Il saggio mostra come nell’arco alpino orientale basso-medievale il fenomeno dei villaggi abbandonati sia stato sicuramente meno frequente che in altri contesti territoriali. Assai più diffuso, invece, fu il fenomeno dell’abbandono di singole unità insediative intercalari o di singole parti di villaggi. Si tratta di un processo che può essere colto dalla fine del Duecento, quando in fonti quali i libri di conto o gli urbari iniziarono a comparire con crescente frequenza riferimenti a mansi o a terre abbandonati in seguito a un processo di riorganizzazione dell’habitat e della proprietà fondiaria. Si tratta per lo più di abbandoni parziali e temporanei, che riguardavano soprattutto, ma non solo, vallate periferiche o località di alta quota. A partire da metà del Trecento questo processo ebbe un’accelerazione in seguito alla crisi demografica causata dalla “peste nera” e dal terremoto che, nel 1348, ebbe come epicentro la Carinzia. Benché la pestilenza si fosse diffusa soprattutto nei centri urbani e lungo le vie di comunicazione, furono nuovamente le vallate periferiche e i luoghi di maggior altura a vivere fenomeni d’abbandono, dovuti allo spostamento della popolazione rurale verso aree più produttive. Queste dinamiche sono esemplificate a partire da casi relativi alla contea del Tirolo e ai principati vescovili di Bressanone e Trento. Questi casi-campione sono posti a confronto con le dinamiche generali di altre regioni delle Alpi orientali.
L'arco alpino orientale: l'abbandono di insediamenti intercalari e accentrati a partire dal caso del Tirolo bassomedievale
Albertoni, Giuseppe
2012-01-01
Abstract
Il saggio mostra come nell’arco alpino orientale basso-medievale il fenomeno dei villaggi abbandonati sia stato sicuramente meno frequente che in altri contesti territoriali. Assai più diffuso, invece, fu il fenomeno dell’abbandono di singole unità insediative intercalari o di singole parti di villaggi. Si tratta di un processo che può essere colto dalla fine del Duecento, quando in fonti quali i libri di conto o gli urbari iniziarono a comparire con crescente frequenza riferimenti a mansi o a terre abbandonati in seguito a un processo di riorganizzazione dell’habitat e della proprietà fondiaria. Si tratta per lo più di abbandoni parziali e temporanei, che riguardavano soprattutto, ma non solo, vallate periferiche o località di alta quota. A partire da metà del Trecento questo processo ebbe un’accelerazione in seguito alla crisi demografica causata dalla “peste nera” e dal terremoto che, nel 1348, ebbe come epicentro la Carinzia. Benché la pestilenza si fosse diffusa soprattutto nei centri urbani e lungo le vie di comunicazione, furono nuovamente le vallate periferiche e i luoghi di maggior altura a vivere fenomeni d’abbandono, dovuti allo spostamento della popolazione rurale verso aree più produttive. Queste dinamiche sono esemplificate a partire da casi relativi alla contea del Tirolo e ai principati vescovili di Bressanone e Trento. Questi casi-campione sono posti a confronto con le dinamiche generali di altre regioni delle Alpi orientali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione