La ricchezza femminile rappresentava una componente di assoluto rilievo nella vita delle città dell'Impero, come rivela in modo macroscopico l'evidenza epigrafica, opportunamente valorizzata anche dagli orientamenti più recenti della ricerca. Ma cosa accade se si volge lo sguardo alla dimensione privata della gestione e della trasmissione del patrimonio? È possibile individuare, quantomeno de facto, una responsabilità nell'amministrazione delle ricchezze da parte delle donne? In quali termini queste ultime potevano concorrere alla prosperità finanziaria delle loro famiglie? Prendendo le mosse da una rilettura degli epitaffi dedicati alle 'matronae', spesso commemorate proprio attraverso espliciti riferimenti alle loro qualità di amministratrici domestiche, il lavoro si propone di indagare la rilevanza del contributo femminile all'economia di una 'domus' aristocratica nel periodo compreso tra le guerre civili e il primo Principato. Nella prima parte della ricerca (Capitolo Primo), sottoposta a riconsiderazione critica l'attendibilità dell'idea che il principale apporto economico muliebre fosse limitato alla lavorazione della lana, viene analizzata la centralità del ruolo matronale nella supervisione della 'domus', che nel quadro delle economie preindustriali rappresentava molto più di una struttura abitativa o di uno spazio funzionale all'autorappresentazione del proprietario, fungendo piuttosto anche da vero e proprio centro di produzione, conservazione e organizzazione dell'intero patrimonio. Nella seconda parte della tesi, il contributo della matrona all'economia della 'domus' viene valutato sotto il profilo più strettamente finanziario, concentrando l'attenzione rispettivamente sulla dote (Capitolo Secondo), sui beni ereditari (Capitolo Terzo) e sui negotia (Capitolo Quarto). Tra la tarda Repubblica e il primo Impero, infatti, il patrimonio di una 'domus' aristocratica poteva contare su due diversi apporti, rigorosamente distinti e ugualmente significativi: da un lato quello del 'paterfamilias', dall'altro quello della 'materfamilias', non solo, dunque, moglie e madre, ma anche domina, titolare di diritti patrimoniali e di capacità di agire. Il lavoro evidenzia che assumere la 'domus' quale 'focus' dell'indagine costituisce una prospettiva tutt'altro che limitativa: dall'esame delle fonti, in effetti, traspare come la soggettività patrimoniale femminile non esaurisse la propria rilevanza in un'ottica esclusivamente privatistica, assurgendo invece, negli equilibri socio-politici di un ordinamento censitario quale quello romano, a elemento di rilevanza strategica, non a caso sovente oggetto d'attenzione anche da parte del potere imperiale.
'Domum servavit'. La responsabilità economica delle donne romane tra guerre civili e Principato. Economia e diritto per una storia di genere / Vettori, Giulia. - (2018), pp. 1-434.
'Domum servavit'. La responsabilità economica delle donne romane tra guerre civili e Principato. Economia e diritto per una storia di genere
Vettori, Giulia
2018-01-01
Abstract
La ricchezza femminile rappresentava una componente di assoluto rilievo nella vita delle città dell'Impero, come rivela in modo macroscopico l'evidenza epigrafica, opportunamente valorizzata anche dagli orientamenti più recenti della ricerca. Ma cosa accade se si volge lo sguardo alla dimensione privata della gestione e della trasmissione del patrimonio? È possibile individuare, quantomeno de facto, una responsabilità nell'amministrazione delle ricchezze da parte delle donne? In quali termini queste ultime potevano concorrere alla prosperità finanziaria delle loro famiglie? Prendendo le mosse da una rilettura degli epitaffi dedicati alle 'matronae', spesso commemorate proprio attraverso espliciti riferimenti alle loro qualità di amministratrici domestiche, il lavoro si propone di indagare la rilevanza del contributo femminile all'economia di una 'domus' aristocratica nel periodo compreso tra le guerre civili e il primo Principato. Nella prima parte della ricerca (Capitolo Primo), sottoposta a riconsiderazione critica l'attendibilità dell'idea che il principale apporto economico muliebre fosse limitato alla lavorazione della lana, viene analizzata la centralità del ruolo matronale nella supervisione della 'domus', che nel quadro delle economie preindustriali rappresentava molto più di una struttura abitativa o di uno spazio funzionale all'autorappresentazione del proprietario, fungendo piuttosto anche da vero e proprio centro di produzione, conservazione e organizzazione dell'intero patrimonio. Nella seconda parte della tesi, il contributo della matrona all'economia della 'domus' viene valutato sotto il profilo più strettamente finanziario, concentrando l'attenzione rispettivamente sulla dote (Capitolo Secondo), sui beni ereditari (Capitolo Terzo) e sui negotia (Capitolo Quarto). Tra la tarda Repubblica e il primo Impero, infatti, il patrimonio di una 'domus' aristocratica poteva contare su due diversi apporti, rigorosamente distinti e ugualmente significativi: da un lato quello del 'paterfamilias', dall'altro quello della 'materfamilias', non solo, dunque, moglie e madre, ma anche domina, titolare di diritti patrimoniali e di capacità di agire. Il lavoro evidenzia che assumere la 'domus' quale 'focus' dell'indagine costituisce una prospettiva tutt'altro che limitativa: dall'esame delle fonti, in effetti, traspare come la soggettività patrimoniale femminile non esaurisse la propria rilevanza in un'ottica esclusivamente privatistica, assurgendo invece, negli equilibri socio-politici di un ordinamento censitario quale quello romano, a elemento di rilevanza strategica, non a caso sovente oggetto d'attenzione anche da parte del potere imperiale.File | Dimensione | Formato | |
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