Il saggio, presentato e discusso in un convegno internazionale sui due dopoguerra, nel 2009, propone nel quadro di una comparazione internazionale lo specifico ed ambiguo status dell'Italia alla fine della Seconda guerra mondiale: da un lato il suo carattere di paese sconfitto, in quanto alleato della Germania, e perciò sottoposto a un pesante trattato di pace, siglato nel febbraio del 1947 a Parigi, dall'altro un paese che aveva visto un significativo movimento resistenziale, sia sul piano militare e politico, e che quindi per molti aspetti vantava di aver partecipato alla vittoria finale degli Alleati e alla propria liberazione. Uno status ambiguo, nel quale si intrecciava in modo assai forte la nuova situazione internazionale, con lo scoppio della guerra fredda e il conseguente inevitabile riposizionamento dei vari stati europei nei due blocchi. L'ambiguità si rifletteva in particolare nella percezione dei partiti politici italiani e della popolazione (almeno di quella più cosciente dei processi storici che si erano verificati dopo l'8 settembre 1943)(nel Sud il dopoguerra era iniziato molto prima e perciò la percezione di guerra e dopoguerra era stata forzatamente differente) rispetto alla legittimazione del nuovo stato repubblicano e democratico a partire dalla guerra di liberazione. Questa situazione si è ripercossa da un lato nel travagliato imporsi della liberazione a seguito della guerra partigiana nell'immaginario collettivo e nella memoria pubblica come momento centrale, fondativo, della nuova situazione politica dell'Italia postbellica, dall'altro nella differente percezione del fascismo come dittatura, rispetto al caso della Germania (federale, ma con tratti diversi anche in quella democratica) verso il passato nazionalsocialista. Questo complesso intreccio si è riflettuto anche nell'evoluzione delle istituzioni politiche dell'Italia postbellica.
Italy after 1945: War and Peace, Defeat and Liberation
Corni, Gustavo
2011-01-01
Abstract
Il saggio, presentato e discusso in un convegno internazionale sui due dopoguerra, nel 2009, propone nel quadro di una comparazione internazionale lo specifico ed ambiguo status dell'Italia alla fine della Seconda guerra mondiale: da un lato il suo carattere di paese sconfitto, in quanto alleato della Germania, e perciò sottoposto a un pesante trattato di pace, siglato nel febbraio del 1947 a Parigi, dall'altro un paese che aveva visto un significativo movimento resistenziale, sia sul piano militare e politico, e che quindi per molti aspetti vantava di aver partecipato alla vittoria finale degli Alleati e alla propria liberazione. Uno status ambiguo, nel quale si intrecciava in modo assai forte la nuova situazione internazionale, con lo scoppio della guerra fredda e il conseguente inevitabile riposizionamento dei vari stati europei nei due blocchi. L'ambiguità si rifletteva in particolare nella percezione dei partiti politici italiani e della popolazione (almeno di quella più cosciente dei processi storici che si erano verificati dopo l'8 settembre 1943)(nel Sud il dopoguerra era iniziato molto prima e perciò la percezione di guerra e dopoguerra era stata forzatamente differente) rispetto alla legittimazione del nuovo stato repubblicano e democratico a partire dalla guerra di liberazione. Questa situazione si è ripercossa da un lato nel travagliato imporsi della liberazione a seguito della guerra partigiana nell'immaginario collettivo e nella memoria pubblica come momento centrale, fondativo, della nuova situazione politica dell'Italia postbellica, dall'altro nella differente percezione del fascismo come dittatura, rispetto al caso della Germania (federale, ma con tratti diversi anche in quella democratica) verso il passato nazionalsocialista. Questo complesso intreccio si è riflettuto anche nell'evoluzione delle istituzioni politiche dell'Italia postbellica.File | Dimensione | Formato | |
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