Gli spazi caratterizzati dalle opere stradali comprese tra la viabilità urbana di scorrimento e il traffico locale sono snodi che s’intersecano e si confondono con l’orografia, talvolta complessa, del territorio insediato nel nostro paese: sono essi stessi dei luoghi comuni e diffusi nel paesaggio: luoghi non propriamente urbani né esclusivamente infrastrutturali che raccordano scale differenti della città e velocità diverse della sua fruizione. Sono i nodi di una rete di mancata architettura del paesaggio: permane un conflitto di contiguità, mai completamente risolto, tra i diversi episodi - case, piazze, borghi, sobborghi e campi incolti in attesa di nuovi ruoli – che le opere stradali dovrebbero raccordare. Si apre così una questione disciplinare, o meglio: interdisciplinare, tra l’ingegneria delle infrastrutture per la mobilità e il paesaggio, tra il progetto funzionale del territorio e la costruzione fisica dei suoi valori identitari. Le aree intercluse costituiscono fratture all’interno del paesaggio vissuto dalla popolazione: sono spazi di risulta verticali - tra le corsie in rilevato e il piano di campagna - e orizzontali – tra le aree che si fronteggiano sulle sponde opposte della strada; spazi e superfici di scarto difficili da integrare, generati dalle infrastrutture. Sono scarti di produzione sacrificati allo sviluppo della viabilità che rappresentano, paradossalmente, un’azione di esclusione rispetto alle parti del territorio e al paesaggio che ne sostiene la presenza.
Gli spazi dello scarto come valore per il progetto di peasaggio
Lamanna, Claudio
2012-01-01
Abstract
Gli spazi caratterizzati dalle opere stradali comprese tra la viabilità urbana di scorrimento e il traffico locale sono snodi che s’intersecano e si confondono con l’orografia, talvolta complessa, del territorio insediato nel nostro paese: sono essi stessi dei luoghi comuni e diffusi nel paesaggio: luoghi non propriamente urbani né esclusivamente infrastrutturali che raccordano scale differenti della città e velocità diverse della sua fruizione. Sono i nodi di una rete di mancata architettura del paesaggio: permane un conflitto di contiguità, mai completamente risolto, tra i diversi episodi - case, piazze, borghi, sobborghi e campi incolti in attesa di nuovi ruoli – che le opere stradali dovrebbero raccordare. Si apre così una questione disciplinare, o meglio: interdisciplinare, tra l’ingegneria delle infrastrutture per la mobilità e il paesaggio, tra il progetto funzionale del territorio e la costruzione fisica dei suoi valori identitari. Le aree intercluse costituiscono fratture all’interno del paesaggio vissuto dalla popolazione: sono spazi di risulta verticali - tra le corsie in rilevato e il piano di campagna - e orizzontali – tra le aree che si fronteggiano sulle sponde opposte della strada; spazi e superfici di scarto difficili da integrare, generati dalle infrastrutture. Sono scarti di produzione sacrificati allo sviluppo della viabilità che rappresentano, paradossalmente, un’azione di esclusione rispetto alle parti del territorio e al paesaggio che ne sostiene la presenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione