Il saggio apre il volume dal titolo “L’acquisizione di una lingua straniera in età prescolare: una ricerca con bambini da tre a cinque anni”, curato da Federica Ricci Garotti e Lucia Stoppini, che discute i risultati di una ricerca svolta con bambini della scuola dell’infanzia che seguono un progetto di avvicinamento alla lingua straniera (inglese e tedesco). Questo saggio introduttivo ha come obiettivo l’illustrazione dello stato dell’arte sull’acquisizione precoce della lingua straniera. Nella prima parte il saggio tratteggia i principi dei tre approcci scientifici più diffusi sull’ acquisizione linguistica: innatismo, funzionalismo e interazionismo. L’ipotesi innatista sostiene che il bambino è in grado, in un lasso di tempo limitato e sulla base anche di input non perfetti, di acquisire la grammatica della sua prima lingua secondo i principi della grammatica universale (UG) disponibili senza sforzo grazie al nuovo principio denominato da Chomsky LAD, Language Acquisition Device. La facoltà linguistica umana, o competence determina la performance linguistica. Sulla scia dell’approccio innatista Bierwisch elabora nel 1987 la formula: D à UG, L à G. Il funzionalismo, così denominato poiché segue i paradigmi funzionali di Mead (1966, trad. it.), presuppone l’idea del messaggio linguistico come necessità sociale. La lingua viene vista come produzione individuale, difficilmente standardizzabile, dunque l’analisi delle variabili sociali che intervengono nella produzione linguistica prevale su quella del messaggio come fattore indipendente. Il terzo approccio fornisce un ulteriore strumento per la produzione del messaggio linguistico: il Language Acquisition Support Sistem (L.A.S.S.) (Bruner, 1987), attribuendo all’input una maggiore responsabilità nel processo di elaborazione del linguaggio. L’approccio del saggio è di natura interdisciplinare. L’ipotesi innatista viene presupposta, ma integrata con l’analisi dell’input, (qualità e quantità) e nonché delle condizioni in cui avviene l’interazione. Rispetto alle ricerche svolte nello stesso ambiente (scuola dell’infanzia) e su gruppi di bambini della stessa età, questa ricerca si fonda sull’acquisizione di una lingua straniera (LS) e non prima o seconda, come nel caso di ricerche svolte con bambini immigrati in Germania (Siebert-Ott, 2001 e Tracy, 1994) o negli Stati Uniti (tra gli altri Birdsong, 1999, Johnson & Newport, 1989 e, per quanto riguarda il plurilinguismo, Singleton, 1995): la limitata esposizione alla lingua e la qualità dell’input (competenza linguistica dell’insegnante e l’approccio metodologico) sono fattori determinanti per i risultati. Altri fattori che assumono importanza per l’acquisizione di LS sono: le classi di parole, l’età dei parlanti e la tipologia della lingua target rispetto alla L1 degli apprendenti. Per quanto riguarda il primo aspetto nell’analisi si distingue tra parole appartenenti ad una classe aperta (soprattutto sostantivi, aggettivi e verbi) e parole di classe chiusa, o parole-funzione (soprattutto articoli, congiunzioni, pronomi) che avrebbe invece un arco di tempo limitato ai primi anni di vita. Per quanto attiene al ruolo giocato dall’età nel processo di acquisizione, diversi autori hanno messo in guardia nei confronti dell’esistenza di un periodo critico molto precoce (Pulvermuller e Schuhmann, 1994, Hernandez & MacWhinney, 2005), mentre altri Pinker (1997) ipotizzano un decadimento delle connessioni corticali o l’inibizione causata dalla dominanza della L1 (Marchman, 1993), o fossilizzazione . Il periodo critico per l’acquisizione secondo alcuni è collocato attorno all’adolescenza (Johnson e Newport 1989), mentre altri (McLaughlin 1978) pongono limiti molto rigidi, quali il discrimine per gli aspetti fonetici e sintattici attorno ai 3 anni, e altri ancora (Birdsong 2003), smentiscono una correlazione diretta tra l’età e la competenza linguistica. Terzo e ultimo fattore è la tipologia delle lingue coinvolte nel processo. Da uno studio condotto su un numero elevato di bambini italiani ed inglesi (Caselli, Bates, Casadio, Fenson, Fenson Weir & Sanderl, 1995) risulta che entrambi i gruppi di bambini iniziano con la memorizzazione e la produzione di frasi formulaiche per poi specializzarsi nei nomi comuni. Le prime frasi dei bambini inglesi sono argomentazioni primarie, solitamente formate di soggetto + predicato. Gli apprendenti del tedesco come LS, secondo Pienemann (1999), dopo la fase formulaica iniziano ad acquisire morfemi grammaticali. I bambini italiani mostrano labili indizi di acquisizione attraverso elementi che compaiono con una certa sistematicità nelle loro produzioni, come sarà evidenziato nel capitolo sulla discussione dei risultati.
L'acquisizione linguistica: le premesse / Ricci Garotti, Federica. - STAMPA. - (2010), pp. 31-82.
L'acquisizione linguistica: le premesse
Ricci Garotti, Federica
2010-01-01
Abstract
Il saggio apre il volume dal titolo “L’acquisizione di una lingua straniera in età prescolare: una ricerca con bambini da tre a cinque anni”, curato da Federica Ricci Garotti e Lucia Stoppini, che discute i risultati di una ricerca svolta con bambini della scuola dell’infanzia che seguono un progetto di avvicinamento alla lingua straniera (inglese e tedesco). Questo saggio introduttivo ha come obiettivo l’illustrazione dello stato dell’arte sull’acquisizione precoce della lingua straniera. Nella prima parte il saggio tratteggia i principi dei tre approcci scientifici più diffusi sull’ acquisizione linguistica: innatismo, funzionalismo e interazionismo. L’ipotesi innatista sostiene che il bambino è in grado, in un lasso di tempo limitato e sulla base anche di input non perfetti, di acquisire la grammatica della sua prima lingua secondo i principi della grammatica universale (UG) disponibili senza sforzo grazie al nuovo principio denominato da Chomsky LAD, Language Acquisition Device. La facoltà linguistica umana, o competence determina la performance linguistica. Sulla scia dell’approccio innatista Bierwisch elabora nel 1987 la formula: D à UG, L à G. Il funzionalismo, così denominato poiché segue i paradigmi funzionali di Mead (1966, trad. it.), presuppone l’idea del messaggio linguistico come necessità sociale. La lingua viene vista come produzione individuale, difficilmente standardizzabile, dunque l’analisi delle variabili sociali che intervengono nella produzione linguistica prevale su quella del messaggio come fattore indipendente. Il terzo approccio fornisce un ulteriore strumento per la produzione del messaggio linguistico: il Language Acquisition Support Sistem (L.A.S.S.) (Bruner, 1987), attribuendo all’input una maggiore responsabilità nel processo di elaborazione del linguaggio. L’approccio del saggio è di natura interdisciplinare. L’ipotesi innatista viene presupposta, ma integrata con l’analisi dell’input, (qualità e quantità) e nonché delle condizioni in cui avviene l’interazione. Rispetto alle ricerche svolte nello stesso ambiente (scuola dell’infanzia) e su gruppi di bambini della stessa età, questa ricerca si fonda sull’acquisizione di una lingua straniera (LS) e non prima o seconda, come nel caso di ricerche svolte con bambini immigrati in Germania (Siebert-Ott, 2001 e Tracy, 1994) o negli Stati Uniti (tra gli altri Birdsong, 1999, Johnson & Newport, 1989 e, per quanto riguarda il plurilinguismo, Singleton, 1995): la limitata esposizione alla lingua e la qualità dell’input (competenza linguistica dell’insegnante e l’approccio metodologico) sono fattori determinanti per i risultati. Altri fattori che assumono importanza per l’acquisizione di LS sono: le classi di parole, l’età dei parlanti e la tipologia della lingua target rispetto alla L1 degli apprendenti. Per quanto riguarda il primo aspetto nell’analisi si distingue tra parole appartenenti ad una classe aperta (soprattutto sostantivi, aggettivi e verbi) e parole di classe chiusa, o parole-funzione (soprattutto articoli, congiunzioni, pronomi) che avrebbe invece un arco di tempo limitato ai primi anni di vita. Per quanto attiene al ruolo giocato dall’età nel processo di acquisizione, diversi autori hanno messo in guardia nei confronti dell’esistenza di un periodo critico molto precoce (Pulvermuller e Schuhmann, 1994, Hernandez & MacWhinney, 2005), mentre altri Pinker (1997) ipotizzano un decadimento delle connessioni corticali o l’inibizione causata dalla dominanza della L1 (Marchman, 1993), o fossilizzazione . Il periodo critico per l’acquisizione secondo alcuni è collocato attorno all’adolescenza (Johnson e Newport 1989), mentre altri (McLaughlin 1978) pongono limiti molto rigidi, quali il discrimine per gli aspetti fonetici e sintattici attorno ai 3 anni, e altri ancora (Birdsong 2003), smentiscono una correlazione diretta tra l’età e la competenza linguistica. Terzo e ultimo fattore è la tipologia delle lingue coinvolte nel processo. Da uno studio condotto su un numero elevato di bambini italiani ed inglesi (Caselli, Bates, Casadio, Fenson, Fenson Weir & Sanderl, 1995) risulta che entrambi i gruppi di bambini iniziano con la memorizzazione e la produzione di frasi formulaiche per poi specializzarsi nei nomi comuni. Le prime frasi dei bambini inglesi sono argomentazioni primarie, solitamente formate di soggetto + predicato. Gli apprendenti del tedesco come LS, secondo Pienemann (1999), dopo la fase formulaica iniziano ad acquisire morfemi grammaticali. I bambini italiani mostrano labili indizi di acquisizione attraverso elementi che compaiono con una certa sistematicità nelle loro produzioni, come sarà evidenziato nel capitolo sulla discussione dei risultati.File | Dimensione | Formato | |
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