Il breve contributo da me prodotto per il periodico Notizie di Storia (dicembre 2014) intorno alla figura di Andrea Cesalpino, medico e botanico aretino del Cinquecento, mette in rilievo il valore altamente scientifico della sua opera di studioso, che lo condusse, in ambito medico, all’elaborazione della teoria della "circulatio sanguinis", e in ambito fitologico, all’allestimento di un Erbario, in cui per la prima volta le piante furono classificate secondo criteri tassonomici scientifici. Nella prima parte l’articolo delinea il contesto scientifico nel quale si inserisce la sopra menzionata scoperta medica di Cesalpino, e descrive gli aspetti che la differenziano dalla teoria galenica allora dominante, nonché le prove dirette e indirette addotte da Cesalpino a sostegno della propria tesi. Grazie alla rilevanza della sua scoperta, Cesalpino può essere a buon diritto annoverato, accanto ai grandi nomi di Andrea Vesalio e Michele Serveto, fra coloro che contribuirono al rinnovamento della disciplina medico-anatomica, in direzione di un superamento dei tradizionali studi ippocratico-galenici. Ciò che tuttavia, a mio avviso, si rivela più interessante è osservare nel suo complesso il percorso filosofico che il medico aretino compì nella maturazione della teoria del movimento centripeto del sangue. Si può sostenere, infatti, che nel suo sistema di pensiero le idee in materia anatomico-fisiologica si amalgamavano coerentemente con l’immaginario filosofico da lui elaborato, e ne costituivano quasi, per così dire, un corollario. Da questo punto di vista sussistono, poi, i presupposti per instaurare un paragone fra la ratio sottesa alla prospettiva filosofica di Cesalpino, da una parte, e l’iter culturale-filosofico seguito dal filosofo e medico spagnolo Michele Serveto, dall’altra. Entrambi gli studiosi, infatti, erano profondamente calati nell’"humus" culturale tardo-rinascimentale, e se ne avvalsero per elaborare teorie che guadagnarono fama imperitura nella storia della fisiologia cardiaca. Fu proprio da tale background rinascimentale che Cesalpino mutuò i motivi ispiratori della sua indagine anatomica, tanto che si può affermare serenamente che le sue convinzioni filosofiche furono determinanti per la sua scoperta quanto e più delle stesse dissezioni anatomiche. La sua grande intuizione inerente alla vera funzione dell’apparato cardio-circolatorio si fonda, infatti, su due principali convinzioni di matrice rinascimentale: l’unità e l’armonia fra i vari rami del sapere, nonché l’idea dell’esistenza di un unico principio razionale a reggenza di tutti i fenomeni cosmici. La seconda parte dell’articolo si propone di evidenziare i motivi che hanno indotto gli storici della scienza a considerare Cesalpino il fondatore della disciplina botanica quale oggi è scientificamente intesa. Nel proseguo del saggio si fa cenno, quindi, alle due maggiori opere pubblicate dallo studioso aretino in questo campo disciplinare: l’Erbario (1563) e il "De Plantis" (1602). Oltre a individuare i legami metodologici sussistenti tra i due scritti, se ne mettono in risalto gli elementi altamente innovativi, in termini di classificazione delle piante, rispetto alla botanica classica. In via conclusiva, possiamo rilevare che il cardiocentrismo, da un lato, e i princìpi scientifici di tassonomia fitologica, dall’altro, costituiscono i contenuti più rilevanti del sistema di pensiero organico e coerente elaborato dal medico aretino, mentre il prevalere dell’esperienza diretta sulla tradizionale "auctoritas" della classicità riflette quello che è stato definito il naturalismo cesalpiniano.

Andrea Cesalpino, "scienziato" del Cinquecento

Quaranta, Alessandra
2014-01-01

Abstract

Il breve contributo da me prodotto per il periodico Notizie di Storia (dicembre 2014) intorno alla figura di Andrea Cesalpino, medico e botanico aretino del Cinquecento, mette in rilievo il valore altamente scientifico della sua opera di studioso, che lo condusse, in ambito medico, all’elaborazione della teoria della "circulatio sanguinis", e in ambito fitologico, all’allestimento di un Erbario, in cui per la prima volta le piante furono classificate secondo criteri tassonomici scientifici. Nella prima parte l’articolo delinea il contesto scientifico nel quale si inserisce la sopra menzionata scoperta medica di Cesalpino, e descrive gli aspetti che la differenziano dalla teoria galenica allora dominante, nonché le prove dirette e indirette addotte da Cesalpino a sostegno della propria tesi. Grazie alla rilevanza della sua scoperta, Cesalpino può essere a buon diritto annoverato, accanto ai grandi nomi di Andrea Vesalio e Michele Serveto, fra coloro che contribuirono al rinnovamento della disciplina medico-anatomica, in direzione di un superamento dei tradizionali studi ippocratico-galenici. Ciò che tuttavia, a mio avviso, si rivela più interessante è osservare nel suo complesso il percorso filosofico che il medico aretino compì nella maturazione della teoria del movimento centripeto del sangue. Si può sostenere, infatti, che nel suo sistema di pensiero le idee in materia anatomico-fisiologica si amalgamavano coerentemente con l’immaginario filosofico da lui elaborato, e ne costituivano quasi, per così dire, un corollario. Da questo punto di vista sussistono, poi, i presupposti per instaurare un paragone fra la ratio sottesa alla prospettiva filosofica di Cesalpino, da una parte, e l’iter culturale-filosofico seguito dal filosofo e medico spagnolo Michele Serveto, dall’altra. Entrambi gli studiosi, infatti, erano profondamente calati nell’"humus" culturale tardo-rinascimentale, e se ne avvalsero per elaborare teorie che guadagnarono fama imperitura nella storia della fisiologia cardiaca. Fu proprio da tale background rinascimentale che Cesalpino mutuò i motivi ispiratori della sua indagine anatomica, tanto che si può affermare serenamente che le sue convinzioni filosofiche furono determinanti per la sua scoperta quanto e più delle stesse dissezioni anatomiche. La sua grande intuizione inerente alla vera funzione dell’apparato cardio-circolatorio si fonda, infatti, su due principali convinzioni di matrice rinascimentale: l’unità e l’armonia fra i vari rami del sapere, nonché l’idea dell’esistenza di un unico principio razionale a reggenza di tutti i fenomeni cosmici. La seconda parte dell’articolo si propone di evidenziare i motivi che hanno indotto gli storici della scienza a considerare Cesalpino il fondatore della disciplina botanica quale oggi è scientificamente intesa. Nel proseguo del saggio si fa cenno, quindi, alle due maggiori opere pubblicate dallo studioso aretino in questo campo disciplinare: l’Erbario (1563) e il "De Plantis" (1602). Oltre a individuare i legami metodologici sussistenti tra i due scritti, se ne mettono in risalto gli elementi altamente innovativi, in termini di classificazione delle piante, rispetto alla botanica classica. In via conclusiva, possiamo rilevare che il cardiocentrismo, da un lato, e i princìpi scientifici di tassonomia fitologica, dall’altro, costituiscono i contenuti più rilevanti del sistema di pensiero organico e coerente elaborato dal medico aretino, mentre il prevalere dell’esperienza diretta sulla tradizionale "auctoritas" della classicità riflette quello che è stato definito il naturalismo cesalpiniano.
2014
32
Quaranta, Alessandra
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11572/100044
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