Il saggio si inserisce nel filone degli studi sui cosiddetti ‘autoimprestiti’, usuali nella prassi compositiva di Vincenzo Bellini, come di tutti gli operisti italiani della prima metà dell’Ottocento; assume tuttavia un punto di vista diverso, giacché non si concentra tanto sulle ragioni drammaturgiche della ri-contestualizzazione di un brano o di un’idea melodica all’interno di un’altra opera, quanto, piuttosto, sui processi di ri-composizione che consentono a Bellini, attraverso un travaglio di cui restano tracce negli appunti di lavoro, di pervenire a una nuova forma del pezzo – quella che noi conosciamo come ‘definitiva’. Da una parte, la riutilizzazione di ben dieci cantabili di Zaira ne I Capuleti e i Montecchi viene interpretata in questo saggio non più come un espediente pratico dettato dalla fretta, bensì come la volontà di raggiungere un raffinamento formale che la fretta di Zaira non aveva consentito; dall’altra, nella riscrittura di questi cantabili è leggibile l’intenzione di Bellini di ‘normalizzare’ la struttura lirica ai clichés consolidati, la cui deroga, in Zaira, aveva in parte determinato l’insuccesso.
Da Zaira a I Capuleti e i Montecchi: preliminari di un’indagine filologica sui processi di ricomposizione
Uvietta, Marco
2004-01-01
Abstract
Il saggio si inserisce nel filone degli studi sui cosiddetti ‘autoimprestiti’, usuali nella prassi compositiva di Vincenzo Bellini, come di tutti gli operisti italiani della prima metà dell’Ottocento; assume tuttavia un punto di vista diverso, giacché non si concentra tanto sulle ragioni drammaturgiche della ri-contestualizzazione di un brano o di un’idea melodica all’interno di un’altra opera, quanto, piuttosto, sui processi di ri-composizione che consentono a Bellini, attraverso un travaglio di cui restano tracce negli appunti di lavoro, di pervenire a una nuova forma del pezzo – quella che noi conosciamo come ‘definitiva’. Da una parte, la riutilizzazione di ben dieci cantabili di Zaira ne I Capuleti e i Montecchi viene interpretata in questo saggio non più come un espediente pratico dettato dalla fretta, bensì come la volontà di raggiungere un raffinamento formale che la fretta di Zaira non aveva consentito; dall’altra, nella riscrittura di questi cantabili è leggibile l’intenzione di Bellini di ‘normalizzare’ la struttura lirica ai clichés consolidati, la cui deroga, in Zaira, aveva in parte determinato l’insuccesso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione