Quando Jean Rhys, che aveva letto Jane Eyre da bambina ed era rimasta colpita dalla figura della povera pazza imprigionata nella soffitta, decise di dare una ‘voce’ e un ‘corpo’ al personaggio di Bertha Rochester nel suo romanzo Wide Sargasso Sea, non avrebbe potuto immaginare che quel suo testo ampiamente ambientato in Giamaica e quella storia che restituivano a Bertha Rochester la sua ‘vera’ identità avrebbero costituito un punto di forza e di svolta per la narrativa postmoderna che, sul finire degli anni ’60, iniziava a mostrare una predilezione spiccata per i prequels e i sequels, il pastiche e la metafiction, l’interdiscorsività e l’intertestualità parodica, la polifonia e il ventriloquismo letterario. Il saggio, attraverso un’accurata analisi del testo fonte – Jane Eyre di Charlotte Brontë – e una dettagliata disamina del prequel di Jean Rhys, pone in luce i macro ‘imprestiti’di quest’ultimo che, emergendo in filigrana, sottolineano la profonda connessione tra i due testi. Con grande maestria l’ipertesto di Rhys trova la sua ragione di esistenza – nella terza sezione in particolare - nella riproposizione contrappuntistica degli eventi ipotestuali, ponendo parodicamente sotto gli occhi di tutti schegge di quella storia originaria, ma da un altro punto di vista – non quello ‘canonico’, monoprospettico di Jane Eyre, ma quello di Antoinette (Bertha Rochester) – che, nel sogno finale, ripercorre tutte le tappe esperite da Jane – la risata, l’episodio del fuoco, il velo indossato da uno strano essere vestito di bianco, il riflesso del volto sinistro nello specchio – ma straniandone la prospettiva e contaminandola con frammenti della propria storia, della propria paura, della propria visione.
Le cicatrici di Jane Eyre: intrecci di voci e contaminazioni narrative tra Vittorianesimo e Postmodernismo
Cenni, Serena
2010-01-01
Abstract
Quando Jean Rhys, che aveva letto Jane Eyre da bambina ed era rimasta colpita dalla figura della povera pazza imprigionata nella soffitta, decise di dare una ‘voce’ e un ‘corpo’ al personaggio di Bertha Rochester nel suo romanzo Wide Sargasso Sea, non avrebbe potuto immaginare che quel suo testo ampiamente ambientato in Giamaica e quella storia che restituivano a Bertha Rochester la sua ‘vera’ identità avrebbero costituito un punto di forza e di svolta per la narrativa postmoderna che, sul finire degli anni ’60, iniziava a mostrare una predilezione spiccata per i prequels e i sequels, il pastiche e la metafiction, l’interdiscorsività e l’intertestualità parodica, la polifonia e il ventriloquismo letterario. Il saggio, attraverso un’accurata analisi del testo fonte – Jane Eyre di Charlotte Brontë – e una dettagliata disamina del prequel di Jean Rhys, pone in luce i macro ‘imprestiti’di quest’ultimo che, emergendo in filigrana, sottolineano la profonda connessione tra i due testi. Con grande maestria l’ipertesto di Rhys trova la sua ragione di esistenza – nella terza sezione in particolare - nella riproposizione contrappuntistica degli eventi ipotestuali, ponendo parodicamente sotto gli occhi di tutti schegge di quella storia originaria, ma da un altro punto di vista – non quello ‘canonico’, monoprospettico di Jane Eyre, ma quello di Antoinette (Bertha Rochester) – che, nel sogno finale, ripercorre tutte le tappe esperite da Jane – la risata, l’episodio del fuoco, il velo indossato da uno strano essere vestito di bianco, il riflesso del volto sinistro nello specchio – ma straniandone la prospettiva e contaminandola con frammenti della propria storia, della propria paura, della propria visione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione