Lo studio affronta il problematico argomento della ciclicità in relazione a due grandi lirici tedeschi, Stefan George e Friedrich Hoelderlin, misurandosi con una vasta tradizione critica e con non agevoli dettati ermeneutici. Il lavoro è scandito in sette capitoli, dei quali il primo analizza il termine 'ciclo', partendo dal suo significato etimologico di cerchio, circolo e ruota, per poi soffermarsi sul significato di successione di eventi memorabili all'interno di un'epoca. Il ciclo è inteso quale categoria estetico-semantica che, incardinata nella dimensione riflessiva del linguaggio, permette di leggere le liriche sia come singoli testi autonomi sia come testi poetici inseriti in un insieme più vasto. Nel secondo capitolo si analizza la nozione di rituale ciclico in Stefan George nel contesto della Germania guglielmina, lacerata dalla frattura fra Bourgeoise e Bildungsbuergertum. Da questo prospettiva il rituale ciclico georgeano è concepito come mito che mira a creare una tradizione culturale funzionale ai bisogni della Germania, legittimandone i caratteri di specificità, eccellenza ed esclusività rispetto alle altre nazioni, nonché esorcizzando lo stereotipo tedesco di "verspaetete Nation", condannata a restare in uno stato di frammentazione territoriale fino al 1871. Il mito carente, capace di tradurre in realtà una volontà di potenza di stampo nietzscheano, viene incarnato dal poeta come esponente di una realtà potenziata che si colloca in un punto di scissura tra finito e infinito. Fondandosi sulla ripetizione di un'azione, il rituale estetico garantisce stabilità e continuità e offre un efficace antidoto contro la fugacità del tempo, mentre l'espressione poetica diviene una totalità in sé conchiusa. In Stefan George il culto della bellezza genera un cerchio magico, nel quale egli si trasforma da esteta in vate che preconizza la palingenesi dell'umanità. Oggetto di indagine sono state, a titolo di esempio, le strutture cicliche di Der Teppich des Lebens und die Lieder von Traum und Tod mit einem Vorspiel. Infine il lavoro volge a contemplare il rapporto tra Friedrich Hoelderlin e Stefan George, a partire dall'analisi del contributo di George e dei suoi sodali per la riscoperta dell'opera tarda di Hoelderlin per poi estendersi alle fonti utilizzate nel processo ermeneutico della poesia georgeana, nonché alle analogie tematiche rintracciabili tra i due poeti tedeschi che mantengono inalterata la propria singolarità sul piano stilistico e linguistico. Ciò avviene attraverso l'analisi di testi esemplari come gli hoelderliniani Fragment philosophischer Briefe e Verfahrungsweise des poetischen Geistes oltre agli inni Patmos, Friedensfeier, Brot und Wein e Der Zeitgeist e le loro ricadute entro l'opera georgeana, a fronte dello specifico paradigma della ciclicità.

Stefan George e Friedrich Hoelderlin: due ciclicità  a confronto / Serio, Marco. - (2016), pp. 1-198.

Stefan George e Friedrich Hoelderlin: due ciclicità  a confronto

Serio, Marco
2016-01-01

Abstract

Lo studio affronta il problematico argomento della ciclicità in relazione a due grandi lirici tedeschi, Stefan George e Friedrich Hoelderlin, misurandosi con una vasta tradizione critica e con non agevoli dettati ermeneutici. Il lavoro è scandito in sette capitoli, dei quali il primo analizza il termine 'ciclo', partendo dal suo significato etimologico di cerchio, circolo e ruota, per poi soffermarsi sul significato di successione di eventi memorabili all'interno di un'epoca. Il ciclo è inteso quale categoria estetico-semantica che, incardinata nella dimensione riflessiva del linguaggio, permette di leggere le liriche sia come singoli testi autonomi sia come testi poetici inseriti in un insieme più vasto. Nel secondo capitolo si analizza la nozione di rituale ciclico in Stefan George nel contesto della Germania guglielmina, lacerata dalla frattura fra Bourgeoise e Bildungsbuergertum. Da questo prospettiva il rituale ciclico georgeano è concepito come mito che mira a creare una tradizione culturale funzionale ai bisogni della Germania, legittimandone i caratteri di specificità, eccellenza ed esclusività rispetto alle altre nazioni, nonché esorcizzando lo stereotipo tedesco di "verspaetete Nation", condannata a restare in uno stato di frammentazione territoriale fino al 1871. Il mito carente, capace di tradurre in realtà una volontà di potenza di stampo nietzscheano, viene incarnato dal poeta come esponente di una realtà potenziata che si colloca in un punto di scissura tra finito e infinito. Fondandosi sulla ripetizione di un'azione, il rituale estetico garantisce stabilità e continuità e offre un efficace antidoto contro la fugacità del tempo, mentre l'espressione poetica diviene una totalità in sé conchiusa. In Stefan George il culto della bellezza genera un cerchio magico, nel quale egli si trasforma da esteta in vate che preconizza la palingenesi dell'umanità. Oggetto di indagine sono state, a titolo di esempio, le strutture cicliche di Der Teppich des Lebens und die Lieder von Traum und Tod mit einem Vorspiel. Infine il lavoro volge a contemplare il rapporto tra Friedrich Hoelderlin e Stefan George, a partire dall'analisi del contributo di George e dei suoi sodali per la riscoperta dell'opera tarda di Hoelderlin per poi estendersi alle fonti utilizzate nel processo ermeneutico della poesia georgeana, nonché alle analogie tematiche rintracciabili tra i due poeti tedeschi che mantengono inalterata la propria singolarità sul piano stilistico e linguistico. Ciò avviene attraverso l'analisi di testi esemplari come gli hoelderliniani Fragment philosophischer Briefe e Verfahrungsweise des poetischen Geistes oltre agli inni Patmos, Friedensfeier, Brot und Wein e Der Zeitgeist e le loro ricadute entro l'opera georgeana, a fronte dello specifico paradigma della ciclicità.
2016
XXVIII
2015-2016
Lettere e filosofia (29/10/12-)
Humanities
Fambrini, Alessandro
no
Inglese
Settore L-LIN/13 - Letteratura Tedesca
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