Negli ultimi decenni è emersa progressivamente – sia a livello internazionale, che europeo-regionale – la multidisciplinarietà̀ dell’animal welfare. L’allevamento di animali da reddito, non più inteso esclusivamente quale mezzo di produzione alimentare, è diventato anche una preoccupazione etica dei consumatori, pluralmente influenzata dalle dimensioni scientifiche, storiche, culturali, religiose, economiche e politiche. La domanda di prodotti rispondenti agli standard di benessere animale è in costante crescita ed offre inevitabilmente un maggiore vantaggio competitivo a quei produttori che riescono a conformarsi a tale credence good. Si rileva inoltre che, quando si parla di controlli ed informazioni, l’attenzione è quasi sempre focalizzata sulla tutela degli interessi degli acquirenti, ma non ci si deve dimenticare che l’effettività̀ degli attributi attestati impatta concretamente sulla qualità̀ di vita degli animali. Diventa allora un obbligo morale del consumatore compiere scelte alimentari consapevoli ed informate. La moltiplicazione disorganica degli obblighi informativi e delle certificazioni non sempre conduce però ad una migliore protezione degli animali (e dei consumatori), lasciando l’individuo solo davanti a scelte complicate e ad analfabetismi linguistici, culturali e democratici. Ai sensi dello stesso diritto primario dell’Unione europea si rinviene una tensione originaria sullo status formale degli animali, inizialmente riconosciuti quali “esseri senzienti” (ex articolo 13 TFUE), ma successivamente qualificati come “prodotti agricoli (ex articolo 38 TFUE). Questa dualità ha finito per creare il malinteso sul significato effettivo di animal welfare e sulle implicazioni che ne conseguono nel quadro del diritto secondario. Sebbene siano stato vietate alcune pratiche problematiche in termini di benessere, le esigenze etologiche animali – a causa della natura economica delle misure – sono spesso passate in secondo piano e ci si è basati su parametri correlati a risorse, produttività̀, salubrità̀ e qualità̀ dei prodotti. Nell’animal welfare science è ormai largamente condivisa la necessità di considerare i bisogni animali in modo più̀ olistico, valutando la qualità̀ della vita percepita dall’animale attraverso la considerazione della sua capacità di eseguire comportamenti naturali, della sua salute fisica e del funzionamento biologico e lo stesso approccio One Health è stato fortemente raccomandato anche nel contesto della attuale pandemia di Coronavirus (SARS-CoV-2). L’auspicio è che l’Unione europea – proprio perché́ si autodefinisce knowledge-based society – aggiorni i propri standard in questi termini e costituisca una nuova PAC concretamente attenta al benessere animale, anche attraverso l’implementazione di un sistema di etichettatura cogente ed uniforme. Elemento di chiusura diventa il controllo svolto – per il tramite del diritto all’informazione – dai cittadini (“consumAttori”) quali garanti della correttezza e trasparenza delle certificazioni, nonché́ dell’effettività̀ e dell’efficacia delle verifiche di conformità̀ sulla produzione agroalimentare.

In recent decades, the multidisciplinary nature of animal welfare has gradually emerged – both at an international and European-regional level. The breeding of livestock, no longer exclusively intended as a means of food production, has also become an ethical concern for consumers, plurally influenced by the scientific, historical, cultural, religious, economic, and political dimensions. The demand for products that meet animal welfare standards is constantly growing and inevitably offers a greater competitive advantage to those producers who manage to comply with this credence good. It is also noted that, when it comes to controls and information, attention is nearly always focused on protecting the interests of buyers, but it must not be forgotten that the effectiveness of the certified attributes has an actual impact on the quality of life of the animals. It then becomes a moral obligation of the consumer to make conscious and informed food choices. However, the disorganic multiplication of information requirements and certifications does not always lead to better protection of animals (and consumers), leaving the individual alone in the face of complicated choices and linguistic, cultural and democratic illiteracy. Under the primary law of the European Union itself, there is an original tension on the formal status of animals, who are initially recognized as "sentient beings" (pursuant to Article 13 TFEU), but subsequently qualified as "agricultural products” (pursuant to Article 38 TFEU). This duality has ended up creating the misunderstanding about the actual meaning of animal welfare and the implications that follow from it in the framework of secondary law. Although some problematic practices in terms of welfare have been banned, animal ethological needs – due to the economic nature of the measures – have often taken a back seat and have been based on parameters related to resources, productivity, healthiness, and product quality. In animal welfare science the need to consider animal needs in a more holistic way is now widely shared, evaluating the quality of life perceived by the animal through consideration of its ability to perform natural behaviors, its physical health and biological functioning, and the One Health approach itself has also been strongly recommended in the context of the current Coronavirus pandemic (SARS-CoV-2). The hope is that the European Union – precisely because it defines itself as a knowledge-based society – will update its standards in these terms and constitute a new CAP that is concretely concerned with the animal welfare, also through the implementation of a mandatory and uniform labeling system. The closing element becomes the control carried out – through the right to information – by citizens ("consumAttori") as guarantors of the correctness and transparency of the certifications, as well as the effectiveness and efficiency of compliance checks on agri-food production.

L’animal welfare nelle filiere alimentari: etichettatura e certificazioni / Zanon, Miriana. - ELETTRONICO. - (2021), pp. 1-215. [10.15168/11572_314248]

L’animal welfare nelle filiere alimentari: etichettatura e certificazioni

2021-01-01

Abstract

Negli ultimi decenni è emersa progressivamente – sia a livello internazionale, che europeo-regionale – la multidisciplinarietà̀ dell’animal welfare. L’allevamento di animali da reddito, non più inteso esclusivamente quale mezzo di produzione alimentare, è diventato anche una preoccupazione etica dei consumatori, pluralmente influenzata dalle dimensioni scientifiche, storiche, culturali, religiose, economiche e politiche. La domanda di prodotti rispondenti agli standard di benessere animale è in costante crescita ed offre inevitabilmente un maggiore vantaggio competitivo a quei produttori che riescono a conformarsi a tale credence good. Si rileva inoltre che, quando si parla di controlli ed informazioni, l’attenzione è quasi sempre focalizzata sulla tutela degli interessi degli acquirenti, ma non ci si deve dimenticare che l’effettività̀ degli attributi attestati impatta concretamente sulla qualità̀ di vita degli animali. Diventa allora un obbligo morale del consumatore compiere scelte alimentari consapevoli ed informate. La moltiplicazione disorganica degli obblighi informativi e delle certificazioni non sempre conduce però ad una migliore protezione degli animali (e dei consumatori), lasciando l’individuo solo davanti a scelte complicate e ad analfabetismi linguistici, culturali e democratici. Ai sensi dello stesso diritto primario dell’Unione europea si rinviene una tensione originaria sullo status formale degli animali, inizialmente riconosciuti quali “esseri senzienti” (ex articolo 13 TFUE), ma successivamente qualificati come “prodotti agricoli (ex articolo 38 TFUE). Questa dualità ha finito per creare il malinteso sul significato effettivo di animal welfare e sulle implicazioni che ne conseguono nel quadro del diritto secondario. Sebbene siano stato vietate alcune pratiche problematiche in termini di benessere, le esigenze etologiche animali – a causa della natura economica delle misure – sono spesso passate in secondo piano e ci si è basati su parametri correlati a risorse, produttività̀, salubrità̀ e qualità̀ dei prodotti. Nell’animal welfare science è ormai largamente condivisa la necessità di considerare i bisogni animali in modo più̀ olistico, valutando la qualità̀ della vita percepita dall’animale attraverso la considerazione della sua capacità di eseguire comportamenti naturali, della sua salute fisica e del funzionamento biologico e lo stesso approccio One Health è stato fortemente raccomandato anche nel contesto della attuale pandemia di Coronavirus (SARS-CoV-2). L’auspicio è che l’Unione europea – proprio perché́ si autodefinisce knowledge-based society – aggiorni i propri standard in questi termini e costituisca una nuova PAC concretamente attenta al benessere animale, anche attraverso l’implementazione di un sistema di etichettatura cogente ed uniforme. Elemento di chiusura diventa il controllo svolto – per il tramite del diritto all’informazione – dai cittadini (“consumAttori”) quali garanti della correttezza e trasparenza delle certificazioni, nonché́ dell’effettività̀ e dell’efficacia delle verifiche di conformità̀ sulla produzione agroalimentare.
2021
Trento
Università degli Studi di Trento. Facoltà di Giurisprudenza
978-88-8443-959-8
L’animal welfare nelle filiere alimentari: etichettatura e certificazioni / Zanon, Miriana. - ELETTRONICO. - (2021), pp. 1-215. [10.15168/11572_314248]
Zanon, Miriana
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