Il ruolo del carbone nello sviluppo economico della Cina

La Cina, in questi ultimi anni, ha conosciuto un’espansione economica senza precedenti raggiungendo, nei primi nove mesi del 2005, un PIL di 1.900 miliardi di Dollari, con una crescita del 9,4% rispetto all’anno precedente, diventando la sesta potenza industrializzata. Per sostenere questa eccezionale crescita economica, la Cina, negli anni Ottanta, ha adottato un piano di politica energetica che prevede l’utilizzo massiccio del carbone per alimentare le numerose centrali termoelettriche che sono state costruite negli anni successivi e che attualmente coprono circa il 73% della produzione elettrica nazionale. La presenza di ingenti riserve di carbone è uno dei motivi che hanno spinto il governo cinese a privilegiare l’utilizzo del carbone per soddisfare i fabbisogni di energia del paese, la Cina, infatti, con il 12,6% del totale delle riserve mondiali, occupa la terza posizione dopo USA ed Ex-URSS. Nell’arco di un decennio è diventata, inoltre, il maggiore produttore e il maggiore consumatore di carbone a livello mondiale. Nel 2004 sono stati estratti oltre 1.400 Mt di carbone destinati per il 53% alla produzione di energia elettrica, per il 12,8% alla produzione di coke siderurgico (il 23% della produzione mondiale di acciaio è di origine cinese), e per il 10% ad usi domestici, mentre il rimanente è stata utilizzato nelle industrie o esportato. L’impiego del carbone in centrali obsolete è però all’origine di un grave inquinamento ambientale con ripercussioni sulla salute della popolazione. Per limitare tali problemi il governo cinese ha deciso di attuare una serie di provvedimenti: applicare dispositivi per ridurre le emissioni di CO2 dalle centrali esistenti; chiudere le centrali a bassa efficienza; costruire centrali con tecnologie più moderne e a maggior rendimento e, soprattutto, istituire un sistema tariffario differenziato per il carbone destinato alle centrali in modo che diventi concorrenziale con il costo del gas naturale.