Il presente lavoro, focalizzandosi in particolare sull’istruzione universitaria e superiore, indaga il fenomeno che in Italia prende spesso il nome generico di “dispersione”, un problema strutturale e complesso che riguarda molti Paesi. A partire da una disamina complessiva della letteratura nazionale e internazionale sono stati analizzati dettagliatamente i termini utilizzati per denominare il fenomeno (in particolare drop-out, underachievement, dispersione e il corollario che a questi si accompagna) (primo capitolo). Successivamente l’analisi si è concentrata sui numerosi modelli teorici di analisi dei fenomeni di abbandono, elaborati soprattutto a partire dagli anni Settanta del Novecento e in particolar modo negli Stati Uniti (secondo capitolo). Dopo aver delineato questo quadro teorico, si è passati ad una disamina storico–statistico–normativa dei documenti istituzionali riferiti al contesto europeo (terzo capitolo) considerando le raccomandazioni relative all’educazione e all’istruzione definite a partire dalla European Higher Education Area (EHEA). Ne emerge un quadro frammentario e lasciato alla capacità/volontà delle singole istituzioni di recepire le raccomandazioni che arrivano dai documenti ufficiali. Infine, sono state considerate le strategie e le azioni (le strade) e gli strumenti (le bussole) messi in campo per prevenire e contrastare il fenomeno (quarto capitolo). L’attenzione è stata posta in particolare sul Personal Development Plan, uno strumento “riflessivo” che ha consentito, soprattutto in ambito anglosassone, di ottenere interessanti risultati. Alla fine del lavoro, viene presentata la ricerca sul campo condotta con riferimento alla realtà trentina, coinvolgendo alcune scuole secondarie di secondo grado e alcuni studenti del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento (capitolo quinto). Nella ricerca è stata sperimentata una forma di peer orientation ed è stato utilizzato in parte lo strumento del PDP pur riveduto e adattato al contesto considerato. Da questo lavoro è emersa complessivamente una certa incapacità delle istituzioni di stimolare pratiche riflessive, di accompagnare, di creare “comunità”, di attivare il desiderio di conoscere e di apprendere per tutta la vita. Parallelamente è stata rilevata un’assenza di regia, circa eventuali azioni messe in essere per favorire il successo negli studi dalle istituzioni educative e formative considerate. Solo strategie ragionate mirate e soprattutto coordinate possono implementare azioni efficaci ed individuare gli strumenti adatti per “allenare” giovani e adulti ad essere soggetti attivi e riflessivi, in grado di divenire motore del proprio cambiamento e parte attiva e responsabile della società.

L'insuccesso negli studi universitari: un problema di strade o di bussole? / Civettini, Catia. - (2018), pp. 1-362.

L'insuccesso negli studi universitari: un problema di strade o di bussole?

Civettini, Catia
2018-01-01

Abstract

Il presente lavoro, focalizzandosi in particolare sull’istruzione universitaria e superiore, indaga il fenomeno che in Italia prende spesso il nome generico di “dispersione”, un problema strutturale e complesso che riguarda molti Paesi. A partire da una disamina complessiva della letteratura nazionale e internazionale sono stati analizzati dettagliatamente i termini utilizzati per denominare il fenomeno (in particolare drop-out, underachievement, dispersione e il corollario che a questi si accompagna) (primo capitolo). Successivamente l’analisi si è concentrata sui numerosi modelli teorici di analisi dei fenomeni di abbandono, elaborati soprattutto a partire dagli anni Settanta del Novecento e in particolar modo negli Stati Uniti (secondo capitolo). Dopo aver delineato questo quadro teorico, si è passati ad una disamina storico–statistico–normativa dei documenti istituzionali riferiti al contesto europeo (terzo capitolo) considerando le raccomandazioni relative all’educazione e all’istruzione definite a partire dalla European Higher Education Area (EHEA). Ne emerge un quadro frammentario e lasciato alla capacità/volontà delle singole istituzioni di recepire le raccomandazioni che arrivano dai documenti ufficiali. Infine, sono state considerate le strategie e le azioni (le strade) e gli strumenti (le bussole) messi in campo per prevenire e contrastare il fenomeno (quarto capitolo). L’attenzione è stata posta in particolare sul Personal Development Plan, uno strumento “riflessivo” che ha consentito, soprattutto in ambito anglosassone, di ottenere interessanti risultati. Alla fine del lavoro, viene presentata la ricerca sul campo condotta con riferimento alla realtà trentina, coinvolgendo alcune scuole secondarie di secondo grado e alcuni studenti del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento (capitolo quinto). Nella ricerca è stata sperimentata una forma di peer orientation ed è stato utilizzato in parte lo strumento del PDP pur riveduto e adattato al contesto considerato. Da questo lavoro è emersa complessivamente una certa incapacità delle istituzioni di stimolare pratiche riflessive, di accompagnare, di creare “comunità”, di attivare il desiderio di conoscere e di apprendere per tutta la vita. Parallelamente è stata rilevata un’assenza di regia, circa eventuali azioni messe in essere per favorire il successo negli studi dalle istituzioni educative e formative considerate. Solo strategie ragionate mirate e soprattutto coordinate possono implementare azioni efficaci ed individuare gli strumenti adatti per “allenare” giovani e adulti ad essere soggetti attivi e riflessivi, in grado di divenire motore del proprio cambiamento e parte attiva e responsabile della società.
2018
XXVIII
2018-2019
Lettere e filosofia (29/10/12-)
Humanities
Bombardelli, Olga
no
Italiano
Settore M-PED/03 - Didattica e Pedagogia Speciale
Settore M-PED/01 - Pedagogia Generale e Sociale
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