Il saggio vuole rappresentare un percorso attraverso alcune delle più significative tappe dell’evoluzione del dibattito storiografico in Italia sul fascismo, dal 1945 ai giorni nostri. Un percorso certo selettivo, che in gran parte rispecchia i modelli e i punti di riferimento che lo scrivente (come molti altri storici formatisi negli anni ’70 e in modo più o meno stretto aderente ai valori della storiografia di sinistra, marxista e comunista), ma che pretende anche di riflettere sui processi collettivi di appropriazione, di censura, di revisione, del fascismo che si sono susseguiti nel tempo. Le tappe salienti del percorso sono tre: 1) il formarsi di una sorta di canone della storiografia marxista e comunista sul nodo fascismo/resistenza, a partire dai classici studi di battaglia. Un canone forte, importante, ma anche segnato da forti limiti, frutto dei condizionamenti ideologici. La storiografia marxista-comunista ha fatto fatica ad evolversi da questo sentiero, tracciato da classici come Battaglia e Ragionieri, forse anche godendo di una netta supremazia (qualcuno l’ha poi definita egemonia) rispetto ad altre correnti culturali e storiografiche, come quelle cattolica e conservatrice. La seconda tappa è imperniata sullo sforzo di Renzo De Felice, a partire dagli anni ’60, di proporre una lettura radicalmente alternativa del fascismo e – in un secondo tempo – anche della Resistenza, basata su approfonditi studi e su una conoscenza senza eguali delle fonti. Il volume si sofferma poi sui dibattiti, in verità le forti critiche, suscitati dall’opera defeliciana nella storiografia marxista-comunista. La terza tappa del percorso di riflessione storiografica è imperniata sul “ventennio berlusconiano”, che ha visto l’imporsi d letture revisionistiche del fascismo e della Resistenza, in gran parte suggerite dagli studi di De Felice. Ci si sofferma qui da un lato sugli aspetti ritenuti più significativi di questa revisione (ad esempio, il ridimensionamento del fenomeno resistenziale, la proposizione delle foibe e dell’esodo istriano-dalmata come tentato genocidio degli italiani), ma dall’altro sulle reazioni al tentativo della storiografia conservatrice di imporre la propria egemonia sui mezzi di comunicazione (RAI, editoria) da parte di nuove generazioni di storici, che hanno anche ripreso criticamente in esame aspetti del fenomeno fascista (e resistenziale) offrendo spunti fondamentali per una rilettura a tutto tondo della storia italiana del ventennio e delle sue dirette conseguenze: dalla politica anti-ebraica del fascismo, alle politiche d’occupazione nei territori balcanici negli anni della guerra, alla rilettura dello stesso fenomeno resistenziale (guerra civile) e dei suoi strascichi postbellici (violenza).
Fascismo: condanne e revisioni
Corni, Gustavo
2011-01-01
Abstract
Il saggio vuole rappresentare un percorso attraverso alcune delle più significative tappe dell’evoluzione del dibattito storiografico in Italia sul fascismo, dal 1945 ai giorni nostri. Un percorso certo selettivo, che in gran parte rispecchia i modelli e i punti di riferimento che lo scrivente (come molti altri storici formatisi negli anni ’70 e in modo più o meno stretto aderente ai valori della storiografia di sinistra, marxista e comunista), ma che pretende anche di riflettere sui processi collettivi di appropriazione, di censura, di revisione, del fascismo che si sono susseguiti nel tempo. Le tappe salienti del percorso sono tre: 1) il formarsi di una sorta di canone della storiografia marxista e comunista sul nodo fascismo/resistenza, a partire dai classici studi di battaglia. Un canone forte, importante, ma anche segnato da forti limiti, frutto dei condizionamenti ideologici. La storiografia marxista-comunista ha fatto fatica ad evolversi da questo sentiero, tracciato da classici come Battaglia e Ragionieri, forse anche godendo di una netta supremazia (qualcuno l’ha poi definita egemonia) rispetto ad altre correnti culturali e storiografiche, come quelle cattolica e conservatrice. La seconda tappa è imperniata sullo sforzo di Renzo De Felice, a partire dagli anni ’60, di proporre una lettura radicalmente alternativa del fascismo e – in un secondo tempo – anche della Resistenza, basata su approfonditi studi e su una conoscenza senza eguali delle fonti. Il volume si sofferma poi sui dibattiti, in verità le forti critiche, suscitati dall’opera defeliciana nella storiografia marxista-comunista. La terza tappa del percorso di riflessione storiografica è imperniata sul “ventennio berlusconiano”, che ha visto l’imporsi d letture revisionistiche del fascismo e della Resistenza, in gran parte suggerite dagli studi di De Felice. Ci si sofferma qui da un lato sugli aspetti ritenuti più significativi di questa revisione (ad esempio, il ridimensionamento del fenomeno resistenziale, la proposizione delle foibe e dell’esodo istriano-dalmata come tentato genocidio degli italiani), ma dall’altro sulle reazioni al tentativo della storiografia conservatrice di imporre la propria egemonia sui mezzi di comunicazione (RAI, editoria) da parte di nuove generazioni di storici, che hanno anche ripreso criticamente in esame aspetti del fenomeno fascista (e resistenziale) offrendo spunti fondamentali per una rilettura a tutto tondo della storia italiana del ventennio e delle sue dirette conseguenze: dalla politica anti-ebraica del fascismo, alle politiche d’occupazione nei territori balcanici negli anni della guerra, alla rilettura dello stesso fenomeno resistenziale (guerra civile) e dei suoi strascichi postbellici (violenza).File | Dimensione | Formato | |
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