Il lavoro di ricerca svoltosi in questi tre anni di dottorato (2015 – 2018) è stato incentrato sulla ricostruzione monografica della storia del locale tribunale del Sant’Uffizio di Reggio Emilia e sul suo rapporto con l’episcopio dal punto di vista giudiziario in età moderna. Si tratta di una ricostruzione non semplice, dovuta alla dispersione delle carte. Parole chiave per comprendere come sia stato oggettivamente difficoltoso stilare una “fluida” concatenazione di eventi storici per questa istituzione. Il trasferimento della sede locale, tra Ferrara e Parma (XIII – XVI secolo), tra Parma e Ferrara (1509 – 1564), tra Ferrara e Reggio (1564 – 1598) e infine l’unione con Modena (1780 – 1785) crearono progressivamente un handicap, un vuoto nelle fonti, dovuto alla perdita o al mancato ritrovamento delle stesse, che è stato registrato da vari studiosi quali Prosperi, Spaggiari, Prodi e Biondi, giusto per citarne alcuni. La storia della corte inquisitoriale locale si connette strettamente, almeno nella sua struttura, con la sua storia archivistica: infatti, ad ogni trasferimento della sede, il suo archivio veniva spostato di concerto con essa determinandone la perdita di carteggi. Tale ricostruzione non è stata favorita nemmeno dalla storia dell’Archivio centrale del Sant’Uffizio (oggi Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede) negli anni della Rivoluzione francese e del periodo napoleonico: l’intero patrimonio di carte fu trasferito a Parigi nel 1809 e restituito a Roma nel 1816 a cui seguì la distruzione di gran parte del carteggio per motivazioni logistiche mostrate dagli stessi prelati della Sacra Congregazione. Fatte queste dovute premesse, tuttavia, non si è rinunciato a stendere una monografia su tale magistratura locale che, nonostante il suo essere spuria e lacunosa in certe parti a causa delle motivazioni addotte prima, senza nulla pretendere cerca di essere la più aggiornata possibile. Aiutandomi con fonti primarie e cronache custodite all’Archivio Diocesano e di Stato di Reggio Emilia, alla Biblioteca Municipale Antonio Panizzi della stessa città, all’Archivio di Stato di Modena e all’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede sono giunto alla compilazione di questo studio non tanto secondo un arco cronologico ben scandito ma per macro-tematiche, dividendolo in due parti (comprendenti rispettivamente due capitoli). La prima parte cerca principalmente di descrivere una storia, per così dire, istituzionale della sede locale del Sant’Uffizio dalle origini medievali alla sua unione con la sede modenese e la successiva soppressione. Nel primo e nel secondo capitolo in particolare vengono trattate, rispettivamente, la nascita della corte giudiziaria reggiana sino al suo trasferimento alla capitale estense, Ferrara, e la scansione degli eventi dai suoi anni ferraresi alla soppressione ducale del 1785. La seconda parte, invece, pone alcuni focus sul bilancio dei procedimenti penali svolti dalla magistratura e sul suo rapporto con il tribunale del vescovo. Il terzo capitolo verte sulla quantità di processi che il tribunale dovette affrontare e su alcuni reati-peccati particolarmente perseguiti tra il XVII ed il XVIII secolo, mentre il quarto capitolo ha come oggetto d’indagine il progressivo cambiamento, tra XVI e XVIII secolo, degli equilibri tra le due personalità di spicco in materia di giustizia di Fede: l’inquisitore da una parte ed il vescovo dall’altra. Seguono una breve e utile appendice documentaria delle carte più importanti inerenti alcune tematiche sviscerate nello studio e le relative conclusioni. La ricostruzione di una storia della magistratura che comprendeva un territorio relativamente piccolo come la città di Reggio e le sue propaggini (le vicarìe foranee) fa comprendere non tanto il funzionamento della stessa, quanto l’interconnessione tra centro e periferia, tra la Santa Sede (rappresentata dalla Congregazione del Sant’Uffizio) e la sua sede extra-romana. Un complesso network di provvedimenti e applicazioni degli stessi, di domande e di risoluzioni che nella storia dell’Inquisizione in Italia aggiunge un piccolo pezzo al puzzle enorme di studi sull’argomento.

Il reato e il peccato. Il tribunale dell'Inquisizione di Reggio Emilia in età moderna (XVI-XVIII secolo) / Al Sabbagh, Luca. - (2019), pp. 1-256.

Il reato e il peccato. Il tribunale dell'Inquisizione di Reggio Emilia in età moderna (XVI-XVIII secolo).

Al Sabbagh , Luca
2019-01-01

Abstract

Il lavoro di ricerca svoltosi in questi tre anni di dottorato (2015 – 2018) è stato incentrato sulla ricostruzione monografica della storia del locale tribunale del Sant’Uffizio di Reggio Emilia e sul suo rapporto con l’episcopio dal punto di vista giudiziario in età moderna. Si tratta di una ricostruzione non semplice, dovuta alla dispersione delle carte. Parole chiave per comprendere come sia stato oggettivamente difficoltoso stilare una “fluida” concatenazione di eventi storici per questa istituzione. Il trasferimento della sede locale, tra Ferrara e Parma (XIII – XVI secolo), tra Parma e Ferrara (1509 – 1564), tra Ferrara e Reggio (1564 – 1598) e infine l’unione con Modena (1780 – 1785) crearono progressivamente un handicap, un vuoto nelle fonti, dovuto alla perdita o al mancato ritrovamento delle stesse, che è stato registrato da vari studiosi quali Prosperi, Spaggiari, Prodi e Biondi, giusto per citarne alcuni. La storia della corte inquisitoriale locale si connette strettamente, almeno nella sua struttura, con la sua storia archivistica: infatti, ad ogni trasferimento della sede, il suo archivio veniva spostato di concerto con essa determinandone la perdita di carteggi. Tale ricostruzione non è stata favorita nemmeno dalla storia dell’Archivio centrale del Sant’Uffizio (oggi Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede) negli anni della Rivoluzione francese e del periodo napoleonico: l’intero patrimonio di carte fu trasferito a Parigi nel 1809 e restituito a Roma nel 1816 a cui seguì la distruzione di gran parte del carteggio per motivazioni logistiche mostrate dagli stessi prelati della Sacra Congregazione. Fatte queste dovute premesse, tuttavia, non si è rinunciato a stendere una monografia su tale magistratura locale che, nonostante il suo essere spuria e lacunosa in certe parti a causa delle motivazioni addotte prima, senza nulla pretendere cerca di essere la più aggiornata possibile. Aiutandomi con fonti primarie e cronache custodite all’Archivio Diocesano e di Stato di Reggio Emilia, alla Biblioteca Municipale Antonio Panizzi della stessa città, all’Archivio di Stato di Modena e all’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede sono giunto alla compilazione di questo studio non tanto secondo un arco cronologico ben scandito ma per macro-tematiche, dividendolo in due parti (comprendenti rispettivamente due capitoli). La prima parte cerca principalmente di descrivere una storia, per così dire, istituzionale della sede locale del Sant’Uffizio dalle origini medievali alla sua unione con la sede modenese e la successiva soppressione. Nel primo e nel secondo capitolo in particolare vengono trattate, rispettivamente, la nascita della corte giudiziaria reggiana sino al suo trasferimento alla capitale estense, Ferrara, e la scansione degli eventi dai suoi anni ferraresi alla soppressione ducale del 1785. La seconda parte, invece, pone alcuni focus sul bilancio dei procedimenti penali svolti dalla magistratura e sul suo rapporto con il tribunale del vescovo. Il terzo capitolo verte sulla quantità di processi che il tribunale dovette affrontare e su alcuni reati-peccati particolarmente perseguiti tra il XVII ed il XVIII secolo, mentre il quarto capitolo ha come oggetto d’indagine il progressivo cambiamento, tra XVI e XVIII secolo, degli equilibri tra le due personalità di spicco in materia di giustizia di Fede: l’inquisitore da una parte ed il vescovo dall’altra. Seguono una breve e utile appendice documentaria delle carte più importanti inerenti alcune tematiche sviscerate nello studio e le relative conclusioni. La ricostruzione di una storia della magistratura che comprendeva un territorio relativamente piccolo come la città di Reggio e le sue propaggini (le vicarìe foranee) fa comprendere non tanto il funzionamento della stessa, quanto l’interconnessione tra centro e periferia, tra la Santa Sede (rappresentata dalla Congregazione del Sant’Uffizio) e la sua sede extra-romana. Un complesso network di provvedimenti e applicazioni degli stessi, di domande e di risoluzioni che nella storia dell’Inquisizione in Italia aggiunge un piccolo pezzo al puzzle enorme di studi sull’argomento.
2019
XXXI
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Lettere e filosofia (29/10/12-)
European Cultures. Environment, Contexts, Histories, Arts, Ideas
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