Nel 2015 più di un 1 milione e 250 mila richiedenti asilo hanno chiesto per la prima volta protezione internazionale in uno Stato Membro dell’Ue e, secondo l’UNCHR, oltre un milione di persone è sbarcato sulle coste mediterranee dell’Unione europea, con 3.771 migranti morti nel Mare Nostrum. Il mondo è sempre più in guerra e questo avvantaggia chi fa della movimentazione di persone tra le frontiere il proprio business criminale. Da anni la ricerca si occupa di traffico di migranti, ma uno dei limiti degli studi esistenti è la mancanza di analisi focalizzate sulla prospettiva dei trafficanti. In questo saggio si presentano tre storie di vita di trafficanti che nella loro attività criminale hanno avuto a che fare con richiedenti asilo: El Douly, l’internazionale, egiziano; Kabir, il mediatore, pakistano; Aleksandr, scafista al soldo delle organizzazioni criminali turche, siberiano. I risultati proposti fanno parte di una ricerca più ampia, esplorativa, che l’autore ha condotto insieme al giornalista di inchiesta Giampaolo Musumeci, per più di due anni, lungo le rotte dei traffici di persone nel Mediterraneo e via terra. Le conclusioni, oltre ad evidenziare che quelle dei trafficanti sono carriere criminali, permettono di gettare luce sul rapporto tra guerre e conflitti e migrazioni assistite dai criminali, tra richieste di asilo e traffico di persone. In particolare le parole dei trafficanti mostrano che, nonostante violenze, violazioni di diritti umani, numero alto di vite perse, lo smuggling ha anche reso possibile ad una moltitudine di uomini, donne e bambini in fuga da guerre e persecuzioni di raggiungere un posto sicuro, quando nessun governo ha voluto o è stato capace di offrire una via di fuga. Le loro parole ci fanno addentrare in una zona grigia di eticità, che è il cuore pulsante di questa attività criminale, ma che non è in alcun modo sotto la lente dalla ricerca sul tema.
In 2015 more than 1 million and 250 thousand first-time asylum seekers applied for international protection in the Member States of the EU and, according to UNCHR, more than one million migrants have disembarked on the Mediterranean coasts of the European Union, with 3,771 migrants drowning in the Med. The world is increasingly at war and this favours those who profit criminally off of the movement of people across borders. For several years research has been concerned with migrant smuggling, but one of the shortcomings of the existing research is the lack of analysis focusing on the perspective of smugglers. In this writing, life histories of the following smugglers who worked with asylum seekers are presented: El Douly, the international, Egyptian; Kabir, the mediator, Pakistan; Aleksandr, boat driver employed by Turkish criminal organisations, Siberian.The proposed results are part of a wider piece of more than two-years of explorative research the author conducted with investigative journalist Giampaolo Musumeci, following the smuggling routes across the Mediterranean Sea and via land. The conclusions, besides highlighting that smugglers follow criminal careers, shed light on the link between wars and conflicts and criminally assisted migration, asylum requests and human smuggling. Specifically, the words of smugglers show how, despite violence, violations of human rights, and many lives lost, smuggling has also made it possible for significant numbers of men, women and children to flee war and persecution and reach a place of asylum when no government was willing or able to offer an escape route. Their words allow us to delve into the ethical grey-zone that is at the beating heart of this criminal activity and that, in no way, is under the lens of research in the field.
Via dalla guerra con me: parola di trafficante / Di Nicola, Andrea. - In: RASSEGNA ITALIANA DI CRIMINOLOGIA. - ISSN 1121-1717. - STAMPA. - 10:3(2016), pp. 201-208.
Via dalla guerra con me: parola di trafficante
Di Nicola, Andrea
2016-01-01
Abstract
Nel 2015 più di un 1 milione e 250 mila richiedenti asilo hanno chiesto per la prima volta protezione internazionale in uno Stato Membro dell’Ue e, secondo l’UNCHR, oltre un milione di persone è sbarcato sulle coste mediterranee dell’Unione europea, con 3.771 migranti morti nel Mare Nostrum. Il mondo è sempre più in guerra e questo avvantaggia chi fa della movimentazione di persone tra le frontiere il proprio business criminale. Da anni la ricerca si occupa di traffico di migranti, ma uno dei limiti degli studi esistenti è la mancanza di analisi focalizzate sulla prospettiva dei trafficanti. In questo saggio si presentano tre storie di vita di trafficanti che nella loro attività criminale hanno avuto a che fare con richiedenti asilo: El Douly, l’internazionale, egiziano; Kabir, il mediatore, pakistano; Aleksandr, scafista al soldo delle organizzazioni criminali turche, siberiano. I risultati proposti fanno parte di una ricerca più ampia, esplorativa, che l’autore ha condotto insieme al giornalista di inchiesta Giampaolo Musumeci, per più di due anni, lungo le rotte dei traffici di persone nel Mediterraneo e via terra. Le conclusioni, oltre ad evidenziare che quelle dei trafficanti sono carriere criminali, permettono di gettare luce sul rapporto tra guerre e conflitti e migrazioni assistite dai criminali, tra richieste di asilo e traffico di persone. In particolare le parole dei trafficanti mostrano che, nonostante violenze, violazioni di diritti umani, numero alto di vite perse, lo smuggling ha anche reso possibile ad una moltitudine di uomini, donne e bambini in fuga da guerre e persecuzioni di raggiungere un posto sicuro, quando nessun governo ha voluto o è stato capace di offrire una via di fuga. Le loro parole ci fanno addentrare in una zona grigia di eticità, che è il cuore pulsante di questa attività criminale, ma che non è in alcun modo sotto la lente dalla ricerca sul tema.| File | Dimensione | Formato | |
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