Il lavoro nasce, quanto a stimoli, dall’instabilità delle regole che governano il “bancario” per approfondire un argomento, quello degli interessi c.d. composti, che vive da sempre nell’ambiguità (rectius, dissociazione) di formanti di segno opposto. La dinamica di conflitto, di contraddizioni, di rottura fra formante legislativo e giurisprudenza disorienta la prassi e restituisce allo studioso regole operazionali, non mere declamazioni, sovente incompatibili tra loro. L’obiettivo che ci si propone è allora quello di delineare – per il medio della comparazione giuridica – l’esatto ambito applicativo del fenomeno anatocistico, sia ripercorrendo l’evoluzione storica dell’istituto nel diritto civile e commerciale, sia attraverso un confronto con la disciplina dettata in tema di obbligazioni pecuniarie e interessi. Si è così dato ampio risalto, oltre ai temi più generali dell’(in)adempimento e degli interessi monetari con le loro tradizionali partizioni (prima tra tutte, quella in compensativi e moratori), a “province” della scienza giuridica strettamente inerenti l’istituto in esame, come gli usi, la trasparenza, l’usura, ecc. Tale inquadramento, tuttavia, coglie esclusivamente alcuni profili strutturali del fenomeno in discorso. Altri non meno significativi ne risultano trascurati: la dialettica fra autonomia privata e controllo giudiziario; il ruolo della clausola madre di buona fede oggettiva; i risultati dell’applicazione delle regole di informazione, di adeguatezza, di meritevolezza e di equilibrio economico. Un diverso inquadramento, forse più coerente con il mercato del credito europeo, profila presupposti costruttivi differenti e conseguenze applicative non trascurabili.
L'anatocismo. Contributo allo studio della teoria dell'obbligazione pecuniaria / Daprà, Stefano. - (2017), pp. 1-169.
L'anatocismo. Contributo allo studio della teoria dell'obbligazione pecuniaria.
Daprà, Stefano
2017-01-01
Abstract
Il lavoro nasce, quanto a stimoli, dall’instabilità delle regole che governano il “bancario” per approfondire un argomento, quello degli interessi c.d. composti, che vive da sempre nell’ambiguità (rectius, dissociazione) di formanti di segno opposto. La dinamica di conflitto, di contraddizioni, di rottura fra formante legislativo e giurisprudenza disorienta la prassi e restituisce allo studioso regole operazionali, non mere declamazioni, sovente incompatibili tra loro. L’obiettivo che ci si propone è allora quello di delineare – per il medio della comparazione giuridica – l’esatto ambito applicativo del fenomeno anatocistico, sia ripercorrendo l’evoluzione storica dell’istituto nel diritto civile e commerciale, sia attraverso un confronto con la disciplina dettata in tema di obbligazioni pecuniarie e interessi. Si è così dato ampio risalto, oltre ai temi più generali dell’(in)adempimento e degli interessi monetari con le loro tradizionali partizioni (prima tra tutte, quella in compensativi e moratori), a “province” della scienza giuridica strettamente inerenti l’istituto in esame, come gli usi, la trasparenza, l’usura, ecc. Tale inquadramento, tuttavia, coglie esclusivamente alcuni profili strutturali del fenomeno in discorso. Altri non meno significativi ne risultano trascurati: la dialettica fra autonomia privata e controllo giudiziario; il ruolo della clausola madre di buona fede oggettiva; i risultati dell’applicazione delle regole di informazione, di adeguatezza, di meritevolezza e di equilibrio economico. Un diverso inquadramento, forse più coerente con il mercato del credito europeo, profila presupposti costruttivi differenti e conseguenze applicative non trascurabili.File | Dimensione | Formato | |
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