La legge delega n. 106/2016 per la “Riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale”, proponendo una revisione complessiva della regolamentazione delle forme organizzative che formano il Terzo settore, ha una portata così ampia da poter essere letta da punti di vista assai diversi. Essa ha inoltre una struttura unitaria e quindi le analisi riferite ad una parte della legge – in particolare quella sull’impresa sociale – non possono prescindere da una lettura allargata dell’intero provvedimento, in particolare per quanto riguarda le innovazioni e modifiche di carattere generale che esso introduce (e potrebbe introdurre, se il legislatore delegato saprà cogliere questa impostazione unitaria) e le possibili conseguenze sul posizionamento, le prospettive e le strategie delle diverse organizzazioni che formano il Terzo settore. Una lettura allargata consentirà da un lato di capire come le diverse parti e i singoli istituti che formano il settore dovranno d’ora in poi relazionarsi tra loro, dall’altro di individuare suggerimenti di policy che possono aiutare il settore a crescere. Ciò vale in particolare per l’impresa sociale e le sue prospettive di sviluppo, anche in ragione del fatto che l’opportunità di mantenerla o meno nel perimetro del Terzo settore è stata una delle questioni più discusse nel corso dell’iter legislativo. Come è noto, infatti, nel corso dei due anni intercorsi tra la presentazione del disegno di legge da parte del Governo e la sua approvazione definitiva, su questo istituto si sono scontrate almeno due visioni diverse se non opposte. E’ quindi importante capire se la legge nel suo complesso – e non solo l’articolo 6 relativo all’impresa sociale – abbia o meno chiarito i termini del dibattito. Solo dopo aver compreso come l’impresa sociale si posiziona – o riposiziona – rispetto al Terzo settore, sarà possibile riflettere su quali strategie possono favorirne lo sviluppo. Senza dimenticare, tuttavia, che si tratta di intervenire non per sbloccare una crescita insoddisfacente o sotto potenziale – come lasciano intendere alcuni sostenitori della necessità di “ibridare” imprese sociali con imprese for profit, o almeno con la logica sottostante a queste ultime – bensì per sostenere un settore che, come confermano sia i dati del Censimento delle Istituzioni Non Profit dell’Istat che quelli sulle cooperative sociali, ha mostrato una dinamica straordinaria durante tutti i primi anni del nuovo secolo e in particolare durante gli anni della crisi.
L'impresa sociale nel perimetro del terzo settore: riposizionamento e rilancio / Borzaga, C.. - In: IMPRESA SOCIALE. - ISSN 2282-1694. - ELETTRONICO. - 7:(2016), pp. 61-67.
L'impresa sociale nel perimetro del terzo settore: riposizionamento e rilancio
Borzaga, C.
2016-01-01
Abstract
La legge delega n. 106/2016 per la “Riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale”, proponendo una revisione complessiva della regolamentazione delle forme organizzative che formano il Terzo settore, ha una portata così ampia da poter essere letta da punti di vista assai diversi. Essa ha inoltre una struttura unitaria e quindi le analisi riferite ad una parte della legge – in particolare quella sull’impresa sociale – non possono prescindere da una lettura allargata dell’intero provvedimento, in particolare per quanto riguarda le innovazioni e modifiche di carattere generale che esso introduce (e potrebbe introdurre, se il legislatore delegato saprà cogliere questa impostazione unitaria) e le possibili conseguenze sul posizionamento, le prospettive e le strategie delle diverse organizzazioni che formano il Terzo settore. Una lettura allargata consentirà da un lato di capire come le diverse parti e i singoli istituti che formano il settore dovranno d’ora in poi relazionarsi tra loro, dall’altro di individuare suggerimenti di policy che possono aiutare il settore a crescere. Ciò vale in particolare per l’impresa sociale e le sue prospettive di sviluppo, anche in ragione del fatto che l’opportunità di mantenerla o meno nel perimetro del Terzo settore è stata una delle questioni più discusse nel corso dell’iter legislativo. Come è noto, infatti, nel corso dei due anni intercorsi tra la presentazione del disegno di legge da parte del Governo e la sua approvazione definitiva, su questo istituto si sono scontrate almeno due visioni diverse se non opposte. E’ quindi importante capire se la legge nel suo complesso – e non solo l’articolo 6 relativo all’impresa sociale – abbia o meno chiarito i termini del dibattito. Solo dopo aver compreso come l’impresa sociale si posiziona – o riposiziona – rispetto al Terzo settore, sarà possibile riflettere su quali strategie possono favorirne lo sviluppo. Senza dimenticare, tuttavia, che si tratta di intervenire non per sbloccare una crescita insoddisfacente o sotto potenziale – come lasciano intendere alcuni sostenitori della necessità di “ibridare” imprese sociali con imprese for profit, o almeno con la logica sottostante a queste ultime – bensì per sostenere un settore che, come confermano sia i dati del Censimento delle Istituzioni Non Profit dell’Istat che quelli sulle cooperative sociali, ha mostrato una dinamica straordinaria durante tutti i primi anni del nuovo secolo e in particolare durante gli anni della crisi.File | Dimensione | Formato | |
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