Nella trattazione del mio tema di ricerca, inerente le qualifiche soggettive nei reati contro la pubblica amministrazione, ho preliminarmente ricostruito la dogmatica del reato proprio, che costituisce l’archetipo delle fattispecie contenute nel Titolo II, capo I, del codice penale. L’obiettivo perseguito era, essenzialmente, quello di evidenziare il particolare status che contraddistingue il soggetto attivo di questi illeciti, per poter ragionare sul rapporto privilegiato che lega il pubblico funzionario al bene giuridico sotteso e che giustifica un peculiare tipo di responsabilità penale. L’intera riflessione si è svolta tenendo presente che i principi di correttezza e imparzialità dovrebbero orientare l’agire di tutti coloro che si occupano della gestione della “cosa pubblica” in ossequio ai contenuti dell’articolo 97 Cost., ma, in realtà, troppo spesso si è, invece, assisitito a spregevoli abusi di potere, evidente espressione di logiche affaristiche che ben poco hanno a che spartire con l’esercizio di un buon governo. Nella parte centrale del lavoro ho analizzato, all’interno di tre distinte sezioni, i contenuti degli articoli 357, 358, 359 c.p. nel tentativo di cogliere i loro aspetti più significativi. A tal fine, le norme sono state analizzate sia nella dizione originaria che nell’attuale vigenza e, per questo, ampio spazio è stato, doverosamente, dedicato alle istanze fatte proprie dalla legge n. 86/1990 e ai successivi interventi novellativi. L’analisi del significativo apporto dottrinale è stata accompagnata anche dallo studio della controversa prassi giurisprudenziale e, nel riportare le numerose e oscillanti pronunce, sono chiaramente emersi indicatori sintomatici di una parziale e rinnovata adesione ad un criterio “soggettivo” di identificazione delle qualifiche che era stato ufficialmente bandito dal legislatore della riforma. Questi dati sono stati, poi, confrontati con l’ordinamento giuridico statunitense, approfondendo non solo gli aspetti più strettamente penalistici (inerenti la fattispecie di reato proprio ed alcune tipologie di illeciti quali corruzione, concussione, peculato), ma anche quelli pubblicistici che, inevitabilmente, si intrecciano nello studio delle qualifiche soggettive. Sulla scorta della ricerca operata nella legislazione e giurisprudenza americane ho rilevato, innanzitutto, come gli Stati Uniti dispongano di un vasto apparato sanzionatorio per la repressione degli illeciti commessi contro la pubblica amministrazione, ma ciò che distingue realmente l’esperienza statunitense da quella italiana è l’accento posto con forza sulla prevenzione, attraverso l’adozione di veri e propri “codici di comportamento” per i funzionari pubblici, nonchè di procedure e sanzioni volte ad assicurare la piena correttezza nello svolgimento delle loro funzioni ed il rispetto delle regole. Il postulato che regge tale complessa organizzazione risiede nella convinzione che chiunque esercita un servizio pubblico è direttamente responsabile nei confronti della “cosa pubblica” e questa enunciazione di principio non rimane vuota, ma trova effettiva e costante applicazione. Negli U.S.A., l’etica nella gestione degli affari pubblici è, del resto, particolarmente sentita e si riflette anche sotto il profilo sanzionatorio, poichè all’interno del sistema americano viene dato ampio spazio all’adozione di misure accessorie interdittive. Tutto ciò non può non condurre ad una riflessione sull’insufficienza degli attuali strumenti a disposizione del diritto penale italiano nel reprimere la criminalità dei c.d. “colletti bianchi”; porre in discussione l’efficacia deterrente di sanzioni stricto sensu penali a favore di misure accessorie, ritenute forse più incisive, è opportuno soprattutto nella prospettiva di garantire una migliore tutela degli interessi collettivi coinvolti, quali, in primis, la fiducia che i consociati ripongono nell’operato degli amministratori pubblici.

Le qualifiche soggettive nei reati contro la Pubblica Amministrazione: profili dogmatici e analisi casistica / Rossi, Stefania. - (2010), pp. 1-210.

Le qualifiche soggettive nei reati contro la Pubblica Amministrazione: profili dogmatici e analisi casistica

Rossi, Stefania
2010-01-01

Abstract

Nella trattazione del mio tema di ricerca, inerente le qualifiche soggettive nei reati contro la pubblica amministrazione, ho preliminarmente ricostruito la dogmatica del reato proprio, che costituisce l’archetipo delle fattispecie contenute nel Titolo II, capo I, del codice penale. L’obiettivo perseguito era, essenzialmente, quello di evidenziare il particolare status che contraddistingue il soggetto attivo di questi illeciti, per poter ragionare sul rapporto privilegiato che lega il pubblico funzionario al bene giuridico sotteso e che giustifica un peculiare tipo di responsabilità penale. L’intera riflessione si è svolta tenendo presente che i principi di correttezza e imparzialità dovrebbero orientare l’agire di tutti coloro che si occupano della gestione della “cosa pubblica” in ossequio ai contenuti dell’articolo 97 Cost., ma, in realtà, troppo spesso si è, invece, assisitito a spregevoli abusi di potere, evidente espressione di logiche affaristiche che ben poco hanno a che spartire con l’esercizio di un buon governo. Nella parte centrale del lavoro ho analizzato, all’interno di tre distinte sezioni, i contenuti degli articoli 357, 358, 359 c.p. nel tentativo di cogliere i loro aspetti più significativi. A tal fine, le norme sono state analizzate sia nella dizione originaria che nell’attuale vigenza e, per questo, ampio spazio è stato, doverosamente, dedicato alle istanze fatte proprie dalla legge n. 86/1990 e ai successivi interventi novellativi. L’analisi del significativo apporto dottrinale è stata accompagnata anche dallo studio della controversa prassi giurisprudenziale e, nel riportare le numerose e oscillanti pronunce, sono chiaramente emersi indicatori sintomatici di una parziale e rinnovata adesione ad un criterio “soggettivo” di identificazione delle qualifiche che era stato ufficialmente bandito dal legislatore della riforma. Questi dati sono stati, poi, confrontati con l’ordinamento giuridico statunitense, approfondendo non solo gli aspetti più strettamente penalistici (inerenti la fattispecie di reato proprio ed alcune tipologie di illeciti quali corruzione, concussione, peculato), ma anche quelli pubblicistici che, inevitabilmente, si intrecciano nello studio delle qualifiche soggettive. Sulla scorta della ricerca operata nella legislazione e giurisprudenza americane ho rilevato, innanzitutto, come gli Stati Uniti dispongano di un vasto apparato sanzionatorio per la repressione degli illeciti commessi contro la pubblica amministrazione, ma ciò che distingue realmente l’esperienza statunitense da quella italiana è l’accento posto con forza sulla prevenzione, attraverso l’adozione di veri e propri “codici di comportamento” per i funzionari pubblici, nonchè di procedure e sanzioni volte ad assicurare la piena correttezza nello svolgimento delle loro funzioni ed il rispetto delle regole. Il postulato che regge tale complessa organizzazione risiede nella convinzione che chiunque esercita un servizio pubblico è direttamente responsabile nei confronti della “cosa pubblica” e questa enunciazione di principio non rimane vuota, ma trova effettiva e costante applicazione. Negli U.S.A., l’etica nella gestione degli affari pubblici è, del resto, particolarmente sentita e si riflette anche sotto il profilo sanzionatorio, poichè all’interno del sistema americano viene dato ampio spazio all’adozione di misure accessorie interdittive. Tutto ciò non può non condurre ad una riflessione sull’insufficienza degli attuali strumenti a disposizione del diritto penale italiano nel reprimere la criminalità dei c.d. “colletti bianchi”; porre in discussione l’efficacia deterrente di sanzioni stricto sensu penali a favore di misure accessorie, ritenute forse più incisive, è opportuno soprattutto nella prospettiva di garantire una migliore tutela degli interessi collettivi coinvolti, quali, in primis, la fiducia che i consociati ripongono nell’operato degli amministratori pubblici.
2010
XXII
2009-2010
Scienze Giuridiche (cess.4/11/12)
Comparative and European Legal Studies
Fornasari, Gabriele
no
Italiano
Settore IUS/17 - Diritto Penale
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Tipologia: Tesi di dottorato (Doctoral Thesis)
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