La prima parte dell’intervento nasce dal dialogo fra i due autori, diversi per età, percorso professionale, scelte di pianificazione familiare, prospettive di mobilità e si condensa nella narrazione esemplare di un idealtipico lavoratore della conoscenza. La narrazione riflette sulla necessità di pensare la propria condizione lavorativa ed esistenziale superando, al contempo, le singole prospettive individuali(stiche) e la tentazione di riconoscersi in una classe, quella dei precari, troppo eterea per essere reale. Si introducono qui i concetti di volontariato scettico e di involontariato professionale. Nella seconda parte, mantenendo il dialogo come metodo, si propone una breve riflessione sulla gabbia dorata del capitalismo contemporaneo, sviluppando l’idea di precariato come condizione (non come classe) e proponendo alcune possibili prospettive di emancipazione, che passano dal riconoscimento delle risorse presenti nelle molteplici soggettività esistenti. Nella parte conclusiva si insiste sull’urgenza sociale di ricostruire una grammatica delle relazioni partendo dalle potenzialità strutturanti del capitalismo, sottraendogli però finalità e risultati.
The first part of the paper is the result of a dialogue between the two authors, who differ in terms of age, career, family and perspective of mobility; it is shaped as an exemplary narration of an ideal-typical knowledge worker: it is an attempt to explore professional and existential status beyond the single individual(istic) perspective and overcoming the temptation to see ourselves as members of a class, that of precarious workers, which is too vague to be useful. Here we introduce the concepts of sceptical volunteering and professional in-volunteering. The second part, also based on a dialogue, presents a short reflection on the golden cage of contemporary capitalism, developing the idea of precariousness as a condition (not a class) and proposing some prospects for emancipation which acknowledge the numerous existing subjectivities and their resources. In the conclusions we stress the social urgency of rebuilding a grammar of relations based on the structuring potential of capitalism, but without its goals and results.
Lavoratori della conoscenza: resistenza e resa? Dialogo sulle pratiche e le teorie / Bertuzzi, Niccolò; Borghi, Paolo. - In: SOCIOLOGIA ITALIANA. - ISSN 2281-2652. - 5:(2015), pp. 155-165. [10.1485/AIS_N_5_APR_2015_FOCUS_3]
Lavoratori della conoscenza: resistenza e resa? Dialogo sulle pratiche e le teorie
Bertuzzi, Niccolò;Borghi, Paolo
2015-01-01
Abstract
La prima parte dell’intervento nasce dal dialogo fra i due autori, diversi per età, percorso professionale, scelte di pianificazione familiare, prospettive di mobilità e si condensa nella narrazione esemplare di un idealtipico lavoratore della conoscenza. La narrazione riflette sulla necessità di pensare la propria condizione lavorativa ed esistenziale superando, al contempo, le singole prospettive individuali(stiche) e la tentazione di riconoscersi in una classe, quella dei precari, troppo eterea per essere reale. Si introducono qui i concetti di volontariato scettico e di involontariato professionale. Nella seconda parte, mantenendo il dialogo come metodo, si propone una breve riflessione sulla gabbia dorata del capitalismo contemporaneo, sviluppando l’idea di precariato come condizione (non come classe) e proponendo alcune possibili prospettive di emancipazione, che passano dal riconoscimento delle risorse presenti nelle molteplici soggettività esistenti. Nella parte conclusiva si insiste sull’urgenza sociale di ricostruire una grammatica delle relazioni partendo dalle potenzialità strutturanti del capitalismo, sottraendogli però finalità e risultati.File | Dimensione | Formato | |
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