La tesi si propone di approfondire il tema dell’incidenza che le innovazioni in campo tecnologico e informatico hanno sui mezzi di ricerca della prova. Preliminare all’esame della disciplina positiva è una riflessione sui diritti fondamentali – costituzionali e convenzionali (CEDU e CDFUE) - che le indagini informatiche sono suscettibili di comprimere e limitare. A tal fine vengono esaminati innanzitutto i “classici” diritti fondamentali alla libertà personale, all’inviolabilità del domicilio, alla libertà e segretezza delle comunicazioni e alla libertà di circolazione, inoltre diritti di “nuova generazione”, come i diritti di privacy - riservatezza e tutela dei dati personali -. Infine, prendendo spunto dall’esperienza comparata, e in particolare dalla giurisprudenza costituzionale tedesca, si vaglia l’opportunità di creare nuovi diritti fondamentali, in grado di tutelare la persona di fronte alle sfide poste dal progresso tecnologico. Una volta delineata la cornice costituzionale di riferimento, vengono presi in considerazione i mezzi di ricerca della prova informatici tipici, così come disciplinati a seguito della ratifica della Convenzione Cybercrime e vengono messe in luce le carenze dell’intervento legislativo che lasciano aperte alcune questioni fondamentali: la natura giuridica dell’attività di clonazione dell’hard disk, cui è strettamente collegato il problema dell’attuazione del contraddittorio con la difesa, le conseguenze derivanti dall’inosservanza delle best practices nel condurre le indagini informatiche, la persistenza dell’interesse al riesame del decreto di sequestro di computer, restituito dopo la clonazione dell’hard disk, il rischio di perquisizioni esplorative, che muovono alla ricerca della notitia criminis. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, si suggerisce una possibile soluzione, che prende spunto dalla ricerca comparata, ed in particolare dal sistema statunitense. Vengono poi esaminate altre questioni lasciate irrisolte dal legislatore, quali la captazione di comunicazioni vocali effettuate con sistemi VoIP e l’apprensione in tempo reale della posta elettronica. Infine, viene approfondita la complessa tematica della conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico – c.d. data retention. Sul versante delle indagini informatiche non disciplinate dalla legge – pedinamento satellitare e c.d. perquisizioni online – il quesito centrale cui si è cercato di dare risposta è se, allo stato, si tratti di prova atipica oppure piuttosto di prova incostituzionale, propendendo per quest’ultima conclusione. Da ultimo si sono presi in considerazione i delicati profili di cooperazione giudiziaria, con particolare attenzione alla tutela dei diritti fondamentali della persona. Una cooperazione giudiziaria in materia di acquisizione probatoria che sia rispettosa dei diritti fondamentali dei soggetti coinvolti e che porti a risultati utilizzabili e ammissibili in giudizio presuppone, infatti, l’esistenza di standards investigativi comuni. Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, l’Unione europea possiede gli strumenti per dettare disposizioni comuni agli Stati membri in materia di acquisizione probatoria (art. 82 TFUE). A tal fine, riteniamo che la giurisprudenza della Corte di Strasburgo relativa in particolare all’art. 8 CEDU possa costituire una buona base giuridica da cui prendere le mosse.

Prova informatica e diritti fondamentali della persona nel processo penale / Iovene, Federica. - (2014), pp. 1-220.

Prova informatica e diritti fondamentali della persona nel processo penale

Iovene, Federica
2014-01-01

Abstract

La tesi si propone di approfondire il tema dell’incidenza che le innovazioni in campo tecnologico e informatico hanno sui mezzi di ricerca della prova. Preliminare all’esame della disciplina positiva è una riflessione sui diritti fondamentali – costituzionali e convenzionali (CEDU e CDFUE) - che le indagini informatiche sono suscettibili di comprimere e limitare. A tal fine vengono esaminati innanzitutto i “classici” diritti fondamentali alla libertà personale, all’inviolabilità del domicilio, alla libertà e segretezza delle comunicazioni e alla libertà di circolazione, inoltre diritti di “nuova generazione”, come i diritti di privacy - riservatezza e tutela dei dati personali -. Infine, prendendo spunto dall’esperienza comparata, e in particolare dalla giurisprudenza costituzionale tedesca, si vaglia l’opportunità di creare nuovi diritti fondamentali, in grado di tutelare la persona di fronte alle sfide poste dal progresso tecnologico. Una volta delineata la cornice costituzionale di riferimento, vengono presi in considerazione i mezzi di ricerca della prova informatici tipici, così come disciplinati a seguito della ratifica della Convenzione Cybercrime e vengono messe in luce le carenze dell’intervento legislativo che lasciano aperte alcune questioni fondamentali: la natura giuridica dell’attività di clonazione dell’hard disk, cui è strettamente collegato il problema dell’attuazione del contraddittorio con la difesa, le conseguenze derivanti dall’inosservanza delle best practices nel condurre le indagini informatiche, la persistenza dell’interesse al riesame del decreto di sequestro di computer, restituito dopo la clonazione dell’hard disk, il rischio di perquisizioni esplorative, che muovono alla ricerca della notitia criminis. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, si suggerisce una possibile soluzione, che prende spunto dalla ricerca comparata, ed in particolare dal sistema statunitense. Vengono poi esaminate altre questioni lasciate irrisolte dal legislatore, quali la captazione di comunicazioni vocali effettuate con sistemi VoIP e l’apprensione in tempo reale della posta elettronica. Infine, viene approfondita la complessa tematica della conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico – c.d. data retention. Sul versante delle indagini informatiche non disciplinate dalla legge – pedinamento satellitare e c.d. perquisizioni online – il quesito centrale cui si è cercato di dare risposta è se, allo stato, si tratti di prova atipica oppure piuttosto di prova incostituzionale, propendendo per quest’ultima conclusione. Da ultimo si sono presi in considerazione i delicati profili di cooperazione giudiziaria, con particolare attenzione alla tutela dei diritti fondamentali della persona. Una cooperazione giudiziaria in materia di acquisizione probatoria che sia rispettosa dei diritti fondamentali dei soggetti coinvolti e che porti a risultati utilizzabili e ammissibili in giudizio presuppone, infatti, l’esistenza di standards investigativi comuni. Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, l’Unione europea possiede gli strumenti per dettare disposizioni comuni agli Stati membri in materia di acquisizione probatoria (art. 82 TFUE). A tal fine, riteniamo che la giurisprudenza della Corte di Strasburgo relativa in particolare all’art. 8 CEDU possa costituire una buona base giuridica da cui prendere le mosse.
2014
XXVI
2012-2013
Facoltà di Giurisprudenza (29/10/12-)
Comparative and European Legal Studies
Orlandi, Renzo
no
Italiano
Settore IUS/16 - Diritto Processuale Penale
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Tipologia: Tesi di dottorato (Doctoral Thesis)
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11572/368965
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