Il presente lavoro si prefigge l’obiettivo di analizzare l’impatto che le libertà di circolazione delle imprese e dei servizi, nella loro applicazione combinata, possono avere sulla tutela dei diritti dei lavoratori e segnatamente sulla manodopera in distacco nell’ambito di una prestazione di servizi. I recenti processi di liberalizzazione, ed in particolare la liberalizzazione del mercato dei servizi, operata per il tramite della Direttiva Bolkestein, nonché l’allargamento ad Est dell’Unione Europea, hanno evidenziato come all’interno del mercato unico vi sia un forte attrito (e squilibrio) tra interessi di impresa e tutela dei diritti sociali. Tale attrito è stato di recente amplificato da talune sentenze della Corte di Giustizia (Laval, Viking, Ruffert e Lussemburgo), le quali hanno di fatto subordinato (e degradato) i diritti fondamentali dei lavoratori, così come i più importanti diritti sociali, quali il diritto alla negoziazione collettiva ed il diritto di sciopero, a mere e potenziali restrizioni del diritto di stabilimento delle imprese, sancito dall’art. 43 Trattato CE e del diritto alla libera circolazione dei servizi, previsto dall’art. 49 Trattato CE. Nella ricerca è stato quindi evidenziato, a più riprese, come accanto al processo di liberalizzazione progressivamente attuato, ed all’integrazione di mercati segmentati (ovvero di Paesi con tutele inferiori rispetto a quelli già membri), l’Unione Europea non abbia adottato un’adeguata normativa di protezione, lasciando il compito di garantire i diritti fondamentali dei lavoratori alla sola Direttiva 96/71/CE (in materia di distacco di manodopera) ed – indirettamente - alla normativa internazional-privatistica, per quanto concerna l’individuazione della legge applicabile ai rapporti con elementi di internazionalità. Tali normative sono state analizzate nel dettaglio, al fine di evidenziare le lacune esistenti nell’ordinamento comunitario (soprattutto a seguito dei principi emersi nelle sentenze sopra citate) e ricercare un punto di equilibrio tra gli interessi che si contrappongono nel mercato unico, ovvero tra il valore assoluto riconosciuto dalla Corte di Giustizia alle libertà economiche previste dal Trattato e le ragioni ed i diritti da riconoscersi alle organizzazioni sindacali ed alla manodopera impiegata nell’ambito di una prestazione di servizi. In tale contesto, ci si è concentrati sulle questioni attinenti alla tutela dei lavoratori operanti nel settore dei trasporti, soprattutto alla luce dei principi emersi nella sentenza Viking Lines, cercando di verificare se la normativa internazional-privatistica ed in particolare il Regolamento Roma I, potessero offrire una risposta alle esigenze di tutela di tali lavoratori. Infine, da tutta l’analisi e le ricerche condotte è emersa una conclusione ritenuta inevitabile, ovvero la necessità di procedere ad una riforma della normativa esistente, ed in particolare della Direttiva 96/71/CE, atto concepito all’epoca in cui il mercato unico risultava sostanzialmente omogeneo e con un generale livello di tutela condiviso in tutti gli Stati (allora) membri e che ad oggi, invece, risulta inadeguata a perseguire lo scopo per il quale essa era stata pensata ed adottata.

Libera circolazione delle imprese e dei servizi, distacco di manodopera e tutela dei lavoratori / Amato, Paolo. - (2010), pp. 1-270.

Libera circolazione delle imprese e dei servizi, distacco di manodopera e tutela dei lavoratori

Amato, Paolo
2010-01-01

Abstract

Il presente lavoro si prefigge l’obiettivo di analizzare l’impatto che le libertà di circolazione delle imprese e dei servizi, nella loro applicazione combinata, possono avere sulla tutela dei diritti dei lavoratori e segnatamente sulla manodopera in distacco nell’ambito di una prestazione di servizi. I recenti processi di liberalizzazione, ed in particolare la liberalizzazione del mercato dei servizi, operata per il tramite della Direttiva Bolkestein, nonché l’allargamento ad Est dell’Unione Europea, hanno evidenziato come all’interno del mercato unico vi sia un forte attrito (e squilibrio) tra interessi di impresa e tutela dei diritti sociali. Tale attrito è stato di recente amplificato da talune sentenze della Corte di Giustizia (Laval, Viking, Ruffert e Lussemburgo), le quali hanno di fatto subordinato (e degradato) i diritti fondamentali dei lavoratori, così come i più importanti diritti sociali, quali il diritto alla negoziazione collettiva ed il diritto di sciopero, a mere e potenziali restrizioni del diritto di stabilimento delle imprese, sancito dall’art. 43 Trattato CE e del diritto alla libera circolazione dei servizi, previsto dall’art. 49 Trattato CE. Nella ricerca è stato quindi evidenziato, a più riprese, come accanto al processo di liberalizzazione progressivamente attuato, ed all’integrazione di mercati segmentati (ovvero di Paesi con tutele inferiori rispetto a quelli già membri), l’Unione Europea non abbia adottato un’adeguata normativa di protezione, lasciando il compito di garantire i diritti fondamentali dei lavoratori alla sola Direttiva 96/71/CE (in materia di distacco di manodopera) ed – indirettamente - alla normativa internazional-privatistica, per quanto concerna l’individuazione della legge applicabile ai rapporti con elementi di internazionalità. Tali normative sono state analizzate nel dettaglio, al fine di evidenziare le lacune esistenti nell’ordinamento comunitario (soprattutto a seguito dei principi emersi nelle sentenze sopra citate) e ricercare un punto di equilibrio tra gli interessi che si contrappongono nel mercato unico, ovvero tra il valore assoluto riconosciuto dalla Corte di Giustizia alle libertà economiche previste dal Trattato e le ragioni ed i diritti da riconoscersi alle organizzazioni sindacali ed alla manodopera impiegata nell’ambito di una prestazione di servizi. In tale contesto, ci si è concentrati sulle questioni attinenti alla tutela dei lavoratori operanti nel settore dei trasporti, soprattutto alla luce dei principi emersi nella sentenza Viking Lines, cercando di verificare se la normativa internazional-privatistica ed in particolare il Regolamento Roma I, potessero offrire una risposta alle esigenze di tutela di tali lavoratori. Infine, da tutta l’analisi e le ricerche condotte è emersa una conclusione ritenuta inevitabile, ovvero la necessità di procedere ad una riforma della normativa esistente, ed in particolare della Direttiva 96/71/CE, atto concepito all’epoca in cui il mercato unico risultava sostanzialmente omogeneo e con un generale livello di tutela condiviso in tutti gli Stati (allora) membri e che ad oggi, invece, risulta inadeguata a perseguire lo scopo per il quale essa era stata pensata ed adottata.
2010
XXI
2009-2010
Scienze Giuridiche (cess.4/11/12)
Comparative and European Legal Studies
Bolego, Giorgio
no
Italiano
Settore IUS/07 - Diritto del Lavoro
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
tesi_completa_(3ago2010).pdf

accesso aperto

Tipologia: Tesi di dottorato (Doctoral Thesis)
Licenza: Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione 4.08 MB
Formato Adobe PDF
4.08 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11572/368059
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact