«Pendant de longues années l’Italie eut en Balla un grand peintre qu’elle ignora totalement». Nel 1950, con questo giudizio, Christian Zervos esortava la critica e la storiografia italiana a prendere coscienza del crescente riconoscimento internazionale suscitato dall’opera di Giacomo Balla. Era il principio di una riscoperta che, durante la sua tarda maturità, investirà il maestro futurista di un ruolo e di un’attenzione sino ad allora inediti nel panorama italiano. La sua vicenda si trovò, infatti, interamente coinvolta nella controversa auto-legittimazione delle poetiche non figurative nel secondo dopoguerra, dettando ai più giovani i termini di un recupero storiografico che fosse, ora, d’interpretazione tutta astrattista. Chiamato in causa da più parti, da Forma 1 ad Origine, passando per il non secondario appello del M.A.C., Balla divenne l’esempio di quel contributo tempestivo all’astrazione internazionale che l’Italia aveva a lungo cercato. Tuttavia, ad una più attenta analisi storica, emerge quanto la fortuna di Balla negli anni 1948-1954 fosse stata circoscritta e non avesse riservato un vero approfondimento su quegli aspetti potenzialmente più modernisti della sua opera. La sua portata innovativa fu, più che altro, limitata al dibattito critico, al primato storico, lasciando poche tracce stilistiche nei giovani astrattisti, spesso di scontata derivazione dinamista. Sarà soltanto nel 1952, con la comparsa delle prime compenetrazioni astratte e la contestuale lettura astratta, fornita da Enrico Prampolini ed Ettore Colla, che si aprirà una reale pagina modernista per Balla. Una maturazione della sua eredità stilistica che giungerà soltanto con i reticoli di Piero Dorazio, uno dei giovani artisti, da più tempo e con più cura, attenti al messaggio del maestro.

«Pendant de longues années l’Italie eut en Balla un grand peintre qu’elle ignora totalement». In 1950 these Christian Zervos’ words incited Italian Art Critics and Literature into being aware of the international and increasing relevance of Giacomo Balla’s work. It was the beginning of a renaissance which will recognize a new pivotal role in the Italian context for the old Futurist painter. His renaissance was totally involved in the self-accreditation and controversial strategy of the young abstract painters in the post Second World War period which proposed a new nonfigurative interpretation for his work. According to them, from Forma 1 to Origine or other gruops like the M.A.C., Balla became a prompt precedent for Italian Art in the history of abstraction. However, from a more careful historical point of view, since 1948 until 1954, the Balla’s reception was limited and it never delved into those potentially modernists aspects of his style. His innovative outcome was only connected to the critical debate of that time or it was just conceived in terms of “historic primacy”. No young artists seems to deeply learn from his style and the major part of his legacy concerns the most predictable question of dynamism. Finally the reappearance of his Compenetrazioni iridescenti and the related abstract interpretation provided by Enrico Prampolini and Ettore Colla in 1952 opened a new phase of a more modernist reception for Balla. Only Piero Dorazio’s reticoli (one of the most and long-lasting interested in Balla among the young artists) will turn this new critical approach into a new painting style.

Gli antenati elettivi: Giacomo Balla astrattista tra Forma 1 e Origine (1948-1954) / Viva, Denis. - In: STUDI DI MEMOFONTE. - ISSN 2038-0488. - ELETTRONICO. - 2014, 13:(2014), pp. 195-222.

Gli antenati elettivi: Giacomo Balla astrattista tra Forma 1 e Origine (1948-1954)

VIVA, Denis
2014-01-01

Abstract

«Pendant de longues années l’Italie eut en Balla un grand peintre qu’elle ignora totalement». Nel 1950, con questo giudizio, Christian Zervos esortava la critica e la storiografia italiana a prendere coscienza del crescente riconoscimento internazionale suscitato dall’opera di Giacomo Balla. Era il principio di una riscoperta che, durante la sua tarda maturità, investirà il maestro futurista di un ruolo e di un’attenzione sino ad allora inediti nel panorama italiano. La sua vicenda si trovò, infatti, interamente coinvolta nella controversa auto-legittimazione delle poetiche non figurative nel secondo dopoguerra, dettando ai più giovani i termini di un recupero storiografico che fosse, ora, d’interpretazione tutta astrattista. Chiamato in causa da più parti, da Forma 1 ad Origine, passando per il non secondario appello del M.A.C., Balla divenne l’esempio di quel contributo tempestivo all’astrazione internazionale che l’Italia aveva a lungo cercato. Tuttavia, ad una più attenta analisi storica, emerge quanto la fortuna di Balla negli anni 1948-1954 fosse stata circoscritta e non avesse riservato un vero approfondimento su quegli aspetti potenzialmente più modernisti della sua opera. La sua portata innovativa fu, più che altro, limitata al dibattito critico, al primato storico, lasciando poche tracce stilistiche nei giovani astrattisti, spesso di scontata derivazione dinamista. Sarà soltanto nel 1952, con la comparsa delle prime compenetrazioni astratte e la contestuale lettura astratta, fornita da Enrico Prampolini ed Ettore Colla, che si aprirà una reale pagina modernista per Balla. Una maturazione della sua eredità stilistica che giungerà soltanto con i reticoli di Piero Dorazio, uno dei giovani artisti, da più tempo e con più cura, attenti al messaggio del maestro.
2014
Viva, Denis
Gli antenati elettivi: Giacomo Balla astrattista tra Forma 1 e Origine (1948-1954) / Viva, Denis. - In: STUDI DI MEMOFONTE. - ISSN 2038-0488. - ELETTRONICO. - 2014, 13:(2014), pp. 195-222.
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