Lo studio ha un’impostazione storico-linguistica su base filologica: esso analizza la patina dialettale delle tre mani principali (indicate con le lettere dell’alfabeto greco α, β e ε) che, in fasi successive databili tra la fine del sec. XIII e la prima metà del sec. XIV, hanno copiato i componimenti del codice Escorial e.III.23, contenente per lo più sonetti e ballate di alcuni tra i più importanti poeti della lirica italiana delle origini. Lo spoglio sistematico dei fenomeni grafici, fonetici e morfologici dei testi mira ad evidenziare i tratti caratterizzanti del sistema linguistico dei copisti, col supporto di considerazioni di natura ecdotica relative alla tradizione manoscritta delle liriche antologizzate. Dall’indagine si evidenziano tracce di patavinitas nella mano α (che trascrive – da antigrafo probabilmente toscano occidentale – sonetti di Guittone d’Arezzo, Dante, Cavalcanti, Cino da Pistoia, Cecco Angiolieri e Meo de’ Tolomei) e nella mano ε (che trascrive sonetti di Nicolò de’ Rossi), mentre emerge, dietro la patina emiliano-bolognese della mano β (che trascrive ballate di autori vari due e trecenteschi) la presenza di un antigrafo probabilmente umbro-marchigiano.
Appunti sulla lingua del canzoniere Escorialense
Capelli, Roberta
2009-01-01
Abstract
Lo studio ha un’impostazione storico-linguistica su base filologica: esso analizza la patina dialettale delle tre mani principali (indicate con le lettere dell’alfabeto greco α, β e ε) che, in fasi successive databili tra la fine del sec. XIII e la prima metà del sec. XIV, hanno copiato i componimenti del codice Escorial e.III.23, contenente per lo più sonetti e ballate di alcuni tra i più importanti poeti della lirica italiana delle origini. Lo spoglio sistematico dei fenomeni grafici, fonetici e morfologici dei testi mira ad evidenziare i tratti caratterizzanti del sistema linguistico dei copisti, col supporto di considerazioni di natura ecdotica relative alla tradizione manoscritta delle liriche antologizzate. Dall’indagine si evidenziano tracce di patavinitas nella mano α (che trascrive – da antigrafo probabilmente toscano occidentale – sonetti di Guittone d’Arezzo, Dante, Cavalcanti, Cino da Pistoia, Cecco Angiolieri e Meo de’ Tolomei) e nella mano ε (che trascrive sonetti di Nicolò de’ Rossi), mentre emerge, dietro la patina emiliano-bolognese della mano β (che trascrive ballate di autori vari due e trecenteschi) la presenza di un antigrafo probabilmente umbro-marchigiano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione