Le maggiori imprese titolari dei diritti di proprietà intellettuale sulle opere digitali, in collaborazione con alcune imprese produttrici di hardware e software, stanno costruendo e diffondendo tecnologie di gestione e protezione dell’informazione, che l’utente, dotato di medie abilità informatiche, è in grado di controllare solo in minima parte. Queste tecnologie sono attualmente conosciute con la locuzione «Digital Rights Management» (DRM). I sistemi di DRM sono complessi (sono cioè composti di vari elementi hardware e software), ubiquitari (possono far leva su Internet, ma ne possono anche prescindere), e mutanti (sono, come tutte le tecnologie digitali, soggetti ad aggiornamenti e ‘miglioramenti’ che si susseguono a breve distanza di tempo). Nel primo capitolo, dopo alcuni chiarimenti sulla terminologia di riferimento, si offre una descrizione dei business models, delle tecnologie, e della prassi. Nel secondo capitolo si cerca di dimostrare che il potere tecnologico connesso ai sistemi di DRM è un fattore di potere contrattuale, e che tale potere contrattuale ha implicazioni giuridiche, le quali vanno molto oltre l’apparente semplicità dell’operazione economica: prezzo contro fruizione dell’informazione. Contraccolpi di questo potere contrattuale si risentono almeno sul piano del diritto d’autore, della privacy, dell’autotutela privata, della formazione del contratto, dell’antitrust. Nel terzo capitolo si discutono le regole di governo del DRM, in particolare quelle che si pongono all’incrocio tra contratto e diritto d’autore. Si prendono le mosse dal sistema delle fonti del diritto nel principale contesto di riferimento del DRM: Internet. Si trattanno le leggi statunitensi ed europee sulle misure tecnologiche di protezione delle opere digitali, le quali, in buona sostanza, avallano il potere contrattuale derivante dal DRM. Si discute criticamente del rapporto che esiste tra controllo privato dell’informazione digitale e criterio dell’efficienza. Si guarda infine alla possibilità di incorporare nel DRM, e più in generale in tecnologie di questo genere, regole e principi finalizzati alla limitazione del potere contrattuale e del controllo privato dell’informazione. Il lavoro si chiude guardando al DRM come esempio paradigmatico dei problemi posti dal diritto dell’era digitale, al fine di trarre alcune conclusioni sulla c.d. tecnologicizzazione del contratto e del diritto d’autore.
Digital rights management: il commercio delle informazioni digitali tra contratto e diritto d'autore / Caso, Roberto. - STAMPA. - 48:(2004), pp. 1-217.
Digital rights management: il commercio delle informazioni digitali tra contratto e diritto d'autore
Caso, Roberto
2004-01-01
Abstract
Le maggiori imprese titolari dei diritti di proprietà intellettuale sulle opere digitali, in collaborazione con alcune imprese produttrici di hardware e software, stanno costruendo e diffondendo tecnologie di gestione e protezione dell’informazione, che l’utente, dotato di medie abilità informatiche, è in grado di controllare solo in minima parte. Queste tecnologie sono attualmente conosciute con la locuzione «Digital Rights Management» (DRM). I sistemi di DRM sono complessi (sono cioè composti di vari elementi hardware e software), ubiquitari (possono far leva su Internet, ma ne possono anche prescindere), e mutanti (sono, come tutte le tecnologie digitali, soggetti ad aggiornamenti e ‘miglioramenti’ che si susseguono a breve distanza di tempo). Nel primo capitolo, dopo alcuni chiarimenti sulla terminologia di riferimento, si offre una descrizione dei business models, delle tecnologie, e della prassi. Nel secondo capitolo si cerca di dimostrare che il potere tecnologico connesso ai sistemi di DRM è un fattore di potere contrattuale, e che tale potere contrattuale ha implicazioni giuridiche, le quali vanno molto oltre l’apparente semplicità dell’operazione economica: prezzo contro fruizione dell’informazione. Contraccolpi di questo potere contrattuale si risentono almeno sul piano del diritto d’autore, della privacy, dell’autotutela privata, della formazione del contratto, dell’antitrust. Nel terzo capitolo si discutono le regole di governo del DRM, in particolare quelle che si pongono all’incrocio tra contratto e diritto d’autore. Si prendono le mosse dal sistema delle fonti del diritto nel principale contesto di riferimento del DRM: Internet. Si trattanno le leggi statunitensi ed europee sulle misure tecnologiche di protezione delle opere digitali, le quali, in buona sostanza, avallano il potere contrattuale derivante dal DRM. Si discute criticamente del rapporto che esiste tra controllo privato dell’informazione digitale e criterio dell’efficienza. Si guarda infine alla possibilità di incorporare nel DRM, e più in generale in tecnologie di questo genere, regole e principi finalizzati alla limitazione del potere contrattuale e del controllo privato dell’informazione. Il lavoro si chiude guardando al DRM come esempio paradigmatico dei problemi posti dal diritto dell’era digitale, al fine di trarre alcune conclusioni sulla c.d. tecnologicizzazione del contratto e del diritto d’autore.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
CASORoberto_1_Digital rights.pdf
Solo gestori archivio
Descrizione: Edizione originale: Padova, CEDAM, 2004
Tipologia:
Versione editoriale (Publisher’s layout)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
1.44 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.44 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
Roberto.Caso_DRM.pdf
accesso aperto
Descrizione: Ristampa digitale: Trento 2006
Tipologia:
Versione editoriale (Publisher’s layout)
Licenza:
Creative commons
Dimensione
1.05 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.05 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione