L’intento dello studio proposto è quello di indagare le trasformazioni che stanno attraversando il mondo della cura a fronte dei mutamenti di carattere demografico, sociale e tecnologico e dei complessi processi di medicalizzazione che riguardano l’intera società contemporanea e, in modo particolare, le dinamiche di invecchiamento degli individui. La vecchiaia rappresenta oggi una situazione assolutamente nuova nel panorama della cura, principalmente a causa dell’aumento esponenziale – oltre che di “anziani attivi” – di “grandi anziani”, spesso polipatologici, non autosufficienti e quindi fortemente bisognosi di cura e assistenza. Le domande che fanno da sfondo alla ricerca interrogano le modalità con le quali processi di medicalizzazione e di biomedicalizzazione stiano modificando le pratiche di cura rivolte ad anziani, focalizzandosi su come si riarticoli la relazione tra caring e curing – cioè tra la parte socio-assistenziale e quella sanitaria della cura – e su come queste trasformazioni incidano sull’organizzazione della cura nel suo insieme, sulle diverse traiettorie professionali e sulle relazioni tra i molteplici attori che vivono la scena della cura. L’analisi si situa all’interno di un terreno interdisciplinare dove si incontrano la sociologia della salute, la branca della sociologia delle professioni che si occupa del mondo socio-sanitario e la gerontologia sociale. La cura viene studiata con riferimento al paradigma dell’attività situata e al dibattito multidisciplinare dei practice-based studies, che permettono di leggerla come un campo di pratiche – unità di analisi della ricerca – che si costruiscono in situazione. La metodologia utilizzata è la Case Study Research e la selezione dei casi studio è avvenuta seguendo la logica del theoretical sampling: il primo caso studio è una Residenza Sanitario Assistenziale e il secondo una casa di riposo e protetta; entrambi i casi sono situati in Regione Emilia Romagna. Il lavoro di ricerca sul campo ha visto lo svolgersi di un’etnografia delle pratiche di care e di cure, che si è basata su un’osservazione partecipante della vita organizzativa e sull’utilizzo di altre tecniche di indagine quali le interviste esplorative, lo shadowing e le interviste sul campo. I risultati della ricerca – la cui premessa è l’emergere dal campo del concetto di ben-essere come principio che regola l’organizzazione e oggetto comune a tutte le pratiche di cura – sono sintetizzati in 6 processi significativi che articolano il fare cura nelle strutture osservate, individuati analizzando le risorse alla base della performance della pratica del fare cura – ovvero l’infrastruttura tecnologica e prescrittiva, la conoscenza sensibile e le pratiche discorsive – e del lavoro attraverso cui si mantiene un orientamento comune verso il ben-essere. Tali processi sono: negoziare in situazione tempi e ruoli professionali; attivare canali prescrittivi non gerarchici; mobilitare l’azione congiunta di soggetti umani e oggetti tecnologici; sviluppare una “visione interprofessionale” attraverso il corpo; curare con le parole; mantenere un orientamento comune verso il benessere. L’ultima parte dell’analisi empirica si è focalizzata sulla pratica dell’alimentazione, che è stata identificata come pratica che “àncora” le altre pratiche di cura in quanto pioniera di un “fare” complesso ed eterogeneo che abita l’intero mondo della cura e trascina con sé le trasformazioni di altre pratiche. L’alimentazione è stata utilizzata per introdurre e affrontare una tendenza riscontrata in numerose altre pratiche di cura e che si esprime in due logiche emergenti dal campo che sembrano fare da sfondo anche a tutte le altre pratiche di cura: la logica della prevenzione del rischio e la logica della medicina difensiva e del “non scegliere” in situazione. Le conclusioni del lavoro ruotano attorno a due riflessioni sulle pratiche di cura. In primo luogo, l’analisi dei 6 processi sopra citati fa emergere una forma di integrazione socio-sanitaria che si realizza nel corso dell’azione – ovvero prima del suo recepimento istituzionale – in cui si vede una continua rinegoziazione in situazione dei ruoli e dei confini professionali istituzionalizzati e una riconfigurazione della relazione tra la care e la cure. In secondo luogo, la proposta che emerge dall'analisi è che per preservare e stimolare un’integrazione socio-sanitaria virtuosa, sia necessario “curare la cura”, mettendo al centro delle organizzazioni di cura l’assunzione del rischio e la gestione responsabile del processo decisionale ad esso connesso.

Curare gli anziani: pratiche di cura in tensione tra processi assistenziali e di medicalizzazione / Rodeschini, Giulia. - (2013), pp. 1-300.

Curare gli anziani: pratiche di cura in tensione tra processi assistenziali e di medicalizzazione

Rodeschini, Giulia
2013-01-01

Abstract

L’intento dello studio proposto è quello di indagare le trasformazioni che stanno attraversando il mondo della cura a fronte dei mutamenti di carattere demografico, sociale e tecnologico e dei complessi processi di medicalizzazione che riguardano l’intera società contemporanea e, in modo particolare, le dinamiche di invecchiamento degli individui. La vecchiaia rappresenta oggi una situazione assolutamente nuova nel panorama della cura, principalmente a causa dell’aumento esponenziale – oltre che di “anziani attivi” – di “grandi anziani”, spesso polipatologici, non autosufficienti e quindi fortemente bisognosi di cura e assistenza. Le domande che fanno da sfondo alla ricerca interrogano le modalità con le quali processi di medicalizzazione e di biomedicalizzazione stiano modificando le pratiche di cura rivolte ad anziani, focalizzandosi su come si riarticoli la relazione tra caring e curing – cioè tra la parte socio-assistenziale e quella sanitaria della cura – e su come queste trasformazioni incidano sull’organizzazione della cura nel suo insieme, sulle diverse traiettorie professionali e sulle relazioni tra i molteplici attori che vivono la scena della cura. L’analisi si situa all’interno di un terreno interdisciplinare dove si incontrano la sociologia della salute, la branca della sociologia delle professioni che si occupa del mondo socio-sanitario e la gerontologia sociale. La cura viene studiata con riferimento al paradigma dell’attività situata e al dibattito multidisciplinare dei practice-based studies, che permettono di leggerla come un campo di pratiche – unità di analisi della ricerca – che si costruiscono in situazione. La metodologia utilizzata è la Case Study Research e la selezione dei casi studio è avvenuta seguendo la logica del theoretical sampling: il primo caso studio è una Residenza Sanitario Assistenziale e il secondo una casa di riposo e protetta; entrambi i casi sono situati in Regione Emilia Romagna. Il lavoro di ricerca sul campo ha visto lo svolgersi di un’etnografia delle pratiche di care e di cure, che si è basata su un’osservazione partecipante della vita organizzativa e sull’utilizzo di altre tecniche di indagine quali le interviste esplorative, lo shadowing e le interviste sul campo. I risultati della ricerca – la cui premessa è l’emergere dal campo del concetto di ben-essere come principio che regola l’organizzazione e oggetto comune a tutte le pratiche di cura – sono sintetizzati in 6 processi significativi che articolano il fare cura nelle strutture osservate, individuati analizzando le risorse alla base della performance della pratica del fare cura – ovvero l’infrastruttura tecnologica e prescrittiva, la conoscenza sensibile e le pratiche discorsive – e del lavoro attraverso cui si mantiene un orientamento comune verso il ben-essere. Tali processi sono: negoziare in situazione tempi e ruoli professionali; attivare canali prescrittivi non gerarchici; mobilitare l’azione congiunta di soggetti umani e oggetti tecnologici; sviluppare una “visione interprofessionale” attraverso il corpo; curare con le parole; mantenere un orientamento comune verso il benessere. L’ultima parte dell’analisi empirica si è focalizzata sulla pratica dell’alimentazione, che è stata identificata come pratica che “àncora” le altre pratiche di cura in quanto pioniera di un “fare” complesso ed eterogeneo che abita l’intero mondo della cura e trascina con sé le trasformazioni di altre pratiche. L’alimentazione è stata utilizzata per introdurre e affrontare una tendenza riscontrata in numerose altre pratiche di cura e che si esprime in due logiche emergenti dal campo che sembrano fare da sfondo anche a tutte le altre pratiche di cura: la logica della prevenzione del rischio e la logica della medicina difensiva e del “non scegliere” in situazione. Le conclusioni del lavoro ruotano attorno a due riflessioni sulle pratiche di cura. In primo luogo, l’analisi dei 6 processi sopra citati fa emergere una forma di integrazione socio-sanitaria che si realizza nel corso dell’azione – ovvero prima del suo recepimento istituzionale – in cui si vede una continua rinegoziazione in situazione dei ruoli e dei confini professionali istituzionalizzati e una riconfigurazione della relazione tra la care e la cure. In secondo luogo, la proposta che emerge dall'analisi è che per preservare e stimolare un’integrazione socio-sanitaria virtuosa, sia necessario “curare la cura”, mettendo al centro delle organizzazioni di cura l’assunzione del rischio e la gestione responsabile del processo decisionale ad esso connesso.
2013
XXIV
2012-2013
Sociologia e ricerca sociale (29/10/12-)
Sociology and Social Research (within the School in Social Sciences, till the a.y. 2010-11)
Gherardi , Silvia
D'Andrea, Vincenzo
no
Italiano
Settore SPS/09 - Sociologia dei Processi economici e del Lavoro
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