Con questo saggio si apre un volume che ha coinvolto studiosi di storia degli archivi e della documentazione d’età medievale e moderna in un progetto editoriale volto a confrontare esperienze di ricerca relative a un’ampia gamma di realtà politico-territoriali presenti nell’intera Penisola. In particolare, l’analisi della più diffusa trattatistica notarile e una vasta ricognizione sulle fonti statutarie hanno consentito di delineare le prassi di produzione, conservazione e tradizione documentaria previste tanto nei piccoli villaggi quanto nei medi o grandi comuni dell’Italia centro-settentrionale, in una prospettiva che dal basso medioevo si protrae sin dentro l’età moderna. Senza pretendere di ricondurre i casi esaminati a un modello precostituito, seguendo una particolare metodologia d’indagine comparativa l’obiettivo è stato quello d’individuare eventuali ricorrenze allo scopo d’istituire un possibile terreno di confronto tra i casi esaminati. Ne è uscita confermata la centralità del ruolo del notaio nel garantire fides explicita alla documentazione comunale fino al tardo Medioevo e sono stati inoltre indagati gli sviluppi che all’inizio dell’Età moderna portarono al graduale superamento del ricorso alla publica manus notarile in ambito comunitativo e il rifluire del notaio stesso verso un’attività di natura ‘cancelleresca’. Il ruolo del notaio è emerso altresì non solo in qualità di produttore, ma anche come parte attiva nel processo di conservazione e tradizione dei complessi documentari formatisi nel contesto comunale. Ciò risulta particolarmente evidente tanto in relazione alla custodia dell’archivio-thesaurus, destinato sin dal XII-XIII secolo a preservare i documenti posti a garanzia dei diritti patrimoniali e giurisdizionali della comunità (libri iurium e pergamene sciolte, carte di franchigia e statuti), quanto nel graduale sedimentarsi dal pieno Duecento di complessi archivistici costituiti da tipologie documentarie volte a tener memoria dell’attività corrente d’ambito amministrativo-contabile e giudiziario. Cogliendo la relazione intercorrente tra la dimensione archivistica e lo sviluppo degli apparati amministrativi e correlando quindi la complessità dei diversi sistemi di produzione e gestione documentaria ai livelli di articolazione raggiunti dagli assetti organizzativi degli istituti produttori, si giunge così a proporre una metodologia d’indagine che non prefigura un’evoluzione univoca per le strutture archivistiche dell’Italia comunale e invita piuttosto a valutare i singoli casi per ricondurne le caratteristiche a vicende interne alla comunità o a fenomeni generali di portata sovralocale.

Ut ipsa acta illesa serventur. Produzione documentaria e archivi di comunità nell'alta e media Italia tra medioevo ed età moderna

Giorgi, Andrea;
2009-01-01

Abstract

Con questo saggio si apre un volume che ha coinvolto studiosi di storia degli archivi e della documentazione d’età medievale e moderna in un progetto editoriale volto a confrontare esperienze di ricerca relative a un’ampia gamma di realtà politico-territoriali presenti nell’intera Penisola. In particolare, l’analisi della più diffusa trattatistica notarile e una vasta ricognizione sulle fonti statutarie hanno consentito di delineare le prassi di produzione, conservazione e tradizione documentaria previste tanto nei piccoli villaggi quanto nei medi o grandi comuni dell’Italia centro-settentrionale, in una prospettiva che dal basso medioevo si protrae sin dentro l’età moderna. Senza pretendere di ricondurre i casi esaminati a un modello precostituito, seguendo una particolare metodologia d’indagine comparativa l’obiettivo è stato quello d’individuare eventuali ricorrenze allo scopo d’istituire un possibile terreno di confronto tra i casi esaminati. Ne è uscita confermata la centralità del ruolo del notaio nel garantire fides explicita alla documentazione comunale fino al tardo Medioevo e sono stati inoltre indagati gli sviluppi che all’inizio dell’Età moderna portarono al graduale superamento del ricorso alla publica manus notarile in ambito comunitativo e il rifluire del notaio stesso verso un’attività di natura ‘cancelleresca’. Il ruolo del notaio è emerso altresì non solo in qualità di produttore, ma anche come parte attiva nel processo di conservazione e tradizione dei complessi documentari formatisi nel contesto comunale. Ciò risulta particolarmente evidente tanto in relazione alla custodia dell’archivio-thesaurus, destinato sin dal XII-XIII secolo a preservare i documenti posti a garanzia dei diritti patrimoniali e giurisdizionali della comunità (libri iurium e pergamene sciolte, carte di franchigia e statuti), quanto nel graduale sedimentarsi dal pieno Duecento di complessi archivistici costituiti da tipologie documentarie volte a tener memoria dell’attività corrente d’ambito amministrativo-contabile e giudiziario. Cogliendo la relazione intercorrente tra la dimensione archivistica e lo sviluppo degli apparati amministrativi e correlando quindi la complessità dei diversi sistemi di produzione e gestione documentaria ai livelli di articolazione raggiunti dagli assetti organizzativi degli istituti produttori, si giunge così a proporre una metodologia d’indagine che non prefigura un’evoluzione univoca per le strutture archivistiche dell’Italia comunale e invita piuttosto a valutare i singoli casi per ricondurne le caratteristiche a vicende interne alla comunità o a fenomeni generali di portata sovralocale.
2009
Archivi e comunità tra medioevo ed età moderna
Roma
Ministero per i beni e le attività culturali
9788871252971
Giorgi, Andrea; S., Moscadelli
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