"Il lanciatore di giavellotto" è un romanzo in apparenza tradizionale, elaborato da Volponi nel pieno rispetto dei dettami che presiedono alla costruzione di un testo strutturato e alla definizione dell’intreccio (prolessi, ricerca di richiami e corrispondenze interne, utilizzo della «motivazione compositiva» di ascendenza formalista, etc.). Ma in realtà c’è molto di più: siamo infatti di fronte a un vero e proprio testo tragico, che deve la propria suggestione alla sapiente ricreazione di un immaginario arcaico e mitico-simbolico (il personaggio dell’acontistés, ma anche i riferimenti ai fantasmi dell’Edipo e dell’incesto), oltre che alla documentata, puntuale ricostruzione dell’Italia fascista degli anni Trenta. Al centro della vicenda, un ragazzo (Damiano Possanza, detto familiarmente Damìn), inchiodato a un complesso edipico che gli impedisce di crescere condannandolo a una fatale, insuperabile identificazione con il proprio «dolore». Il tutto secondo una traiettoria inevitabile, fino al suicidio vissuto come paradossale liberazione, conclusione paradigmatica di un percorso in cui emerge la difficoltà di integrarsi nel mondo adulto per entrare nella Storia.
Edipo senza padre: per una rilettura del Lanciatore di giavellotto di Paolo Volponi / Mellarini, Bruno. - In: OBLIO. - ISSN 2039-7917. - ELETTRONICO. - V, 17:(2015), pp. 58-76.
Edipo senza padre: per una rilettura del Lanciatore di giavellotto di Paolo Volponi
Mellarini, Bruno
2015-01-01
Abstract
"Il lanciatore di giavellotto" è un romanzo in apparenza tradizionale, elaborato da Volponi nel pieno rispetto dei dettami che presiedono alla costruzione di un testo strutturato e alla definizione dell’intreccio (prolessi, ricerca di richiami e corrispondenze interne, utilizzo della «motivazione compositiva» di ascendenza formalista, etc.). Ma in realtà c’è molto di più: siamo infatti di fronte a un vero e proprio testo tragico, che deve la propria suggestione alla sapiente ricreazione di un immaginario arcaico e mitico-simbolico (il personaggio dell’acontistés, ma anche i riferimenti ai fantasmi dell’Edipo e dell’incesto), oltre che alla documentata, puntuale ricostruzione dell’Italia fascista degli anni Trenta. Al centro della vicenda, un ragazzo (Damiano Possanza, detto familiarmente Damìn), inchiodato a un complesso edipico che gli impedisce di crescere condannandolo a una fatale, insuperabile identificazione con il proprio «dolore». Il tutto secondo una traiettoria inevitabile, fino al suicidio vissuto come paradossale liberazione, conclusione paradigmatica di un percorso in cui emerge la difficoltà di integrarsi nel mondo adulto per entrare nella Storia.File | Dimensione | Formato | |
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