dolorosa l’elaborazione del lutto. Ripensare il proprio rapporto con la comunità è parte integrante dello sforzo di crescita post-traumatica, in cui svolgono un ruolo cruciale la capacità degli stessi sopravvissuti di cogliere il rischio di auto-stigmatizzazione ed auto-isolamento. Le interazioni alla base dei gruppi di auto mutuo aiuto specificamente rivolti a sopravvissuti si configurano come contesti di riconoscimento reciproco e di solidarietà tra pari utili a contrastare le ricorrenti ricadute negli stati psicologici tipici della fase traumatica e il rischio di lutto complicato che ne può conseguire.
Il lutto per suicidio: un approccio interpretativo all'esperienza dei sopravvissuti al suicidio di persone care / Fraccaro, Deborah; Tosini, Domenico. - In: STUDI TANATOLOGICI. - ISSN 1971-5684. - 2024:(In corso di stampa).
Il lutto per suicidio: un approccio interpretativo all'esperienza dei sopravvissuti al suicidio di persone care
Fraccaro, Deborah
;Tosini, Domenico
In corso di stampa
Abstract
Seguendo un approccio interpretativo ispirato all’interazionismo simbolico e alla sociologia fenomenologica, il nostro lavoro si concentra sui processi di attribuzione e ricostruzione di senso con cui i sopravvissuti al suicidio di persone care attuano una definizione e ridefinizione della propria situazione nel passaggio dalla fase traumatica della perdita ad una potenziale crescita post-traumatica. Alla luce dei più recenti risultati della ricerca sul lutto per suicidio, viene presentato un quadro teorico delle principali dimensioni lungo le quali si sviluppano tali processi. La prima dimensione concerne la reazione dei sopravvissuti al gesto suicidario e la loro relazione con la figura del defunto. Un elemento tipico è la tendenza ad oscillare tra espressioni di rabbia e sentimenti di comprensione e benevolenza verso il proprio caro. I sopravvissuti si misurano con lo sforzo di attenuare la propria ricerca, continua e faticosa, di spiegazioni del gesto suicidario, mentre perseguono la strada di una qualche conciliazione tra il ricordo positivo del defunto e l’orrore suscitato dalla morte volontaria. La seconda dimensione si riferisce all’identità dei sopravvissuti. Soprattutto nell’esperienza di genitori colpiti dal suicidio di un figlio, riaffiorano continuamenti sensi di colpa associati alla verifica, spesso estenuante, di eventuali errori o colpe che avrebbero inciso sulla perdita. Il percorso di elaborazione del lutto consiste nell’impegno diretto ad accettare i limiti alla propria capacità di controllare e tutelare i propri cari. La terza dimensione riguarda le relazioni dei sopravvissuti con le proprie cerchie sociali (altri familiari, parenti, amici, conoscenti e colleghi). La visione peggiorativa di se stessi e del defunto correlata a sensi di colpa e vergogna trova frequentemente origine nella percezione, da parte dei sopravvissuti, di indifferenza o di pregiudizi altrui. Lo stigma che viene percepito dai sopravvissuti tende ad aggravare il loro stato psicologico e rende quindi più dolorosa l’elaborazione del lutto. Ripensare il proprio rapporto con la comunità è parte integrante dello sforzo di crescita post-traumatica, in cui svolgono un ruolo cruciale la capacità degli stessi sopravvissuti di cogliere il rischio di auto-stigmatizzazione ed auto-isolamento. Le interazioni alla base dei gruppi di auto mutuo aiuto specificamente rivolti a sopravvissuti si configurano come contesti di riconoscimento reciproco e di solidarietà tra pari utili a contrastare le ricorrenti ricadute negli stati psicologici tipici della fase traumatica e il rischio di lutto complicato che ne può conseguire.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione