Schnock, una delle rare prove narrative di Friedrich Hebbel (1813-1863), che qui viene presentata in prima traduzione italiana, è definita dal suo autore «dipinto olandese»: dichiarazione di genere, che indica programmaticamente una traccia jeanpauliana, ripercorribile nella sistematicità del testo, nella sua comicità eccentrica, nel linguaggio immaginifico, nell’uso della digressione e della divagazione. La novella di Hebbel («il mio piccolo romanzo», la definì il suo autore) dipana sul filo del grottesco motivi di per sé fantastici se non proprio orrorifici: baci a sangue, omicidi non consumati, presenze spettrali e apparizioni diaboliche si alternano alle miserie quotidiane della vita di un falegname in una cittadina tedesca, temperandosi tuttavia nel segno di una comicità che li attrae in orbita realistica. Schnock, opera giovanile, finisce così per marcare la strada al passaggio fra un meraviglioso che porta con sé ancora echi tardo-romantici, e una sensibilità tipicamente hebbeliana, pervasa da un malessere che sa già di modernità e reca in nuce l’impronta di quelle che saranno le grandi tragedie dell’autore tedesco.

Schnock: un dipinto olandese

Fambrini, Alessandro
1998-01-01

Abstract

Schnock, una delle rare prove narrative di Friedrich Hebbel (1813-1863), che qui viene presentata in prima traduzione italiana, è definita dal suo autore «dipinto olandese»: dichiarazione di genere, che indica programmaticamente una traccia jeanpauliana, ripercorribile nella sistematicità del testo, nella sua comicità eccentrica, nel linguaggio immaginifico, nell’uso della digressione e della divagazione. La novella di Hebbel («il mio piccolo romanzo», la definì il suo autore) dipana sul filo del grottesco motivi di per sé fantastici se non proprio orrorifici: baci a sangue, omicidi non consumati, presenze spettrali e apparizioni diaboliche si alternano alle miserie quotidiane della vita di un falegname in una cittadina tedesca, temperandosi tuttavia nel segno di una comicità che li attrae in orbita realistica. Schnock, opera giovanile, finisce così per marcare la strada al passaggio fra un meraviglioso che porta con sé ancora echi tardo-romantici, e una sensibilità tipicamente hebbeliana, pervasa da un malessere che sa già di modernità e reca in nuce l’impronta di quelle che saranno le grandi tragedie dell’autore tedesco.
1998
Trento
Università di Trento. Dipartimento di scienze filologiche e storiche
88-86135- 84-X
Fambrini, Alessandro
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