Le complesse vicende costruttive dell’edificio principale dell’Università di Trieste che si svolgono a partire dal il 1938 e il 1950 sono contrassegnate da cambiamenti radicali connessi alla specificità della storia della città che dopo l’8 settembre 1943 entrò a far parte del Terzo Reich, subì il trauma dell’occupazione da parte delle truppe yugoslave che si concluse con la creazione del Territorio Libero di Trieste amministrato dal Governo Militare Alleato, prima del definitivo passaggio all’Italia nel 1954. Il complesso universitario fu ideato ispirandosi al disegno magniloquente e totalitario del periodo del fascismo che in Trieste aveva individuato l’avamposto dell’italianità posta ai sacri confini della patria, ruolo che trovava nella costruzione della sede universitaria la soluzione di un sogno che la città aveva lungamente perseguito. In questo periodo di tempo i progettisti, gli architetti Umberto Nordio, Raffaello Fagnoni e con l’ingegnere Enrico Bianchini, dovettero affrontare e risolvere questioni architettoniche complesse, legate agli aspetti materico costruttivi, strutturali, decorativi e di arredo; aspetti che risentirono dello scenario profondamente mutato nel quale gli stessi progettisti avevano ideato l’edificio “monumentale” che dovette essere adattato dagli stessi a cambiamenti di assetti funzionali e decorativi legate a nuove esigenze d’uso e di figuratività. Dal 1950 ad oggi l’edificio, che si staglia nella sua compagine monumentale nel paesaggio triestino, si caratterizza per la presenza di una costellazione di “segni” legati a diverse cornici di senso: l’usura del rivestimento lapideo dei perimetrali esterni e dei serramenti originali; l’impatto figurativo nelle facciate degli elementi necessari alla climatizzazione interna e alla sostituzione dei serramenti, esterni ed interni; la trama delle nuove canalizzazioni per renderlo adeguato alle mutate esigenze prestazionali di una sede universitaria; le aggiunte per delimitare nuovi spazi. Una stratificazione di adattamenti, anche minimali, che si è inserita nel complesso architettonico con diverso grado di impatto e di riverbero sulla poetica del linguaggio architettonico che lo ha generato: una stratificazione da indagare e comprendere nel suo essere segno che “arricchisce” o segno che “ferisce” un’architettura che vive nel suo spazio e nel suo tempo.

Il complesso architettonico dell’Università degli Studi di Trieste (1938-1950). Una vicenda di lungo periodo fra costruzione, sospensioni, riprese / Quendolo, Alessandra; Barillari, Diana. - In: MATERIALI E STRUTTURE. - ISSN 1121-2373. - STAMPA. - 2023, XII, 23:(2023), pp. 59-80.

Il complesso architettonico dell’Università degli Studi di Trieste (1938-1950). Una vicenda di lungo periodo fra costruzione, sospensioni, riprese

Quendolo, Alessandra;
2023-01-01

Abstract

Le complesse vicende costruttive dell’edificio principale dell’Università di Trieste che si svolgono a partire dal il 1938 e il 1950 sono contrassegnate da cambiamenti radicali connessi alla specificità della storia della città che dopo l’8 settembre 1943 entrò a far parte del Terzo Reich, subì il trauma dell’occupazione da parte delle truppe yugoslave che si concluse con la creazione del Territorio Libero di Trieste amministrato dal Governo Militare Alleato, prima del definitivo passaggio all’Italia nel 1954. Il complesso universitario fu ideato ispirandosi al disegno magniloquente e totalitario del periodo del fascismo che in Trieste aveva individuato l’avamposto dell’italianità posta ai sacri confini della patria, ruolo che trovava nella costruzione della sede universitaria la soluzione di un sogno che la città aveva lungamente perseguito. In questo periodo di tempo i progettisti, gli architetti Umberto Nordio, Raffaello Fagnoni e con l’ingegnere Enrico Bianchini, dovettero affrontare e risolvere questioni architettoniche complesse, legate agli aspetti materico costruttivi, strutturali, decorativi e di arredo; aspetti che risentirono dello scenario profondamente mutato nel quale gli stessi progettisti avevano ideato l’edificio “monumentale” che dovette essere adattato dagli stessi a cambiamenti di assetti funzionali e decorativi legate a nuove esigenze d’uso e di figuratività. Dal 1950 ad oggi l’edificio, che si staglia nella sua compagine monumentale nel paesaggio triestino, si caratterizza per la presenza di una costellazione di “segni” legati a diverse cornici di senso: l’usura del rivestimento lapideo dei perimetrali esterni e dei serramenti originali; l’impatto figurativo nelle facciate degli elementi necessari alla climatizzazione interna e alla sostituzione dei serramenti, esterni ed interni; la trama delle nuove canalizzazioni per renderlo adeguato alle mutate esigenze prestazionali di una sede universitaria; le aggiunte per delimitare nuovi spazi. Una stratificazione di adattamenti, anche minimali, che si è inserita nel complesso architettonico con diverso grado di impatto e di riverbero sulla poetica del linguaggio architettonico che lo ha generato: una stratificazione da indagare e comprendere nel suo essere segno che “arricchisce” o segno che “ferisce” un’architettura che vive nel suo spazio e nel suo tempo.
2023
Quendolo, Alessandra; Barillari, Diana
Il complesso architettonico dell’Università degli Studi di Trieste (1938-1950). Una vicenda di lungo periodo fra costruzione, sospensioni, riprese / Quendolo, Alessandra; Barillari, Diana. - In: MATERIALI E STRUTTURE. - ISSN 1121-2373. - STAMPA. - 2023, XII, 23:(2023), pp. 59-80.
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