L’analisi della ricca tradizione manoscritta del "De re militari" di Roberto Valturio, consigliere del signore di Rimini Sigismondo Pandolfo Malatesta (+1468), consente di attribuire un peculiare rilievo al Laurenziano Pluteo 46. 3, appartenuto alla "libraria" dei Medici. Solo in questo testimone (vergato dall’amanuense Sigismondo di Nicolò Alamanno, attivo a Rimini nella produzione dei precoci testimoni del "De re militari") lo scritto valturiano è siglato da un componimento in versi che, palesemente finalizzato a conseguire la benevolenza del Valturio, deve la paternità a Domenico Foschi, riminese di nascita ma presto trapiantato a Bologna. La figura del Foschi e le tappe della sua esistenza non sono delineabili a tutto tondo, ma è noto che fu corrispondente del Poliziano, ebbe contatti con Giovanni Garzoni e Filippo Beroaldo senior e affiancò il celebre Azzoguidi nel momento in cui la città felsinea si apre all’esperienza della stampa, ‘celebrata’ dal Foschi che mostra di sapere come l’opera del Valturio è ampiamente diffusa grazie all’ "ars artificialiter scribendi". Questo consente di datare il manufatto a epoca successiva alla stampa (1472) e di collocarlo tra i "recentiores" testimoni. Tuttavia, dati ancor più significativi sul Foschi sono offerti dal dettaglio, sfuggito agli studiosi, che proprio il Riminese appare quale corrispondente dell’estroso amanuense epigrafista ‘antiquario’ Felice Feliciano; le missive sono conservate nei due testimoni più attendibili della tradizione manoscritta del suo epistolario. Ne trapela una conoscenza di lunga data, probabilmente riconducibile alla Bologna bentivolesca, milieu del quale fanno parte sia Foschi sia Feliciano, complici comuni conoscenze quali, forse, Giovanni Sabadino degli Arienti. Le esperienze di stampa del Foschi e quelle altrettanto precoci del Feliciano (già amanuense di un esemplare dello scritto valturiano ) rendono plausibile l’ipotesi che quest’ultimo abbia contribuito con suggestioni di diversa tipologia alla ‘creazione’ dei legni che compongono le numerose xilografie di cui il testo del Valturio è necessariamente provvisto per un’agile fruizione della ‘tematica’ affrontata.

Da Rimini a Verona: Roberto Valturio, Domenico Foschi e Felice Feliciano

Frioli, Donatella
2008-01-01

Abstract

L’analisi della ricca tradizione manoscritta del "De re militari" di Roberto Valturio, consigliere del signore di Rimini Sigismondo Pandolfo Malatesta (+1468), consente di attribuire un peculiare rilievo al Laurenziano Pluteo 46. 3, appartenuto alla "libraria" dei Medici. Solo in questo testimone (vergato dall’amanuense Sigismondo di Nicolò Alamanno, attivo a Rimini nella produzione dei precoci testimoni del "De re militari") lo scritto valturiano è siglato da un componimento in versi che, palesemente finalizzato a conseguire la benevolenza del Valturio, deve la paternità a Domenico Foschi, riminese di nascita ma presto trapiantato a Bologna. La figura del Foschi e le tappe della sua esistenza non sono delineabili a tutto tondo, ma è noto che fu corrispondente del Poliziano, ebbe contatti con Giovanni Garzoni e Filippo Beroaldo senior e affiancò il celebre Azzoguidi nel momento in cui la città felsinea si apre all’esperienza della stampa, ‘celebrata’ dal Foschi che mostra di sapere come l’opera del Valturio è ampiamente diffusa grazie all’ "ars artificialiter scribendi". Questo consente di datare il manufatto a epoca successiva alla stampa (1472) e di collocarlo tra i "recentiores" testimoni. Tuttavia, dati ancor più significativi sul Foschi sono offerti dal dettaglio, sfuggito agli studiosi, che proprio il Riminese appare quale corrispondente dell’estroso amanuense epigrafista ‘antiquario’ Felice Feliciano; le missive sono conservate nei due testimoni più attendibili della tradizione manoscritta del suo epistolario. Ne trapela una conoscenza di lunga data, probabilmente riconducibile alla Bologna bentivolesca, milieu del quale fanno parte sia Foschi sia Feliciano, complici comuni conoscenze quali, forse, Giovanni Sabadino degli Arienti. Le esperienze di stampa del Foschi e quelle altrettanto precoci del Feliciano (già amanuense di un esemplare dello scritto valturiano ) rendono plausibile l’ipotesi che quest’ultimo abbia contribuito con suggestioni di diversa tipologia alla ‘creazione’ dei legni che compongono le numerose xilografie di cui il testo del Valturio è necessariamente provvisto per un’agile fruizione della ‘tematica’ affrontata.
2008
Virtute et labore: studi offerti a Giuseppe Avarucci per i suoi settant'anni
Spoleto
CISAM
8879889435
Frioli, Donatella
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11572/76674
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
  • OpenAlex ND
social impact