L’evoluzione della prassi contrattuale induce a riflettere sulla effettiva centralità del contratto di scambio a struttura bilaterale quale unità minima e al contempo sufficiente a regolare le principali e più comuni operazioni economiche. Soprattutto nell’area dei contratti tra imprese (e non solo in questa), il contratto tende oggi spesso a disciplinare relazioni di tipo multilaterale, in quanto articolate intorno a una pluralità di centri di interesse, ciascuno espressione di bisogni comuni o, come spesso accade, complementari e non necessariamente omogenei. In tali assetti lo scambio, ove presente, svolge un ruolo strumentale alla realizzazione di un progetto complesso, per lo più proiettato su un arco temporale medio-lungo e neppure necessariamente riconducibile a quel concetto di “attività comune”, che è elemento proprio di strutture organizzative di tipo associativo. Nel volume si è provato a individuare le caratteristiche funzionali e strutturali di un c.d. “contratto plurilaterale di collaborazione” e a studiarne la disciplina avendo specifico riguardo al tema dell’esclusione dal contratto. Pur riconducendo il rimedio dell’esclusione allo schema generale della risoluzione contrattuale, di quest’ultima si è ritenuto di dover respingere la tradizionale visione di rimedio essenzialmente ablativo. Si è evidenziata, al contrario, la dimensione della conservazione e “manutenzione” della collaborazione contrattuale, quali rese possibili dalla rimozione dell’ostacolo impeditivo della sua realizzazione. Lo studio riconosce che nelle aree non coperte dalla disciplina positiva o da questa rimesse alla regolazione privata l’autonomia negoziale concorre a disegnare il funzionamento dei rimedi da applicarsi al contratto di collaborazione. In questa prospettiva assumono particolare rilievo sia la clausola risolutiva espressa che la condizione risolutiva in genere, quali schemi di riferimento per la costruzione del patto di esclusione, anche parziale o temporanea. Il tema si presta ad un’attenta riflessione sui confini di questa autonomia e sui modi del suo esercizio. Facendo leva su un antico parallelismo tra poteri pubblici e poteri privati e su un radicato e mai esaurito dibattito, anche comunitario, sui principi generali che le autorità, non solo pubbliche, devono rispettare nell’amministrazione dei rimedi volti alla tutela dei diritti, si è creduto di poter tradurre alcuni di quei principi in direttrici applicabili al potere di esclusione contrattuale. Di qui l’importanza del principio di giustificazione, dei principi di effettività e di proporzionalità, del principio di giusto procedimento, di quello di uguaglianza, del cui fondamento e delle cui implicazioni il volume si occupa. L’almeno parziale riscontro che tali principi trovano nel diritto positivo e nell’applicazione giurisprudenziale insieme al crescente ruolo che, non da oggi, si assegna nel diritto dei contratti a principi di rilevanza costituzionale inducono a ritenere che sulla base di questi principi si debbano parametrare la validità e gli effetti dei patti di esclusione disegnati dalle parti nell’esercizio della loro autonomia. Ove poi, in una prospettiva de jure condendo e dunque ben oltre gli obiettivi del volume, si volesse riflettere sull’an e sul quomodo di un possibile intervento legislativo in tema di contratti plurilaterali con causa di collaborazione, pur nel contesto di una disciplina prevalentemente dispositiva, ai principi sopra nominati si dovrebbe riconoscere il ruolo di linee direttrici a cui uniformare le regole di funzionamento dei rimedi contrattuali. Pur nel suo circoscritto ambito di rilevanza, l’analisi svolta mostra che, almeno per alcuni profili, i tempi siano maturi per dare maggiore spazio alla disciplina del contratto plurilaterale e, in tale ambito, assegnare alla collaborazione la rilevanza che lo scambio ha avuto nel contratto bilaterale, come la disciplina codicistica dimostra. Quali siano le forme, le sedi e i contenuti di questa possibile evoluzione del dibattito giuridico è questione che si affida a una riflessione futura, da svilupparsi tenendo nella dovuta considerazione la dimensione europea e transnazionale con cui il contratto è ormai sempre più chiamato a misurarsi.

L'esclusione dal contratto

Iamiceli, Paola
2012-01-01

Abstract

L’evoluzione della prassi contrattuale induce a riflettere sulla effettiva centralità del contratto di scambio a struttura bilaterale quale unità minima e al contempo sufficiente a regolare le principali e più comuni operazioni economiche. Soprattutto nell’area dei contratti tra imprese (e non solo in questa), il contratto tende oggi spesso a disciplinare relazioni di tipo multilaterale, in quanto articolate intorno a una pluralità di centri di interesse, ciascuno espressione di bisogni comuni o, come spesso accade, complementari e non necessariamente omogenei. In tali assetti lo scambio, ove presente, svolge un ruolo strumentale alla realizzazione di un progetto complesso, per lo più proiettato su un arco temporale medio-lungo e neppure necessariamente riconducibile a quel concetto di “attività comune”, che è elemento proprio di strutture organizzative di tipo associativo. Nel volume si è provato a individuare le caratteristiche funzionali e strutturali di un c.d. “contratto plurilaterale di collaborazione” e a studiarne la disciplina avendo specifico riguardo al tema dell’esclusione dal contratto. Pur riconducendo il rimedio dell’esclusione allo schema generale della risoluzione contrattuale, di quest’ultima si è ritenuto di dover respingere la tradizionale visione di rimedio essenzialmente ablativo. Si è evidenziata, al contrario, la dimensione della conservazione e “manutenzione” della collaborazione contrattuale, quali rese possibili dalla rimozione dell’ostacolo impeditivo della sua realizzazione. Lo studio riconosce che nelle aree non coperte dalla disciplina positiva o da questa rimesse alla regolazione privata l’autonomia negoziale concorre a disegnare il funzionamento dei rimedi da applicarsi al contratto di collaborazione. In questa prospettiva assumono particolare rilievo sia la clausola risolutiva espressa che la condizione risolutiva in genere, quali schemi di riferimento per la costruzione del patto di esclusione, anche parziale o temporanea. Il tema si presta ad un’attenta riflessione sui confini di questa autonomia e sui modi del suo esercizio. Facendo leva su un antico parallelismo tra poteri pubblici e poteri privati e su un radicato e mai esaurito dibattito, anche comunitario, sui principi generali che le autorità, non solo pubbliche, devono rispettare nell’amministrazione dei rimedi volti alla tutela dei diritti, si è creduto di poter tradurre alcuni di quei principi in direttrici applicabili al potere di esclusione contrattuale. Di qui l’importanza del principio di giustificazione, dei principi di effettività e di proporzionalità, del principio di giusto procedimento, di quello di uguaglianza, del cui fondamento e delle cui implicazioni il volume si occupa. L’almeno parziale riscontro che tali principi trovano nel diritto positivo e nell’applicazione giurisprudenziale insieme al crescente ruolo che, non da oggi, si assegna nel diritto dei contratti a principi di rilevanza costituzionale inducono a ritenere che sulla base di questi principi si debbano parametrare la validità e gli effetti dei patti di esclusione disegnati dalle parti nell’esercizio della loro autonomia. Ove poi, in una prospettiva de jure condendo e dunque ben oltre gli obiettivi del volume, si volesse riflettere sull’an e sul quomodo di un possibile intervento legislativo in tema di contratti plurilaterali con causa di collaborazione, pur nel contesto di una disciplina prevalentemente dispositiva, ai principi sopra nominati si dovrebbe riconoscere il ruolo di linee direttrici a cui uniformare le regole di funzionamento dei rimedi contrattuali. Pur nel suo circoscritto ambito di rilevanza, l’analisi svolta mostra che, almeno per alcuni profili, i tempi siano maturi per dare maggiore spazio alla disciplina del contratto plurilaterale e, in tale ambito, assegnare alla collaborazione la rilevanza che lo scambio ha avuto nel contratto bilaterale, come la disciplina codicistica dimostra. Quali siano le forme, le sedi e i contenuti di questa possibile evoluzione del dibattito giuridico è questione che si affida a una riflessione futura, da svilupparsi tenendo nella dovuta considerazione la dimensione europea e transnazionale con cui il contratto è ormai sempre più chiamato a misurarsi.
2012
Torino
Giappichelli
9788834828410
Iamiceli, Paola
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