Il saggio prende in esame il problema degli squilibri irrisolti nei processi di sviluppo territoriale e nei percorsi intrapresi da diverse categorie e comunità di interesse, e problematizza le ricette che negli anni ‘90 si basavano sulla diffusione dell’economia della conoscenza e sul coordinamento delle risorse da parte delle organizzazioni di mercato, da un lato, e dello Stato, dall’altro. Questo contributo identifica il “fallimento della governance” di cui si dotano tali organizzazioni come un’importante causa di questi squilibri, indicando i limiti di forme in cui vi è concentrazione di potere decisionale, laddove invece sarebbe necessario aprire il processo di decisione strategico a molteplici portatori di interesse, oltre che riconoscere la complessità delle sfide sociali ed i bisogni che le caratterizzano. Si suggerisce come modello di governance alternativo quello a stakeholder multiplo, incentrato sull’inclusione dei portatori di interesse, enfatizzando la capacità di queste forme di creare vantaggi per gli stakeholder nonché maggiore beneficio pubblico, o esternalità positive per la collettività. Secondo il modello proposto, la riduzione degli squilibri di conoscenza, status, redditi, e autorità decisionale si basa su soluzioni che comprendono l’applicazione di forme di governance inclusive non solo al coordinamento di risorse materiali e finanziarie, ma anche all’utilizzo e alla ri-creazione di competenze, beni relazionali, norme comportamentali reciprocanti e cooperative, valori di solidarietà intra e inter-generazionale.
Perché le imprese sociali devono avere una governance inclusiva / Sacchetti, Silvia. - In: IMPRESA SOCIALE. - ISSN 2282-1694. - ELETTRONICO. - 2018:11(2018), pp. 14-22. [10.7425/IS.2018.11.02]
Perché le imprese sociali devono avere una governance inclusiva
Sacchetti, Silvia
2018-01-01
Abstract
Il saggio prende in esame il problema degli squilibri irrisolti nei processi di sviluppo territoriale e nei percorsi intrapresi da diverse categorie e comunità di interesse, e problematizza le ricette che negli anni ‘90 si basavano sulla diffusione dell’economia della conoscenza e sul coordinamento delle risorse da parte delle organizzazioni di mercato, da un lato, e dello Stato, dall’altro. Questo contributo identifica il “fallimento della governance” di cui si dotano tali organizzazioni come un’importante causa di questi squilibri, indicando i limiti di forme in cui vi è concentrazione di potere decisionale, laddove invece sarebbe necessario aprire il processo di decisione strategico a molteplici portatori di interesse, oltre che riconoscere la complessità delle sfide sociali ed i bisogni che le caratterizzano. Si suggerisce come modello di governance alternativo quello a stakeholder multiplo, incentrato sull’inclusione dei portatori di interesse, enfatizzando la capacità di queste forme di creare vantaggi per gli stakeholder nonché maggiore beneficio pubblico, o esternalità positive per la collettività. Secondo il modello proposto, la riduzione degli squilibri di conoscenza, status, redditi, e autorità decisionale si basa su soluzioni che comprendono l’applicazione di forme di governance inclusive non solo al coordinamento di risorse materiali e finanziarie, ma anche all’utilizzo e alla ri-creazione di competenze, beni relazionali, norme comportamentali reciprocanti e cooperative, valori di solidarietà intra e inter-generazionale.File | Dimensione | Formato | |
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