Nel volume emerge il profilo dell’economia e della società trentina e sudtirolese nella prima metà del secolo XX, partendo dall’analisi del ruolo svolto dagli istituti di credito cooperativo nel periodo infrabellico. Dall’esame condotto su diversi tipi di documenti, di carattere prevalentemente economico, viene rilevato come le formazioni sociali promosse dal basso, nonostante i loro limiti, rappresentassero uno strumento capace di limitare la portata di una serie di fattori destabilizzanti tanto sul piano economico che su quello politico. Esse non poterono ergersi a diga contro il deteriorarsi di un quadro economico, sociale e politico che andava ben oltre le loro capacità d'intervento, tuttavia nel momento più drammatico della “grande depressione”, nonostante i propri limiti e quelli di alcuni degli uomini che le reggevano, seppero salvaguardare le fasce più deboli dell'economia locale. Viene anche evidenziato come, di fronte all’esplicita volontà del fascismo di portare sotto il proprio diretto controllo ogni formazione sociale, la parte di gran lunga più consistente dei cooperatori locali rimanesse saldamente ancorata ai principi mutualistici e tenesse fede al valore della solidarietà. Nemmeno la pesante débâcle che aveva investito l’intera economia regionale, seguita nel volume tanto nella sua genesi, quanto nelle disastrose conseguenze che seppe provocare, trascinando tra l’altro nel baratro l’intero comparto dell’intermediazione finanziaria e creditizia regionale e con essa, tra il 1920 e il 1945, 61 casse rurali trentine e 83 Raiffeisenkassen sudtirolesi e lasciando aperte numerose e profonde ferite nel tessuto economico regionale, seppe mettere in ginocchio la volontà di cooperare delle popolazioni rurali della regione. La parte prevalente degli operatori economici, pur avendo dovuto scontare sulla propria pelle le conseguenze e i costi della liquidazione, non fomentarono certo, né nella società trentina, né in quella sudtirolese, un clima ostile alla cooperazione. Si sottolinea infatti come in tutta la regione, una volta recuperato il confronto democratico, col secondo dopoguerra, sia emersa la volontà di riappropriarsi dello strumento del credito cooperativo, cancellandone le bardature imposte dal regime e riportandolo alla sua conformazione mutualistica e solidale, nella diffusa convinzione della sua validità.

Una stagione "nera" per il credito cooperativo. Casse rurali e Raiffeisenkassen tra 1919 e 1945

Leonardi, Andrea
2005-01-01

Abstract

Nel volume emerge il profilo dell’economia e della società trentina e sudtirolese nella prima metà del secolo XX, partendo dall’analisi del ruolo svolto dagli istituti di credito cooperativo nel periodo infrabellico. Dall’esame condotto su diversi tipi di documenti, di carattere prevalentemente economico, viene rilevato come le formazioni sociali promosse dal basso, nonostante i loro limiti, rappresentassero uno strumento capace di limitare la portata di una serie di fattori destabilizzanti tanto sul piano economico che su quello politico. Esse non poterono ergersi a diga contro il deteriorarsi di un quadro economico, sociale e politico che andava ben oltre le loro capacità d'intervento, tuttavia nel momento più drammatico della “grande depressione”, nonostante i propri limiti e quelli di alcuni degli uomini che le reggevano, seppero salvaguardare le fasce più deboli dell'economia locale. Viene anche evidenziato come, di fronte all’esplicita volontà del fascismo di portare sotto il proprio diretto controllo ogni formazione sociale, la parte di gran lunga più consistente dei cooperatori locali rimanesse saldamente ancorata ai principi mutualistici e tenesse fede al valore della solidarietà. Nemmeno la pesante débâcle che aveva investito l’intera economia regionale, seguita nel volume tanto nella sua genesi, quanto nelle disastrose conseguenze che seppe provocare, trascinando tra l’altro nel baratro l’intero comparto dell’intermediazione finanziaria e creditizia regionale e con essa, tra il 1920 e il 1945, 61 casse rurali trentine e 83 Raiffeisenkassen sudtirolesi e lasciando aperte numerose e profonde ferite nel tessuto economico regionale, seppe mettere in ginocchio la volontà di cooperare delle popolazioni rurali della regione. La parte prevalente degli operatori economici, pur avendo dovuto scontare sulla propria pelle le conseguenze e i costi della liquidazione, non fomentarono certo, né nella società trentina, né in quella sudtirolese, un clima ostile alla cooperazione. Si sottolinea infatti come in tutta la regione, una volta recuperato il confronto democratico, col secondo dopoguerra, sia emersa la volontà di riappropriarsi dello strumento del credito cooperativo, cancellandone le bardature imposte dal regime e riportandolo alla sua conformazione mutualistica e solidale, nella diffusa convinzione della sua validità.
2005
Bologna
Il Mulino
9788815107268
Leonardi, Andrea
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