La prima parte del saggio è dedicata alle modalità attraverso le quali il conflitto tra Berengario II e Ottone I fu rappresentato dalle fonti coeve, le quali, sia pur in modo diversificato tra loro, sono per lo più espressione di una storiografia filo-ottoniana che tende a rappresentare il re italico come tiranno e traditore. La seconda parte del saggio è dedicata all'analisi dei motivi che, a metà del XII secolo, portarono Ottone di Frisinga a proiettare, nella sua Chronica sive historia de duabus civitatibus, le vicende del conflitto tra Berengario II e Ottone I all'interno di una nuova prospettiva storica, che assegnava alla deposizione del re italico un significato epocale, testimoniato anche da una miniatura riportata nel codice più antico della Chronica, oggi conservato presso la Thüringer Universitäts-und Landesbibliothek di Jena (Ms. Bos. q. 6). Il tutto in funzione di un interlocutore e lettore privilegiato, Federico I Barbarossa, al quale Ottone di Frisinga consegnò la sua Chronica nel 1157, poco prima della partenza per una nuova campagna militare in Italia volta a reprimere la “superbia dei Milanesi”.
Per parola e per immagine: il giuramento vassallatico e la resa di Berengario II nelle fonti coeve e nella Chronica sive historia de duabus civitatibus di Ottone di Frisinga
Albertoni, Giuseppe
2012-01-01
Abstract
La prima parte del saggio è dedicata alle modalità attraverso le quali il conflitto tra Berengario II e Ottone I fu rappresentato dalle fonti coeve, le quali, sia pur in modo diversificato tra loro, sono per lo più espressione di una storiografia filo-ottoniana che tende a rappresentare il re italico come tiranno e traditore. La seconda parte del saggio è dedicata all'analisi dei motivi che, a metà del XII secolo, portarono Ottone di Frisinga a proiettare, nella sua Chronica sive historia de duabus civitatibus, le vicende del conflitto tra Berengario II e Ottone I all'interno di una nuova prospettiva storica, che assegnava alla deposizione del re italico un significato epocale, testimoniato anche da una miniatura riportata nel codice più antico della Chronica, oggi conservato presso la Thüringer Universitäts-und Landesbibliothek di Jena (Ms. Bos. q. 6). Il tutto in funzione di un interlocutore e lettore privilegiato, Federico I Barbarossa, al quale Ottone di Frisinga consegnò la sua Chronica nel 1157, poco prima della partenza per una nuova campagna militare in Italia volta a reprimere la “superbia dei Milanesi”.File | Dimensione | Formato | |
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