Il confronto con l’età dell’oro compare nel Politico di Platone sotto il segno di un’incolmabile distanza, che tuttavia difficilmente potremmo legare a un sentimento di nostalgia: rivisitando alcuni miti di matrice esiodea, Platone interviene sul senso della storia umana, creando un’opposizione tra l’età di Crono che guarda al passato e l’età di Prometeo, che guarda al futuro e all’azione che trasforma. La questione in gioco, nel contesto del Politico di Platone, è la guida politica di un movimento sfuggito alla guida di un dio che agisce attraverso la natura e ormai affidato al gioco di poteri tecnici non necessariamente illuminati da sapienza divina. Questo saggio intende indagare i motivi per cui il Politico ripropone la favola antica del re-pastore, in un contesto in cui si tratta di rispondere a una questione irrisolta sul piano della ricerca dialettica: quale tipo di sapere, conoscenza o virtù, identifica l’uomo capace di governare? Con il mito del re-pastore, che vede nel tempo di Crono l’età dell’oro dell’umanità, Platone evoca l’immagine più arcaica della sovranità, il più antico e inconfutabile modello di buon governo, ma lo fa ribaltandone i pilastri fondamentali: la divinità del governante e il completo affidamento dei governati, giustificabile solo nel caso di un divario incolmabile tra loro, come quello tra dei e uomini o tra uomini e bestie. Il racconto apre la strada a un profondo rinnovamento delle idee di Platone sul modello del buon governo. Non meno importante è la riflessione teorica sul corretto uso dei paradigmi in una ricerca che porta alla sostituzione della figura mitica del re-pastore con il modello del sovrano-tessitore. Lo stretto legame tra sapere e potere, che nella Repubblica giustificava il governo dei filosofi, è qui riformulato per chiarire i termini in cui è possibile parlare di una «tecnica regale» che sia in grado di organizzare e convogliare al bene della comunità politica le diverse competenze distribuite tra i cittadini. Il governo divino dell’età dell’oro mantiene il suo valore come modello di cura, ma nessun governo umano potrà pretendere di eguagliarne le capacità di provvidenza senza aprirsi alla collaborazione.

We would be wrong to state that Plato’s approach to the Golden Age in the Statesman occurs through nostalgia, even if he stresses the immense distance between our world and that blessed time. Plato seems rather aware of the difference between the age of Cronus, constantly looking on the past, and the forward-looking age of Prometheus, a time of transformative action. The real question in the Statesman is how to politically lead the cosmic movement of the universe, which is not ruled by the god through nature anymore but is entrusted to technical powers that are neither constantly nor necessarily enlightened by divine wisdom. Plato’s great question therefore becomes how to single out the peculiar form of knowledge possessed by the few men that are truly capable to rule. The shepherd-god, who ruled the cosmos during the age of Cronus, is the most ancient and solid image of good government. Yet, when Plato evokes it, he does so by overturning its main feature, that is by leaving aside the completely abandoned disposition of the ruled vis-a-vis the divine status of the ruler, which is only justifiable in presence of an unbridgeable chasm between the two, such as that between gods and men, or men and beasts. The tale paves the way to a deep renewal of Plato’s ideas about the model of good government. No less important is the theoretical reflection on the correct use of paradigms in a research that leads to the replacement of the mythical figure of the king-shepherd with the model of the ruler-weaver. The close tie between knowledge and power that had been previously expressed in the Republic, though not abandoned, is entirely revised in order to clarify the boundaries of the «kingly technique» that is capable to organise the different kinds of knowledge possessed by the citizens so that they may all contribute to the establishment of the common good. The divine rule that existed during the Golden Age maintains its status as an unrivalled model of caring, hence its present human counterpart may hope to equal its providence only by resorting to effectual co-operation.

L'età dell'oro e il rovesciamento del mito del buon governo nel Politico di Platone. Una lezione sull'uso dei modelli / de Luise, F.. - In: PLATO JOURNAL. - ISSN 2183-4105. - ELETTRONICO. - 2020:(2020), pp. 21-37.

L'età dell'oro e il rovesciamento del mito del buon governo nel Politico di Platone. Una lezione sull'uso dei modelli

de Luise F.
2020-01-01

Abstract

Il confronto con l’età dell’oro compare nel Politico di Platone sotto il segno di un’incolmabile distanza, che tuttavia difficilmente potremmo legare a un sentimento di nostalgia: rivisitando alcuni miti di matrice esiodea, Platone interviene sul senso della storia umana, creando un’opposizione tra l’età di Crono che guarda al passato e l’età di Prometeo, che guarda al futuro e all’azione che trasforma. La questione in gioco, nel contesto del Politico di Platone, è la guida politica di un movimento sfuggito alla guida di un dio che agisce attraverso la natura e ormai affidato al gioco di poteri tecnici non necessariamente illuminati da sapienza divina. Questo saggio intende indagare i motivi per cui il Politico ripropone la favola antica del re-pastore, in un contesto in cui si tratta di rispondere a una questione irrisolta sul piano della ricerca dialettica: quale tipo di sapere, conoscenza o virtù, identifica l’uomo capace di governare? Con il mito del re-pastore, che vede nel tempo di Crono l’età dell’oro dell’umanità, Platone evoca l’immagine più arcaica della sovranità, il più antico e inconfutabile modello di buon governo, ma lo fa ribaltandone i pilastri fondamentali: la divinità del governante e il completo affidamento dei governati, giustificabile solo nel caso di un divario incolmabile tra loro, come quello tra dei e uomini o tra uomini e bestie. Il racconto apre la strada a un profondo rinnovamento delle idee di Platone sul modello del buon governo. Non meno importante è la riflessione teorica sul corretto uso dei paradigmi in una ricerca che porta alla sostituzione della figura mitica del re-pastore con il modello del sovrano-tessitore. Lo stretto legame tra sapere e potere, che nella Repubblica giustificava il governo dei filosofi, è qui riformulato per chiarire i termini in cui è possibile parlare di una «tecnica regale» che sia in grado di organizzare e convogliare al bene della comunità politica le diverse competenze distribuite tra i cittadini. Il governo divino dell’età dell’oro mantiene il suo valore come modello di cura, ma nessun governo umano potrà pretendere di eguagliarne le capacità di provvidenza senza aprirsi alla collaborazione.
2020
de Luise, F.
L'età dell'oro e il rovesciamento del mito del buon governo nel Politico di Platone. Una lezione sull'uso dei modelli / de Luise, F.. - In: PLATO JOURNAL. - ISSN 2183-4105. - ELETTRONICO. - 2020:(2020), pp. 21-37.
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