Questo testo rappresenta una riflessione sul problema dei trapianti di organi e della morte cerebrale. Dal primo trapianto cardiaco ad opera di Barnard, si è infatti avvertita l’esigenza di fissare un momento della morte che permettesse di considerare leciti quegli interventi che, sino ad allora, erano considerati vicini alla vivisezione. Da quel primo trapianto si incominciò dunque a circoscrivere il concetto di “morte cerebrale” in funzione del trapianto. Il testo cerca di mostrare che la nascita di questo concetto corrisponde alla prima tappa di un percorso culturale impostato su coordinate marcatamente utilitaristiche. La determinazione della morte viene indicata come una conquista scientifica quando in realtà essa è basata su di un particolare argomento che l’autore chiama “argomento Beecher”. Grazie ad esso fu possibile superare una prima opposizione al concetto di morte cerebrale ed al conseguente sviluppo dei trapianti. Nella tragica scelta tra tutelare i soggetti in stato di coma irreversibile e la possibilità di prelevare organi vitali ed irrorati, si è deciso di optare per questa seconda possibilità. Queste considerazioni sono suffragate dalla analisi della normativa italiana sull’accertamento della morte: legge n. 587/93. Un secondo argomento, che l’autore chiama “argomento Cavaillet”, permette di superare una seconda obiezione: l’accertamento della volontà del soggetto silente. Nella scelta tra procedere all’espianto o tutelare la determinazione di chi nulla dichiara in ordine al prelievo, si sostiene che è lecito superare il diritto al silenzio, ponendo una presunzione di accettazione, e questa obiezione consente una analisi specifica della legge n. 91/99. In una prospettiva marcatamente utilitarista, rimane da superare un’ulteriore opposizione: la commercializzazione degli organi umani. L’argomento è molto semplice: se il problema è risolvere la cronica carenza di organi da utilizzare per salvare vite umane, ebbene la soluzione non può che essere la liceità di comperare o vendere parti del corpo in vita oppure da cadavere. Questo argomento viene chiamato “argomento Freeman”. La legge 91/99 costituisce un compromesso tra una concezione collettivista, che considera il corpo nella disponibilità della comunità ed una concezione individualista che ritiene il corpo un bene personale. Su di una chiara impostazione individualista, infatti, la legge sembra virare verso una prospettiva collettivista poiché viene inserito il monstrum del silenzio-assenso.
Il dono preteso: il problema del trapianto di organi: legislazione e principi
Sommaggio, Paolo
2004-01-01
Abstract
Questo testo rappresenta una riflessione sul problema dei trapianti di organi e della morte cerebrale. Dal primo trapianto cardiaco ad opera di Barnard, si è infatti avvertita l’esigenza di fissare un momento della morte che permettesse di considerare leciti quegli interventi che, sino ad allora, erano considerati vicini alla vivisezione. Da quel primo trapianto si incominciò dunque a circoscrivere il concetto di “morte cerebrale” in funzione del trapianto. Il testo cerca di mostrare che la nascita di questo concetto corrisponde alla prima tappa di un percorso culturale impostato su coordinate marcatamente utilitaristiche. La determinazione della morte viene indicata come una conquista scientifica quando in realtà essa è basata su di un particolare argomento che l’autore chiama “argomento Beecher”. Grazie ad esso fu possibile superare una prima opposizione al concetto di morte cerebrale ed al conseguente sviluppo dei trapianti. Nella tragica scelta tra tutelare i soggetti in stato di coma irreversibile e la possibilità di prelevare organi vitali ed irrorati, si è deciso di optare per questa seconda possibilità. Queste considerazioni sono suffragate dalla analisi della normativa italiana sull’accertamento della morte: legge n. 587/93. Un secondo argomento, che l’autore chiama “argomento Cavaillet”, permette di superare una seconda obiezione: l’accertamento della volontà del soggetto silente. Nella scelta tra procedere all’espianto o tutelare la determinazione di chi nulla dichiara in ordine al prelievo, si sostiene che è lecito superare il diritto al silenzio, ponendo una presunzione di accettazione, e questa obiezione consente una analisi specifica della legge n. 91/99. In una prospettiva marcatamente utilitarista, rimane da superare un’ulteriore opposizione: la commercializzazione degli organi umani. L’argomento è molto semplice: se il problema è risolvere la cronica carenza di organi da utilizzare per salvare vite umane, ebbene la soluzione non può che essere la liceità di comperare o vendere parti del corpo in vita oppure da cadavere. Questo argomento viene chiamato “argomento Freeman”. La legge 91/99 costituisce un compromesso tra una concezione collettivista, che considera il corpo nella disponibilità della comunità ed una concezione individualista che ritiene il corpo un bene personale. Su di una chiara impostazione individualista, infatti, la legge sembra virare verso una prospettiva collettivista poiché viene inserito il monstrum del silenzio-assenso.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione