L'articolo esamina alcuni tra i problemi più rilevanti dell 'antiterrorismo dopo il 2001, considerando come studio di caso le misure adottate nel campo di prigionia di Guantanamo. È noto che il pensiero giuridico e gli ordinamenti degli Stati moderni hanno cercato di individuare criteri e modelli istituzionali in grado di assicurare la compatibilità tra il ricorso a poteri straordinari diretti ad affrontare minacce e calamità e la loro conformità ai principi e alle nonne costituzionali alla base degli stessi ordinamenti. L'antiterrorismo innescato dagli attentati dell'11 settembre e da altri eventi simili come gli attacchi suicidi del 2005 a Londra ha messo in luce la precarietà di tale compatibilità. Ciò è stato particolarmente evidente nelle modalità con cui si è fatto ricorso alla carcerazione preventiva: in quest'ambito, soprattutto nel caso della detenzione attuata nella prigione cubana. Nonostante una serie di decisioni della Corte Suprema sulla detenzione di Guantanamo, dirette a contrastare la dilatazione dei poteri dell' esecutivo, l'indagine della retorica dell'Amministrazione Bush, della natura delle misure approntante e delle contromosse rispetto ai pronunciamenti della Corte stessa ha permesso di evidenziare una logica di fondo: la pressione sull'intero apparato dello Stato con l'obiettivo di subordinare il processo decisionale sullo stato d'emergenza al primato di criteri di efficienza/inefficienza delle misure rispetto alla prevenzione delle minacce e alla tutela della sicurezza, a scapito della loro costituzionalità/incostituzionalità.
Problemi costituzionali dell'antiterrorismo successivo al 2001: un'analisi socio-giuridica della detenzione di Guantanamo / Tosini, Domenico. - In: SOCIOLOGIA DEL DIRITTO. - ISSN 0390-0851. - 43:1(2016), pp. 29-51. [10.3280/SD2016-001002]
Problemi costituzionali dell'antiterrorismo successivo al 2001: un'analisi socio-giuridica della detenzione di Guantanamo
Tosini, Domenico
2016-01-01
Abstract
L'articolo esamina alcuni tra i problemi più rilevanti dell 'antiterrorismo dopo il 2001, considerando come studio di caso le misure adottate nel campo di prigionia di Guantanamo. È noto che il pensiero giuridico e gli ordinamenti degli Stati moderni hanno cercato di individuare criteri e modelli istituzionali in grado di assicurare la compatibilità tra il ricorso a poteri straordinari diretti ad affrontare minacce e calamità e la loro conformità ai principi e alle nonne costituzionali alla base degli stessi ordinamenti. L'antiterrorismo innescato dagli attentati dell'11 settembre e da altri eventi simili come gli attacchi suicidi del 2005 a Londra ha messo in luce la precarietà di tale compatibilità. Ciò è stato particolarmente evidente nelle modalità con cui si è fatto ricorso alla carcerazione preventiva: in quest'ambito, soprattutto nel caso della detenzione attuata nella prigione cubana. Nonostante una serie di decisioni della Corte Suprema sulla detenzione di Guantanamo, dirette a contrastare la dilatazione dei poteri dell' esecutivo, l'indagine della retorica dell'Amministrazione Bush, della natura delle misure approntante e delle contromosse rispetto ai pronunciamenti della Corte stessa ha permesso di evidenziare una logica di fondo: la pressione sull'intero apparato dello Stato con l'obiettivo di subordinare il processo decisionale sullo stato d'emergenza al primato di criteri di efficienza/inefficienza delle misure rispetto alla prevenzione delle minacce e alla tutela della sicurezza, a scapito della loro costituzionalità/incostituzionalità.File | Dimensione | Formato | |
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