Nella prima metà del XIII secolo, si verifica presso i teologi e i maestri delle arti di Parigi la prima ricezione dell’Ethica Nicomachea (EN), limitatamente ai libri I-III (ethica nova e vetus), e del De fide orthodoxa di Giovanni Damasceno, entrambi tradotti da Burgundio da Pisa intorno al 1150. La dottrina comune di tale ricezione è la psicologia dell’agire morale che offre il lessico e i concetti basilari per il dibattito sul libero arbitrio, centrale nelle discussioni teologiche dell’epoca. Partendo dall’analisi aristotelica dell’azione, il proposito di questo saggio è di indagare come il concetto di βούλησις, desiderio che dà inizio e alimenta l’intero processo delineato da Aristotele, muti di significato attraverso la mediazione del De fide orthodoxa e venga recepito nella prima metà del XIII secolo nell’accezione di voluntas deliberativa o rationalis. Inoltre, focalizzando l’attenzione su due momenti del processo psicologico introdotti dal Damasceno, la sententia e l’impetus, nei quali il desiderio rappresenta una componente importante, viene messo in luce il progressivo prevalere, nella ricezione medievale di questi concetti, del ruolo della ragione a discapito dell’elemento desiderativo-volitivo.
La βούλησις nella psicologia dell’agire morale della prima metà del XIII secolo / Zavattero, Irene. - 132:(2014), pp. 133-150.
La βούλησις nella psicologia dell’agire morale della prima metà del XIII secolo
Zavattero, Irene
2014-01-01
Abstract
Nella prima metà del XIII secolo, si verifica presso i teologi e i maestri delle arti di Parigi la prima ricezione dell’Ethica Nicomachea (EN), limitatamente ai libri I-III (ethica nova e vetus), e del De fide orthodoxa di Giovanni Damasceno, entrambi tradotti da Burgundio da Pisa intorno al 1150. La dottrina comune di tale ricezione è la psicologia dell’agire morale che offre il lessico e i concetti basilari per il dibattito sul libero arbitrio, centrale nelle discussioni teologiche dell’epoca. Partendo dall’analisi aristotelica dell’azione, il proposito di questo saggio è di indagare come il concetto di βούλησις, desiderio che dà inizio e alimenta l’intero processo delineato da Aristotele, muti di significato attraverso la mediazione del De fide orthodoxa e venga recepito nella prima metà del XIII secolo nell’accezione di voluntas deliberativa o rationalis. Inoltre, focalizzando l’attenzione su due momenti del processo psicologico introdotti dal Damasceno, la sententia e l’impetus, nei quali il desiderio rappresenta una componente importante, viene messo in luce il progressivo prevalere, nella ricezione medievale di questi concetti, del ruolo della ragione a discapito dell’elemento desiderativo-volitivo.File | Dimensione | Formato | |
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