Il lavoro analizza il processo di transizione costituzionale della Bosnia ed Erzegovina come caso paradigmatico e esemplare, per la complessità delle sue vicende, nel più ampio contesto dell’area dei Balcani occidentali. La questione principale riguarda il ruolo del principio pluralista nella transizione costituzionale, soprattutto sotto i profili territoriale e socio-culturale e verificando la tenuta e l’applicazione dei concetti fondamentali acquisiti della Western legal tradition di fronte alla situazione peculiare dei Balcani occidentali. Infatti, il nucleo essenziale comune della forma di Stato costituzionale di diritto è diventato il principale standard di riferimento nel processo di transizione, anche in senso normativo, soprattutto in prospettiva di una futura adesione all’UE. Tuttavia, nel volume l’autore si interroga anche sul fatto se nell’applicazione di questi standard evolutisi in un contesto diverso come quello dell’Europa centro-orientale si tenga sufficientemente conto di una realtà complessa e peculiare come quella dei Balcani occidentali e della Bosnia ed Erzegovina in particolare. L’azione di attori esterni diversi ha fortemente caratterizzato e condizionato i processi di transizione nell’intera area balcanica; pertanto anche l’intervento esterno, indiretto e diretto, nell’ordinamento costituzionale dei nuovi Stati costituisce oggetto ulteriore di analisi. Dalla prospettiva giuridica la transizione politico-costituzionale riguarda prevalentemente l’atto di rottura e di fondazione della legittimità del nuovo ordinamento; tuttavia, in alcuni ordinamenti dell’area balcanica proprio la determinazione di tale momento non risulta facilmente individuabile. Da questa osservazione prende spunto l’analisi nel caso bosniaco, per il quale vengono distinte tre fasi principali: ad una prima fase di attuazione dell’Accordo di Dayton segue una fase “correttiva”, caratterizzata dagli interventi della Corte costituzionale e dell’Alto Rappresentante della Comunità internazionale. Successivamente, è soprattutto l’obiettivo dell’integrazione europea a determinare il passaggio ad una maggiore responsabilità bosniaca e a richiedere l’aggiustamento dei delicati equilibri dell’ordinamento imposto. Come in un caleidoscopio, lo studio dei processi di transizione costituzionale dell’area balcanica presenta tutte le questioni fondamentali del diritto costituzionale permettendo degli spunti di riflessione utili sul processo d’integrazione europea. Infatti, mentre nell’Europa occidentale sembra prevalere, con le necessarie distinzioni, una concezione liberal-individualistica e civica nell’approccio costituzionale al fenomeno della diversità, tutti gli ordinamenti dei Balcani occidentali presentano delle deroghe da tale approccio costituzionale optando, in qualche forma, per l’istituzionalizzazione del fattore etnico. Sono due i principali rischi che ne derivano: da una parte, le rivendicazioni territoriali che possono minacciare l’esistenza stessa dei nuovi Stati ancora in fase di consolidamento e, dall’altra, il blocco (all’interno) di decisioni importanti a causa dell’uso ostruzionistico di garanzie forti come il potere di veto. È proprio la Bosnia ed Erzegovina, spesso caratterizzata come una “democrazia etnica”, che dimostra le conseguenze estreme di questi rischi. Le domande principali poste dall’analisi delle difficoltà del caso bosniaco nella creazione di un ordinamento multinazionale sostenibile per uno “Stato senza nazione” sono se – e come – sia possibile arrivare ad una certa “laicità etnica”, relativizzando quindi il fattore etnico sotto il profilo istituzionale, e quali sono i contrappesi e bilanciamenti necessari per garantire il rispetto della diversità. Queste domande importanti, sia per il futuro consolidamento degli Stati dei Balcani occidentali e per la loro integrazione europea sia per il futuro dell’UE stessa, si condensano, come in un laboratorio, nella transizione costituzionale della Bosnia ed Erzegovina.

La transizione costituzionale della Bosnia ed Erzegovina: dall’ordinamento imposto allo Stato multinazionale sostenibile?

Woelk, Jens
2008-01-01

Abstract

Il lavoro analizza il processo di transizione costituzionale della Bosnia ed Erzegovina come caso paradigmatico e esemplare, per la complessità delle sue vicende, nel più ampio contesto dell’area dei Balcani occidentali. La questione principale riguarda il ruolo del principio pluralista nella transizione costituzionale, soprattutto sotto i profili territoriale e socio-culturale e verificando la tenuta e l’applicazione dei concetti fondamentali acquisiti della Western legal tradition di fronte alla situazione peculiare dei Balcani occidentali. Infatti, il nucleo essenziale comune della forma di Stato costituzionale di diritto è diventato il principale standard di riferimento nel processo di transizione, anche in senso normativo, soprattutto in prospettiva di una futura adesione all’UE. Tuttavia, nel volume l’autore si interroga anche sul fatto se nell’applicazione di questi standard evolutisi in un contesto diverso come quello dell’Europa centro-orientale si tenga sufficientemente conto di una realtà complessa e peculiare come quella dei Balcani occidentali e della Bosnia ed Erzegovina in particolare. L’azione di attori esterni diversi ha fortemente caratterizzato e condizionato i processi di transizione nell’intera area balcanica; pertanto anche l’intervento esterno, indiretto e diretto, nell’ordinamento costituzionale dei nuovi Stati costituisce oggetto ulteriore di analisi. Dalla prospettiva giuridica la transizione politico-costituzionale riguarda prevalentemente l’atto di rottura e di fondazione della legittimità del nuovo ordinamento; tuttavia, in alcuni ordinamenti dell’area balcanica proprio la determinazione di tale momento non risulta facilmente individuabile. Da questa osservazione prende spunto l’analisi nel caso bosniaco, per il quale vengono distinte tre fasi principali: ad una prima fase di attuazione dell’Accordo di Dayton segue una fase “correttiva”, caratterizzata dagli interventi della Corte costituzionale e dell’Alto Rappresentante della Comunità internazionale. Successivamente, è soprattutto l’obiettivo dell’integrazione europea a determinare il passaggio ad una maggiore responsabilità bosniaca e a richiedere l’aggiustamento dei delicati equilibri dell’ordinamento imposto. Come in un caleidoscopio, lo studio dei processi di transizione costituzionale dell’area balcanica presenta tutte le questioni fondamentali del diritto costituzionale permettendo degli spunti di riflessione utili sul processo d’integrazione europea. Infatti, mentre nell’Europa occidentale sembra prevalere, con le necessarie distinzioni, una concezione liberal-individualistica e civica nell’approccio costituzionale al fenomeno della diversità, tutti gli ordinamenti dei Balcani occidentali presentano delle deroghe da tale approccio costituzionale optando, in qualche forma, per l’istituzionalizzazione del fattore etnico. Sono due i principali rischi che ne derivano: da una parte, le rivendicazioni territoriali che possono minacciare l’esistenza stessa dei nuovi Stati ancora in fase di consolidamento e, dall’altra, il blocco (all’interno) di decisioni importanti a causa dell’uso ostruzionistico di garanzie forti come il potere di veto. È proprio la Bosnia ed Erzegovina, spesso caratterizzata come una “democrazia etnica”, che dimostra le conseguenze estreme di questi rischi. Le domande principali poste dall’analisi delle difficoltà del caso bosniaco nella creazione di un ordinamento multinazionale sostenibile per uno “Stato senza nazione” sono se – e come – sia possibile arrivare ad una certa “laicità etnica”, relativizzando quindi il fattore etnico sotto il profilo istituzionale, e quali sono i contrappesi e bilanciamenti necessari per garantire il rispetto della diversità. Queste domande importanti, sia per il futuro consolidamento degli Stati dei Balcani occidentali e per la loro integrazione europea sia per il futuro dell’UE stessa, si condensano, come in un laboratorio, nella transizione costituzionale della Bosnia ed Erzegovina.
2008
Padova
Cedam
9788813290337
Woelk, Jens
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11572/82233
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